Il Museo archeologico nazionale di Adria è un museo con sede ad Adria, in via Giacomo Badini, sede museale inaugurata nel 1961. Conserva reperti provenienti dalla collezione della famiglia Bocchi e dalle aree archeologiche di epoca preromana (soprattutto testimonianze del primo emporio greco e della conseguente città etrusca) e romana scoperte nei dintorni della città.
Dal dicembre 2014 il Ministero per i beni e le attività culturali lo gestisce tramite il Polo museale del Veneto, nel dicembre 2019 divenuto Direzione regionale Musei.
Nei primi anni del Novecento, l'amministrazione del comune di Adria decise di acquistare dalla famiglia Bocchi i documenti, manoscritti, reperti archeologici e tutto ciò che altro riuscirono a raccogliere per i loro studi incentrati sulla storia della città raccolti tra il XVIII e il XIX secolo ad opera di Ottavio (1697-1749), Francesco Girolamo (1748-1810) e Francesco Antonio (1828-1888).L'idea di allestire un museo domestico da rendere visitabile agli appassionati di antichità fu di Francesco Girolamo Bocchi, che dal 1787 iniziò a registrare i nomi dei visitatori. Tra gli ospiti spiccano gli arciduchi d'Austria, Francesco Carlo con la moglie Sofia di Baviera, e Theodor Mommsen, celebre epigrafista tedesco. Francesco Antonio Bocchi, in seguito alla nomina come Ispettore agli Scavi e Rinvenimenti del Polesine, intraprese gli scavi dove oggi sorge il museo, recuperando reperti etruschi e romani.
Acquisito il materiale, il comune predispose l'istituzione, nel 1903 di una nuova struttura museale, il nuovo Museo Civico, aperto al pubblico nel 1904. La sede, situata nelle scuole elementari di via Felice Cavallotti, si rivela ben presto inadeguata e nel 1927, allo scopo di collocare più degnamente il Museo Civico, l'avvocato Giuseppe Cordella dona al comune di Adria il piano terreno e il piano nobile del palazzo di famiglia affacciato sul corso Vittorio Emanuele (attualmente sede degli uffici dell'amministrazione comunale) e nel 1934 si realizza il trasloco del materiale dalle scuole elementari a palazzo Cordella. Con l'acquisizione del copioso materiale che negli anni tra il 1938 e il 1940 viene raccolto nella grande necropoli preromana e romana individuata durante i lavori di nuova inalveazione del Canalbianco, il soprintendente alle Antichità del Veneto, professor Brusin, comincia a pensare alla necessità di una nuova sede. Nel frattempo, il museo attraversa prima la fase critica del secondo conflitto mondiale, quando i reperti vengono imballati e spediti a Venezia, luogo ritenuto più sicuro, rientrando al termine della guerra senza aver subito danni; poi il momento dell'alluvione del novembre del 1951, che causa l'allagamento del lapidario al pian terreno, prontamente sgomberato dall'acqua già la mattina seguente la notte dell'onda di piena. Tra il 1956 e il 1957, si afferma definitivamente l'idea di una nuova sede, costituita da un nuovo edificio appositamente progettato dall'architetto Giambattista Scarpari e ubicata nel giardino pubblico antistante l'ingresso dell'Ospedale Civile, in un terreno che per l'occasione il Consiglio comunale delibera di donare allo Stato.
Nella primavera del 1958 viene posto il cantiere che dà inizio ai lavori e che ricorre all'utilizzo di operai disoccupati del posto. Dopo oltre tre anni e molte difficoltà, nel luglio del 1961 si effettua il trasferimento dei reperti nella nuova struttura e l'approntamento dell'apparato espositivo, che porta, il 17 settembre dello stesso anno e in occasione delle celebrazioni per il centenario dell'Unità d'Italia, all'inaugurazione del nuovo Museo Civico. Un'ulteriore deliberazione del Consiglio comunale del marzo 1962, conferma la donazione allo Stato del terreno su cui sorge il Museo, e nel gennaio 1969 l'Ufficio Tecnico Erariale sancisce la formale presa in carico da parte dell'Amministrazione Statale del terreno e dell'edificio. Il 1º febbraio 1972 il Ministro della Pubblica Istruzione, come ultimo atto formale, decreta l'istituzione del Museo Archeologico Nazionale di Adria.
A partire dal 2002 si è dato corso a un radicale lavoro di riallestimento che si è integrato all'aggiunta di una nuova ala del museo. L'intervento, compiutamente realizzatosi nel luglio del 2009, offre un percorso di visita che, a partire dal primo piano, in cui sono esposti i contesti abitativi e di necropoli dal VI agli inizi del II secolo a.C., prosegue scendendo al piano rialzato, occupato dalle testimonianze d'epoca romana e alto medievale. Questi interventi sono stati realizzati anche grazie ai fondi del Gioco del Lotto, in base a quanto regolato dalla legge 662/96.
