Le prime tracce di un insediamento nella zona dell'attuale città di Adria, risalgono al periodo tra il X e il VI secolo a.C., quando i Veneti costruirono palafitte sul terreno paludoso che, all'epoca, si affacciava sul mare.
All'inizio del VI secolo a.C. Adria era un insediamento etrusco posto sul fiume Adrias (Atriano in lingua latina), che all'epoca sfociava nel mare e seguiva quello che oggi è il corso del Canal Bianco, ed era retta da un sovrano probabilmente scelto tra la nobiltà.
Il nome Adria deriverebbe dall'etrusco atrium, giorno/luce/est, ad indicare la posizione ad oriente del mare e della città di Adria, abitata dagli Atriates Tusci (etruschi orientali - civiltà post-villanoviana con centro a Felsina), rispetto all'Etruria. Secondo alcune fonti il nome fu poi utilizzato dai greci per denominare la parte superiore del mare Adriatico Adrias Kolpos (golfo di Adria); il nome venne poi esteso all'intero mare Adriatico . Altre ricostruzioni fanno risalire l'origine del nome Adriatico alla città di Atri, in provincia di Teramo.
Per la sua posizione strategica, Adria venne rifondata dai Sicelioti con il nome di "Adrìa" nel 385 a.C. come colonia della potente Siracusa, nel quadro dell'espansione commerciale in Adriatico promossa dal re siceliota Dionisio I. Insieme ad Adria vennero fondate Ankón (l'attuale Ancona), Issa (l'attuale Lissa) e Lissos (l'attuale Alessio); si veda la carta a fianco.
Adria era allora terminale di importanti vie carovaniere che scendevano dal Baltico, attraverso il Brennero, e dal Mar Nero attraverso il Danubio e la Drava, mettendo in comunicazione commerciale l'area mediterranea con tali regioni e permettendo gli scambi di ambra, stagno e argento. Un canale artificiale (la Filistina) collegava già allora Adria con la serie di lagune presenti anticamente lungo tutta la costa settentrionale, dalle foci del Po fino a Grado, e da lì permetteva di risalire tramite protetta navigazione endo-lagunare fino alle risorgive del Timavo (caput Adriae) In tal modo Adria era terminale commerciale tra l'Europa centrale e il Mediterraneo, incluso l'oriente ellenistico e Alessandria d'Egitto; di tali relazioni commerciali permangono resti di ceramiche e vetri lavorati.
Dal III secolo a.C. Adria fu occupata dai Galli, come testimoniato dalle tombe a inumazione galliche. Inglobata nell'Impero romano, nei secoli successivi Adria andò perdendo importanza, per via dell'interramento del porto, e dell'allontanamento dal mare. Già nel I secolo d.C. era necessario percorrere un canale artificiale per raggiungerla. Dal V secolo Adria fu sede di giurisdizione ecclesiastica.
Il progressivo interramento del delta del Po dalla Rotta di Sermide (VIII secolo a.C.), che modificò il corso del Po che allora arrivava fino all'attuale Ficarolo e poi piegava verso sud, allontanò la città dal mare rendendo sempre più problematica la prosecuzione dell'attività portuale.
Al passaggio delle invasioni barbariche, il porto di Adria aveva già perso la gran parte della sua importanza, ma assunse il nuovo ruolo di importante bastione militare, difeso dalla laguna e dai fiumi Adige e Po, all'interno dei territori amministrati dalla Chiesa di Roma. Il definitivo declino del porto di Adria avvenne in seguito alla rotta della Cucca del 589, che sconvolse l'intera idrografia del territorio circostante, isolando Adria tra paludi malsane. Anche la trama delle strade romane si andò presto perdendo; l'unica a sopravvivere fu la via Popilia, presto ribattezzata Romea in quanto percorsa dai pellegrini diretti a Roma.
Tra il VII e l'VIII secolo Adria divenne un feudo vescovile indipendente da quello di Ravenna, ma l'autorità del vescovo fu lentamente soppiantata da quella del Comune, che mantenne l'autonomia locale fino a circa il 1250, quando la signoria degli Estensi installarono ad Adria un proprio rappresentante ("giudice" e poi "visconte"). La visconteria di Adria conferita ai Principi Giocoli,rimase indipendente rispetto all'espansione dello stato da tera veneziano, fino a concedersi spontaneamente a Venezia all'inizio del '500, quando Adria era ormai declinata ad un piccolo villaggio in mezzo a una palude malarica. Giocolo Giocoli II, figlio del defunto Bartolomeo, fu per conto degli Estensi al governo della città di Adria nel 1445, con il titolo di visconte.
Quando nel Seicento iniziò l'opera di bonifica della valle polesana da parte dei veneziani, incluso il taglio di Porto Viro, Adria cominciò ad assumere nuovamente importanza.
