La chiesa di Santa Maria della Carità è un luogo di culto cattolico, ubicato nel centro storico di Ascoli Piceno nella centralissima piazza Roma, lungo l'asse del cardo massimo, a due passi dalla celebre piazza del Popolo.
È comunemente chiamata dai cittadini ascolani chiesa della Scopa dal nome della Confraternita dei Disciplinati, i cui aderenti, durante le processioni, si procuravano punizioni corporali con fruste a forma di scopa.
La presenza della Confraternita è attestata già dal XIV secolo, e fu in quel periodo che dovette essere realizzato l'originario edificio di culto, cui doveva essere annesso un oratorio, corrispondente all'edificio a destra della chiesa. Tale istituto aveva il compito principale di assistere i condannati a morte nelle ultime ore della loro esistenza. Da questo luogo si avviavano i cortei verso il patibolo, che si trovava nella zona di Porta Tufilla, appena al di fuori delle mura, ed una testimonianza di questo è data dall'affresco staccato (attualmente conservato nella Pinacoteca civica) raffigurante la Madonna della Misericordia, proveniente dall'oratorio e databile alla metà del XV secolo, che presenta nella parte inferiore alcune incisioni con alcuni nomi riferibili proprio ad alcuni dei condannati.
A partire dal 1532 la chiesa subì importanti lavori e modifiche ad opera di Cola dell’Amatrice, che lavorò sulla facciata, fino al livello della trabeazione. I lavori ripresero nella seconda metà del secolo, forse in coincidenza con l'affiliazione della Confraternita ascolana alla Pietà dei Carcerati di Roma avvenuta nel 1583, ad opera di vari scalpellini lombardi (da circa un secolo e mezzo molto attivi in città) e dell'ascolano Conte Conti, ed interessarono oltre che l'ordine superiore anche l'interno, per il quale furono probabilmente ripresi disegni dello stesso Cola, presumibilmente realizzati da architetti che gravitavano nei cantieri romani di Sisto V.
Tale opera di rifacimento ed ampliamento proseguì poi fino all'inizio del Seicento, nel momento in cui iniziava ad affacciarsi lo stile barocco, quando fu affidata ad Antonio Giosafatti, capostipite della dinastia di architetti e scultori, la costruzione dell'area absidale interna.
La facciata si presenta con le quattro eleganti lesene corinzie con capitelli lavorati a foglie di ulivo che poggiano su solidi piedistalli, a trabeazione continua. Il portale centrale, a timpani spezzati, è ornato da imposte lignee cinquecentesche; al di sopra è lo stemma del Capitolo di San Pietro in Vaticano, a cui dal 1600 fu affiliata la Confraternita dei Disciplinati che gestiva la chiesa. Fu costruita su progetto di Cola dell’Amatrice, mentre il disegno dell'attico, inquadrato da pinnacoli di forma piramidale, è attribuito all'ascolano Conte Conti.
Al centro dell'ordine superiore si apre una finestra rettangolare sormontata da un mascherone e da una tabella con l'iscrizione MDLXXXIII (1583), che segna la data del probabile completamento della facciata.
Nella parte posteriore del corpo di fabbrica, sul lato sinistro, è il campanile rettangolare che si conclude nella singolare cuspide in laterizio a forma di bulbo, risalente alla fine del XVII secolo.
L’interno della chiesa presenta un'interessante commistione tra il classicismo tardorinascimentale dal punto di vista architettonico, unito ad una ricchezza decorativa che prelude già al Barocco. Viene per questo considerato come uno dei più importanti esempi di arte sacra del periodo controriformista nelle Marche, grazie all'intervento di decorazione degli altari laterali e dell'area presbiteriale, che copre un arco di circa un trentennio, dal periodo sistino al terzo decennio del Seicento; in tale periodo è possibile osservare l'evoluzione dello stile decorativo, caratterizzato da un progressivo arricchimento delle parti scultoree e in stucco.
Architettonicamente è formato da un’unica navata a copertura a botte ribassata collegata alle pareti da vele, ornata di eleganti decorazioni seicentesche con figure volanti di angeli e di putti, che si sviluppano fino al livello del cornicione.
Le fiancate laterali presentano dieci cappelle, cinque per ogni lato, racchiuse all’interno di nicchie la cui parte superiore è a forma di conchiglia mentre le pareti sono ricche di decorazioni in stucco e pittorico secondo uno schema decorativo ben preciso, che si ripete su ciascuna delle cappelle. Ogni nicchia è scandita da lesene corinzie, ognuna delle quali è sormontata dalla statua di un Apostolo, in stucco, del Serba. Un grande arco immette nell'area presbiteriale disegnata da Antonio Giosafatti, tra il 1603 ed il 1614, che la strutturò in forma di scarsella e la decorò con una decorazione in stucchi bianchi e dorati. Tale aggiunta fu realizzata grazie alla volontà della famiglia Miliani, di cui rappresenta una sorta di mausoleo, essendovi collocate le monumentali sepolture di due suoi esponenti, che occupano interamente le pareti laterali rispetto all'altare maggiore.
La controfacciata e le pareti alte della navata sono decorate dal ciclo di affreschi realizzato, probabilmente dopo il 1530, da Girolamo Buratti, allievo del Pomarancio e del Cigoli, raffigurante vari episodi tratti dal Libro dell'Esodo. Le tre scene della controfacciata, narrano le vicende di Giosuè (Giosuè che ferma il sole, l'Assedio di Gerico ed il Suono delle trombe levitiche) e sono caratterizzate da masse di uomini e cavalli e dalla concitazione delle scene; le otto scene poste entro lunette nella parte superiore della navata narrano le storie di Mosè in Egitto e sono costruite con evidenti figure monumentali in primo piano dal vivace cromatismo. Sempre del Buratti sono le tre tele della scarsella del presbiterio: l'Adorazione dei Pastori (altare maggiore), l'Adorazione dei Magi e la Circoncisione (pareti laterali).
fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_Santa_Maria_della_Carit%C3%A0_(Ascoli_Piceno)