Il castello della Boffalora è un fortilizio situato nel comune italiano di Agazzano, in provincia di Piacenza.
Il castello è situato sulle ultime pendici collinari dell'Appennino ligure, tra la val Tidone e la val Luretta, in posizione dominante rispetto alla strada che collega Pianello Val Tidone a Agazzano. Pur se posto ad un'altezza relativamente bassa, 292 m s.l.m., la sua posizione permette una vista spazia su una buona parte della pianura sottostante.
In epoca tardo medievale, la storia del castello, citato in alcuni documenti come Flatus aurae, fu legata a quella del consorzio gentilizio dei signori Da Fontana. Originariamente di proprietà della famiglia Arcelli, ai quali fu concesso nel 1412 al momento della concessione da parte del duca di Milano Filippo Maria Visconti dell'investitura su diversi feudi nella vicina val Tidone, nel 1477 il castello, insieme al relativo feudo, entrarono a far parte dei beni della famiglia Rustici.
Nel 1555 il castello fu teatro di un fatto di sangue quando, durante una tentata rapina, il proprietario Girardo Rustici venne assassinato. Rimasto, nonostante il delitto, tra i beni dei Rustici, nel 1633 il possesso del castello passò alla famiglia Barattieri, tramite il matrimonio di Marta Rustici con un membro della casata. Nel 1671, a seguito della scomparsa del conte Guido Barattieri, il castello rimase alla vedova Elisabetta Zanardi Landi, mentre il feudo venne assegnato dalla Camera Ducale Farnesiana alla coppia di fratelli formata da Felice e Pier Francesco Bonvini, nell'ambito di un piano attuato dai Bonvini che prevedeva di reinvestire i proventi ottenuti tramite il commercio di spezie e tessuti nell'acquisto di terre e proprietà.
Nel 1699, a seguito dell'estinzione della famiglia Bonvini, il castello entrò nelle proprietà della Camera Ducale farnesiana, la quale, a distanza di un anno, lo concesse al marchese Francesco Casati. Nel 1704 il figlio di Francesco, Bartolomeo, fu oggetto di pesanti accuse, tra cui il conio di monete realizzate con una lega metallica di scadente qualità, il ricorso al lavoro forzato da parte di contadini della zona per il restauro del castello e l'utilizzo, per l'arredamento del castello, di mobili di proprietà ducale svenduti abusando della carica di maggiordomo al servizio del duca Francesco Farnese e, in seguito, ricomprati a prezzi vantaggiosi. Per queste ragioni, al Casati furono confiscati diversi beni tra cui il castello, mentre egli fu obbligato a a risarcire all'erario ducale la somma di 12 000 doppie.
Entrato a far parte dei beni del conte Federico Dal Verme nel 1716, il maniero fu oggetto di lavori di restauro. Nel 1726 ai Dal Verme subentrò il conte Gaetano Baldini il quale fece continuare i lavori iniziati dai suoi predecessori. Nel 1773 la duchessa consorte Maria Amalia d'Asburgo-Lorena venne ospitata nel forte; a commemorazione dell'evento venne realizzata una lapide marmorea posta al disopra dell'ingresso.
Estintosi il ramo familiare dei Baldini nel 1788, il castello ritornò alla Camera Ducale la quale, nel 1802, lo concesse a Carlo e Alemanno Tredicini. Dieci anni più tardi il fortilizio venne acquistato da Genesio Scarani. La proprietà Scarani durò fino al 1821 quando ad essa subentrò la famiglia Radini Tedeschi. Nel 1950 l'edificio venne ceduto alla famiglia Anguissola-Scotti. Negli ultimi anni del XX secolo il castello è pervenuto, per tramite di un'eredità, alla famiglia Brichetto Orsi.
Oggetto di alcuni crolli nei primi anni del XXI secolo, il castello si trova in precarie condizioni di conservazione.