La sola testimonianza del fatto che il territorio di Albettone fosse abitato anche in epoca preistorica è una scheggia silicea a forma di lancia, trovata nel 1935 nella valletta sotto la chiesa vecchia di Lovertino e conservata nel Museo Atestino di Este.
Sono stati invece ritrovati reperti dell'epoca romana attorno alla chiesetta dei Santi Vito e Modesto: frammenti di anfore, pezzi di spade, pietre grezze, sagomate e lavorate, e molti cocci laterizi (embrici, tegoloni, mattoni). Esistono anche notevoli tratti di fondazioni fatte in scaglia mista a cocci di embrici romani messi in calce, strati di pavimenti e parti di mosaici, fondazioni che si prolungano in direzione est fino agli "Absidi". È probabile che in epoca romana qui sorgesse un abitato; si è anzi supposto che il nome Melia fosse legato a quello della via consolare romana Emilia Altinate, un braccio della quale probabilmente attraversava la distesa pianeggiante tra gli ultimi dossi dei Berici e i prospicienti Euganei.
Albettone viene ufficialmente nominato per la prima volta nel 983, in un privilegio con il quale il vescovo di Vicenza Rodolfo donava al monastero benedettino dei Santi Vito e Modesto alcune massarie.
Il territorio è attraversato dal canale Bisatto, scavato intorno al XII secolo dai vicentini per incanalare le acque del Bacchiglione a danno dei padovani. Il Bisatto, antica via di comunicazione in epoche in cui le vie fluviali erano più importanti di quelle di terra, rivestì un'importanza fondamentale per l'economia locale, in quanto permetteva l'agevole invio nelle città della pietra calcarea, assai abbondante in queste zone, dalla quale si ricavava la calce idraulica. Per controllare il traffico commerciale, vennero costruite lungo il canale varie torri, e una di queste, la "Colombara", è ancora esistente e restaurata; durante la dominazione veneziana essa fu la torre di guardia del porto di Albettone.
L'esistenza di un castello vescovile ad Albettone sin dal X secolo è provata da diplomi imperiali di Ottone III dell'anno 1000 e di Federico II del 1220 — che lo esentavano dalla tassa del fodro — nonché dall'atto di donazione fatta da Enrico IV nel 1084 al vescovo di Vicenza Ecelino.
I cronisti vicentini dell'epoca sono concordi nell'affermare che il castello in questione venne distrutto durante le guerre dei secoli XIII e XIV tra vicentini e padovani. Probabilmente esso non fu più ricostruito; nei vari documenti delle epoche successive, infatti, non se ne fa più menzione.
Secondo la tradizione locale, il castello sorgeva sulla sommità del colle che tuttora conserva il nome di Castellaro e che sovrasta la chiesa parrocchiale di Santa Maria; ancora verso la metà del Novecento ne erano visibili i resti.
Verso la metà del Trecento, durante la dominazione scaligera, il territorio di Albettone fu sottoposto, sotto l'aspetto amministrativo, al Vicariato civile di Barbarano e tale rimase sino alla fine del XVIII secolo.
fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Albettone