L'invasione di Napoleone Bonaparte del 1796 portò tra l'altro Adria a far parte del Distretto di Padova. Il 13 maggio 1797 il generale Gianbattista Rusca, designato al comando del territorio polesano e adriese, si impadroniva con la forza del potere municipale; veniva istituita una guardia civica ed eletta una nuova municipalità, tra i cui membri spiccava anche la figura di Carlo Bocchi. Gli adriesi restarono comunque ostili alle idee rivoluzionarie, per timore delle principali famiglie cittadine di perder quei titoli nobiliari recentemente ottenuti da Venezia. Gli stessi accolsero invece con favore l'assegnazione di Adria all'Impero austriaco con il trattato di Campoformio del 1797. Con un decreto del 27 febbraio 1798 gli austriaci restituirono i diritti in precedenza avuti dalla Serenissima e istituirono la Provincia di Adria, indipendente da Padova.
Dopo la vittoria di Marengo del 14 giugno 1800 i francesi tornarono nel Polesine. La città fu inclusa nel governo provvisorio e poi nella Repubblica Cisalpina, quindi della Repubblica Italiana (1802-1805), trasformata nel 1805 in Regno d'Italia, amministrativamente incorporata come vice-prefettura nel Dipartimento dell'Adriatico con capoluogo Venezia.
Nel 1809 anche Adria partecipò agli atti di brigantaggio contro i francesi che scoppiarono in tutto il Veneto. La rivolta fu capeggiata dal sacerdote Carolo Giocoli, con base a Bellombra. Nella notte tra l'8 e il 9 luglio numerosi rivoltosi aprirono le carceri, si impadronirono delle armi della guardia nazionale e operarono incendi e saccheggi. La repressione francese non si fece attendere, coinvolgendo anche molti innocenti, vittime di odii privati. Giocoli, catturato presso Ferrara, venne condannato ai ferri a vita.
Il periodo napoleonico introdusse anche ad Adria importanti e positive novità: scuole popolari pubbliche e gratuite, soppressione di istituzioni confessionali pagate dal bilancio pubblico, emanazione di provvedimenti umanitari e igienici, introduzione del nuovo codice civile.
Sconfitto Napoleone, in conseguenza della restaurazione operata dal Congresso di Vienna, Adria dal 1815 fu inclusa nel Regno Lombardo-Veneto, sotto la Prefettura di Rovigo. Gli austriaci, pur non essendo sempre benvoluti dagli adriesi, migliorarono notevolmente le infrastrutture, lo sviluppo e la qualità della città, ma spesso sostituirono nelle posizioni gestionali di importanza gli italiani con amministratori austriaci. Durante il periodo austriaco vengono eliminate pressoché completamente le abitazioni in canna (erano ancora 200 nel 1817), chiusi alcuni fossati urbani, consolidati i ponti interni, migliorate le comunicazioni stradali. Vengono inoltre aperti il teatro (1816), l'ospedale (1844), la casa di riposo (1852), e il ginnasio vescovile.
Un'identità polesana si sviluppò in questo estremo lembo sud-orientale dell'impero austriaco, manifestandosi nel desiderio di riunificazione al resto dei territori italiani. Nel gennaio 1819 venne scoperto a Fratta un covo di carbonari, cui partecipavano anche alcuni adriesi. Tutto rimase comunque tranquillo fino al 1848, quando alla rivolta anti-austriaca seguirono alcuni mesi di autonomia amministrativa, fino al 26 maggio, sotto la guida di un Comitato distrettuale composto da un presidente e da una giunta. Al termine della prima guerra d'indipendenza la repressione austriaca si fece sentire in tutto il Polesine con processi e condanne politiche. Anche ad Adria le tendenze politiche del periodo si distinguevano tra il movimento mazziniano, rivoluzionario e repubblicano, e quello cavouriano, che disapprovava i mezzi rivoluzionari facendo affidamento sulle arti della diplomazia. Vari cittadini adriesi attraversarono il Po per unirsi all'esercito piemontese e alla spedizione dei Mille di Giuseppe Garibaldi (furono tre gli adriesi tra i Mille). All'indomani dell'annessione del Veneto all'Italia nel 1866 questi assumeranno importanti cariche cittadine.
A partire dal Risorgimento, la popolazione di Adria aumenta progressivamente fino agli oltre 34.000 abitanti del 1951, anche per via dell'annessione di comuni circonvicini già autonomi negli anni '20 (Bottrighe e Ca' Emo). Nel novembre 1951 Adria rimase sommersa dalla tracimazione del Po. Molte famiglie persero tutto. Successivamente parte della popolazione si spostò verso le zone più interne del Polesine non colpite dall'alluvione, oppure emigrò nei distretti industriali della Lombardia e del Piemonte. Numerosi adriesi si trasferirono all'estero, anche in Paesi lontani come il Canada e l'Australia.
fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Adria