Il 16 dicembre del 2019 con un decreto firmato dal Presidente della Repubblica, Sergio Mattarella, viene riconosciuto ad Adrano, per l'importanza storica, artistica, civica o demografica, il titolo di città.
Le radici di Adrano affondano nel Neolitico, anche se le maggiori testimonianze si possono associare ai cosiddetti Siculi che provenienti dalla costa jonica verso il X secolo a.C. s'insediarono nel territorio Etneo e fondarono la città rimasta anonima, nella contrada del Mendolito, di questa città ormai sepolta sopravvive oggi nel territorio di Adrano la cinta muraria, le porte e le tracce di abitazioni, una necropoli dalle caratteristiche sepolture a cupoletta (forse d'ispirazione micenea) e numerose iscrizioni sicule.
Resti di insediamenti siculi fioriti tra il X e il V secolo a.C. sono presenti ad ovest del paese e presso il fiume Simeto, nell'antica Mendolito, città di fondazione sicula oggi in parte sepolta.
Nel 400 a.C. fu fondata da Dionigi il Vecchio di Siracusa la città greca di Adranon, per accrescere il controllo siracusano nella zona. Adranon, infatti, rappresentava un importante punto strategico, poiché garantiva il controllo della valle del Simeto e della città di Centuripe che si ergeva su un'altura presso la sponda opposta del Simeto. Nel 344 a.C., Timoleonte di Corinto dirigendosi verso Siracusa, nei pressi di Adranon sbaragliò le truppe di Iceta, tiranno di Leontinoi. Timoleonte vincitore, secondo la leggenda, fu accolto con clamore dalla città di Adranon, di cui divenne signore.
A sud di via Catania è stata localizzata la polis greca fondata da Dionigi il Vecchio nel 400 a.C. Imponenti sono i resti del muro di cinta, della cittadella, che parte da via Catania, contrada Buglio e arriva all'enorme baratro, chiamato Rocca dagli abitanti di Adrano. Lo scavo della sovrintendenza ha riportato alla luce un'abitazione con un pregevole pavimento che è stata restaurata e accorpata al museo archeologico; a fini turistici è stata riordinata la zona di contrada Buglio, nei pressi delle mura, che dovrebbe costituire l'accesso all'area archeologica. Il resto dell'area è tuttavia utilizzato per attività agricole intensive ed è minacciato dall'espansione edilizia e dall'opera dei tombaroli.
Roma conquistò Adrano nel 263 a.C. ad opera del console Valerio che entrò in città con ottomila fanti e seicento cavalieri espugnandola.
Con la conquista barbarica la città segui le fasi di sviluppi dell’isola.
Ugo di Jersey guidò i cavalieri normanni nell’assedio dei territori sottomessi dai musulmani. I cristiani bizantini, che rappresentavano la maggior parte della popolazione, li accolsero come liberatori. Durante il dominio normanno, Adrano fu rifondata sulla città greco-romana. I Normanni costruirono il possente dongione a protezione della città che comprendeva abitanti di origine principalmente bizantina e normanna; erano soprattutto agricoltori e artigiani. Adrano fu inserita nella diocesi di Catania, retta dal vescovo Ansgerio.
Il dominio svevo portò a lotte di potere e intolleranze tra cui la persecuzione dei saraceni, che furono costretti a fortificarsi sotto la guida di Mirabetto (Benaveth - Ibn ῾Abbād). Durante il dominio svevo, la città ed il suo castello divennero il covo dei conti de Luci, che depredarono con violenza i beni della chiesa, finché nel 1209 non furono sconfitti e banditi da Federico II. L'imperatore, nel 1233 diede in "retturia" il casale a capitani di Messina, che divennero la classe dominante in città.
Durante le lotte tra Angioini e Svevi Adrano in un primo momento fu sotto il governo di Carlo I d'Angiò poi di Corradino di Svevia fino al 1258 quando il Papa Alessandro IV lo scomunicò e fu decapitato a Napoli. Da allora Adrano passò alla famiglia Maletta. Il numero degli abitanti scese da mille a circa trecento.