A partire dal 2001 la Soprintendenza per i Beni Archeologici del Veneto ha avviato un rinnovamento della struttura, con l'obbiettivo di ultimare il progetto entro il 2007. I lavori di ampliamento, iniziati nell'aprile del 2003, hanno richiesto una laboriosa fase di progettazione: è stato necessario imballare ed accatastare gli oltre 60000 reperti presenti all'interno del museo e predisporre un programma di ristrutturazione che garantisse le condizioni di sicurezza del materiale archeologico. I lavori edilizi, sospesi in estate a causa del rilevamento di stratigrafie antiche più consistenti del previsto, si sono conclusi con la cerimonia di inaugurazione del 25 settembre 2004. Per l'occasione, il museo è stato parzialmente riaperto al pubblico con una mostra temporanea intitolata “Cibi e bevande nel Veneto antico” e con l'esposizione della Tomba della Biga, completamente restaurata.
La ristrutturazione ha trasformato l'edificio: articolato su tre piani, in origine era costituito da tre corpi di fabbrica disposti ortogonalmente tra loro sui lati ovest, nord ed est, così da dar luogo ad un chiostro quadrato interno dotato di un piccolo giardino. Il fronte sud era costituito da un corpo di fabbrica più piccolo, adibito all'esposizione della Tomba della Biga, e da un muro che chiudeva il quarto lato del portico. I lavori di ampliamento hanno realizzato, lungo il lato sud, un nuovo corpo di fabbrica a tre piani che permette il collegamento ad anello dei lati ovest ed est. Il nuovo volume meridionale, a sviluppo curvilineo, si stacca dalla geometria del fabbricato originario andando a definire due fronti sfalsati simili a vele tese. La continuità con l'edificio preesistente è stata affidata ai materiali, in particolar modo alla scelta di mattoni con zoccolo di rivestimento in pietra usati nel parametro murario del prospetto sud. La parte superiore del prospetto, in mattoni faccia a vista, risulta caratterizzato da un leggero motivo decorativo ottenuto con l'inserimento ritmato di un elemento di laterizio tagliato di un quarto. L'utilizzo di mattoni comuni, prodotti da una fornace tradizionale, deriva dalla necessità di accordarsi con il faccia a vista preesistente. Gli attacchi del nuovo corpo di fabbrica all'edificio originale, sono realizzati con dei segmenti di “facciata-giunto” posti ortogonalmente o inclinati, arretrati rispetto alla struttura e con prevalenza di aperture. Nell'angolo sud-est lo sviluppo della curva si chiude con una “facciata-giunto” di raccordo con il lato est. Il suo prospetto riprende il motivo architettonico preesistente del fronte principale del museo sul lato ovest, riproponendone il doppio ordine di finestre. Il nuovo fronte sud si presenta compatto e con poche aperture, a causa della necessità di ricevere un modesto apporto di luce naturale negli spazi interni. Il museo risulta rinnovato anche negli aspetti funzionali e distributivi: sono state rafforzate le condizioni di sicurezza dei locali adibiti a deposito ed i magazzini al piano seminterrato, precedentemente di 545 m², sono stati ampliati ad 800 m².
Con l'accorpamento, sul lato ovest, di uffici e servizi si è realizzata la distinzione tra spazi funzionali e zona espositiva riservata al pubblico. Nel lato sud è stato collocato il laboratorio di restauro, mentre la restante superficie del medesimo lato ed i lati nord ed est sono stati interamente dedicati alla sezione romana, con una superficie complessiva di 632 m². Il primo piano, in precedenza di 322 m², ora raggiunge 551 m² riservati alle esposizioni preromane. Sul lato ovest è rimasta inalterata la sala per le mostre temporanee, mentre nell'angolo sud-ovest sono stati creati nuovi servizi igienici per il pubblico e l'aula didattica. Nell'angolo sud-ovest, una nuova scala realizza il collegamento tra il piano rialzato ed il primo e sottolinea la transizione tra la fase etrusca e la fase romana del territorio.
L'edificio contenente la Tomba della Biga ha subito un importante intervento di ristrutturazione: l'angolo del fabbricato è stato arrotondato verso il chiostro, mentre il tetto, prima a tre falde, è stato trasformato in solaio piano a terrazza. Per renderlo più fruibile, anche il ballatoio del piano è stato oggetto di modifiche.
Gli spazi interni dell'edificio hanno ricevuto molta attenzione, in particolare i controsoffitti in gesso armato a sezione composta diversa in base al succedersi delle sale. Un sistema misto di volte ribassate, piani inclinati e retti, ha permesso di accogliere sia la rete di distribuzione degli impianti elettrici e speciali, sia i canali del condizionamento, limitando la riduzione dell'altezza utile degli ambienti. Con il rinnovamento sono stati curati anche gli aspetti tecnologici: il museo è dotato di un sistema di controllo globale (BUS) di tutti gli impianti, gestito da un software con videografica, che permette la gestione integrata dell'impianto di illuminazione, dell'impianto di climatizzazione, dell'impianto antintrusione e degli impianti antincendio e rivelazione fumi. Il sistema permette l'autodiagnosi dello stato di efficienza e funzionamento delle apparecchiature, nonché l'immediata segnalazione di ogni emergenza con l'individuazione del punto di allarme sulle planimetrie del museo.
fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Museo_archeologico_nazionale_di_Adria