Fatto costruire dal nobile genovese e patrizio napoletano Carlo I de Mari, principe di Acquaviva, marchese di Assigliano, possessore anche di Gioia del Colle e Castellaneta, alla fine del XVII secolo inglobando le strutture dell'ex castello normanno di cui oggi si vedono vari particolari, tra cui i resti di una torre ottagonale. Il monumentale palazzo probabilmente fu opera dell'architetto genovese Riccobuono. La facciata principale con un grande loggiato, vede centrale una triplice balconata balaustrata sul grandioso portale inferiore d'ingresso di gusto napoletano. Particolare è la successione di maschere apotropaiche che corre lungo il cornicione conclusivo del nobile palazzo; presenta una corte interna con una grande scalinata che conduce al loggiato del primo piano dove vi è lo stemma araldico dei principi de Mari-Doria; qui vi sono due splendidi portali di ingresso che recano l'iscrizione «Carolvs De Mari Aqvavivæ Princeps». Tutta la struttura conta di oltre cento ambienti interni. Il palazzo passò nel secolo XIX a Sante Alberotanza, nobile di Mola di Bari, e successivamente fu acquistato dall'allora Università di Acquaviva che ne fece sede municipale di Acquaviva delle Fonti.