Le origini storiche di Acquaformosa risalgono al 1140, allorché il Conte Ogerio (o Ruggero) e sua moglie Basilia, Signori di Brahalla (l’odierna Altomonte) dal 1140 al 1197, donarono ai monaci cistercensi dell’abbazia di Santa Maria della Sambucina di Luzzi la Chiesa di Santa Maria di San Leucio e delle vaste tenute dove avrebbero potuto edificare un Monastero ed un Casale nelle sue vicinanze, verso di cui esercitare la giurisdizione civile e criminale come feudatario. La data della fondazione del Abbazia di Santa Maria di San Leucio non è certa. Essa oscilla tra il 1195 ed il 1197, durante l’episcopato di Luca Campano, arcivescovo di Cosenza.
Intorno all’Abbazia nacque una piccola comunità di contadini al servizio dell’Abbazia stessa. In poco tempo l’Abbazia di Santa Maria di San Leucio ebbe tante donazioni che ben presto raggiunse una notevole prosperità. Nei registri di Carlo II d’Angiò del 1278 e del 1302 risulta il Casale abbandonato di Calatro (o Galatro) tra i possedimenti dell’Abbazia e le sue proprietà si estesero fino ai confini con Viggianello, dalla valle del Lao a quella del Sinni fino al mare Tirreno con la isola di Dino. Poi, dopo un periodo florido, l’Abbazia di Santa Maria di San Leucio subì un lento ma inesorabile declino.
Alla morte dell’Abate Francesco di Carraria, l’Abbazia di Santa Maria di San Leucio fu concessa in commenda al chierico Carlo de Cioffis, che ne fu provvisto con bolla pontificia il 3 aprile 1490. Nel 1501, i rappresentanti dei coloni arrivati dai Balcani si presentano dal commendatario Carlo de Cioffis al quale chiesero di stabilirsi nel territorio o nelle vicinanze dell’Abbazia. Venne firmato un accordo di 26 punti tra l’abate Carlo de Cioffis e gli albanesi stabilendo l’edificazione del Casale in contrada "Arioso" dietro precise e ben determinate condizioni. Nacque così il Casale di Acquaformosa. Dal censimento del 1501 si evince che la popolazione consisteva in 22 fuochi (famiglie).
Successivamente Acquaformosa entrò a fare parte dei domini dei Sanseverino, Principi di Bisignano. Nel 1564, Erina Castriota, madre e tutrice del principe Nicolò Berardino Sanseverino, vendette per 150 ducati a Ottavio Papaleo di San Pietro in Galatina la giurisdizione criminale e il casalinaggio di Acquaformosa.
Il 25 marzo 1982 il Fiat G.91 appartenente al 32º Stormo e pilotato dal ventiquattrenne tenente Giovanni Pinto si schiantò sui monti tra Acquaformosa e Lungro, vicino al santuario di Santa Maria del Monte. Un pastore fu testimone della tragedia descrivendo una "fiammata in cielo" ma solo il giorno dopo, salendo sui monti a pascolare il gregge, trovò i resti del velivolo. Tra le ipotesi dell'incidente la più accreditata è la presenza di fitti banchi di nebbia. In suo ricordo è stato eretto un trullo nella località dello schianto.
fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Acquaformosa