Il Palazzo dei Capitani del Popolo è uno degli edifici storici più noti di Ascoli Piceno.
Con la sua torre medioevale merlata si eleva a fianco dello storico Caffè Meletti, nel cuore del centro cittadino, affacciato sul "salotto buono" di Piazza del Popolo.
Le vicende di questo imponente palazzo, simbolo del potere politico, racchiudono gran parte delle fasi salienti della vita amministrativa, pubblica e sociale ascolana attraverso i secoli.
Fu eretto fra la metà del XIII ed il XIV secolo quando Ascoli raggiunse la sua massima espansione commerciale ed il Palazzo del Comune era diventato inadeguato per le nuove esigenze che si erano man mano costituite. Sul finire del XIII secolo fu la sede del Capitano del popolo, figura istituzionale delle amministrazioni locali di epoca medioevale, che rivestiva la carica di capo delle milizie ed esercitava il potere legislativo. In seguito, ospitò anche i Podestà che avevano i poteri esecutivi, giudiziari e di polizia. In alcuni documenti è definito come “Palactium Populi” ed individuato come la sede dei deputati dei ceti artigiani. Quando Ascoli divenne un libero comune la sua rappresentanza popolare divenne maggiore ed il palazzo fu individuato col nome di “Palactium Communis et Populi” o “Communis Antianorum”.
Nell'anno 1482 il Consiglio degli Anziani abbandonò la sede del Palazzo dell'Arengo ed avviò lavori di rinnovamento ed ampliamento del fabbricato. Questa nuova fase edilizia subì, tuttavia, un rallentamento per mancanza di fondi tra il 1484 ed il 1514, quando Ascoli si trovò impegnata a combattere la guerra contro la città di Fermo. Nel XVI secolo, tra il 1518 ed 1520, il palazzo si configurò nella sua forma attuale, al tempo dei papi Giulio II e Leone X che elargirono 1100 ducati per la realizzazione del prospetto posteriore.
Nel Natale del 1535 alcuni rivoltosi appartenenti alle nobili famiglie ascolane, Guiderocchi, Malaspina e Parisani, si asserragliarono all'interno del fabbricato rendendolo scenario di tragici eventi. L'allora commissario pontificio Giovan Battista Quieti fece appiccare il fuoco all'edificio, per porre fine alla rivolta. Il palazzo bruciò per due lunghe giornate. I danni furono incalcolabili e gli Anziani deliberarono i nuovi, necessari interventi di restauro. A questo evento seguì una nuova ristrutturazione nel 1536.
Nel 1564 divenne la sede dei Governatori Pontifici e gli Anziani, dopo una secolare permanenza, furono costretti ad abbandonarlo. I Legati di Roma vi rimasero fino al 1860. Nel 1866, con la Legge del 7 luglio, il complesso monumentale divenne proprietà dello Stato. Da allora il palazzo conobbe solo passaggi di proprietà, nell'anno 1875 passò dallo Stato alla Provincia e da questa, nel 1902, al Comune. Durante il ventennio mussoliniano fu sede del Partito Nazionale Fascista e fu chiamato “Casa del Littorio”, in seguito fu sede del Comando di Liberazione.
Nel 1968 sono stati eseguiti gli interventi di riconsolidamento condotti dalla Soprintendenza per i Beni ambientali e Architettonici delle Marche. Fra il 1980 e il 1987, è stato completato il progetto per il recupero dell'intero complesso. Attualmente, il palazzo è adibito a sede dell'Assessorato alla Cultura e, nella Sala della Ragione, che occupa parte dell'ultimo piano, si tengono le riunioni del Consiglio Comunale di Ascoli Piceno. I restanti ambienti dell'edificio sono destinati ad ospitare mostre temporanee.
fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Palazzo_dei_Capitani_del_Popolo