Pietro III di Aragona fu accolto come un liberatore, ma anch'egli continuò ad opprimere la popolazione, nascondendosi dietro l'alibi di dover cacciare gli Angioini. Adrano divenne feudo del cavaliere catalano Garzia De Linguida, nel 1286 passò a Luca Pellegrino, un funzionario del Re Giacomo. Margherita, la figlia di Pellegrino, sposò Antonio Sclafani di Palermo, Matteo, loro figlio fu nominato conte di Adernò e di Centorbe, nonché signore di Ciminna. Mentre Sclafani soggiornava a Palermo, Adrano fu prima occupata da Roberto d'Angiò e in seguito dai latini capitanati da Ruggero Tedesco. Matteo Sclafani morì nel 1354, alla sua morte si scatenò la lotta per la successione che durò più di quarant'anni, la contea di Adrano passò dunque a Giovanni Raimondo, nipote di Antonio Moncada.
Dal 1412 al 1515, sotto i viceré di Sicilia, dominarono Adrano i Moncada con il titolo di "conti di Adernò". Giovan Tommaso Moncada restaurò il Castello di Adrano facendolo circondare da un bastione, costruì la chiesa di S. Sebastiano. I Ventimiglia, costruirono palazzi nel centro di Adrano, uno dei quali diverrà nel XVI secolo sede del Devoto Monte di Pietà e nel XIX sede del Municipio. In questo periodo si costituì il nucleo amministrativo di Adernò, composto da funzionari di ceto nobile (il capitano di giustizia, i 4 giurati, il tesoriere, il giudice civile, il giudice criminale, l'archivista, il mastro notaro, il castellano e il governatore del conte). Adrano contava allora seimila abitanti.
Dal 1516 al 1713 entrambe le corone d'Aragona e di Castiglia furono ereditate prima dall'imperatore Carlo V d'Asburgo e poi dai discendenti di suo fratello, che portavano il titolo di re di Spagna. Il Regno di Sicilia continuò ad essere retto da Viceré con sede a Palermo, anche se fino alla rivolta filo-francese del 1674 Messina venne considerata co-capitale e sede della corte per sei mesi l'anno.
Dopo il breve regno della dinastia dei Savoia sulla Sicilia (1713-1720) e il successivo avvento degli Asburgo d'Austria che piegarono la popolazione a causa dell'eccessiva tassazione, verso la seconda metà del Settecento, con l'avvento della nuova dinastia dei Borboni, la situazione economica migliorò, la popolazione cominciò a crescere: nel 1874 Adrano contava 6 623 abitanti. Nel 1820 a seguito della rivolta di Palermo, si succedettero tumulti ad Adrano, Biancavilla e Bronte, furono costituiti comitati per sostenere il colonnello Pietro Bazan, ma il comitato di Adrano fu scovato così la città fu mira dell'esercito punitivo dei Borboni.
Il movimento antiborbonico fu in un primo momento sedato, ma riprese durante la cosiddetta Primavera dei popoli nel 1848, quando venne ricostituito il Regno di Sicilia. Rivoluzionari adraniti guidati da Pietro Cottone accorsero in sostegno alla città di Catania che si piegava ai cannoni dell'esercito borbonico, che infine occupò Catania, Biancavilla, Paternò e Adrano. La Spedizione dei Mille di Giuseppe Garibaldi, infiammò nuovamente speranze di libertà tra i patrioti, mentre per le classi meno abbienti poco cambiò, infatti, i moti contadini che chiedevano la spartizione delle terre, furono sedati dai garibaldini prima e dall'esercito di Vittorio Emanuele dopo.
Dal 1862 al 1867, una serie di lavori per il miglioramento della città: il primo impianto di illuminazione pubblica, quotazione delle terre comunali, inaugurazione del primo liceo, lavori per il lastricamento della via Garibaldi, inaugurazione dell'ospedale, la creazione di una centrale telegrafica ed elettrica. Adrano era tra i più ricchi centri commerciali della provincia, ma le condizioni dei ceti poveri non erano migliorate e questi furono colpiti dal vaiolo nero e dal colera, che furono la causa di tumulti e ribellioni che sfociarono nel brigantaggio.
Durante i primi anni del Novecento si diffuse un indirizzo riformista nel mondo cattolico e socialista. Negli anni venti il sacerdote don Vincenzo Bascetta e il professor Carmelo Salanitro (antifascista morto nel 1945 nel Campo di concentramento di Mauthausen-Gusen), si batterono per favorire piccoli contadini e manovali nell'acquisto dei feudi, molto dei quali abbandonati dai ricchi proprietari terrieri.
fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Adrano