Il Partenone è un tempio greco periptero octastilo di ordine dorico, che sorge sull'acropoli di Atene, dedicato alla dea Atena protettrice della città.
È il più famoso monumento dell'antica Grecia ed è considerato la migliore realizzazione dell'architettura greca; le sue sculture sono considerate capolavori dell'arte greca. Il Partenone è un simbolo duraturo dell'antica Grecia e della democrazia ateniese ed è universalmente considerato uno dei più importanti monumenti storici del mondo.
Il nome Partenone si riferisce all'epiteto parthenos della dea Atena, che indica il suo stato di nubile e vergine, nonché forse al mito della sua creazione, per partenogenesi, dal capo di Zeus. All'interno del Partenone si ergeva la monumentale statua crisoelefantinaraffigurante Atena Parthénos e ospitata nella cella orientale.
Il Partenone è stato costruito dagli architetti Ictino, Callicrate e Mnesicle, sotto la supervisione di Fidia, dirigente sommo di tutti i lavori: di Fidia fu la concezione della decorazione figurata, la creazione dei modelli, l'organizzazione dell'officina e il controllo della realizzazione con intervento personale nelle parti più impegnative.
Il sito del Partenone e le sue immediate adiacenze furono interessati da un’intensa attività edificatoria almeno a partire dal 566 a.C ., quando vi sorgeva un tempio denominato hekatónpedosnaós (di cento piedi) in pietra calcarea dedicato ad Atena.
Il Partenone di Pericle sostituì questo primo Partenone arcaico che era stato distrutto dai Persiani nel 480 a.C., al tempo di Serse (guerre persiane). Il nuovo edificio venne costruito a partire dal 445 a.C. ampliando la spianata dell'Acropoli.
Il geografo Pausania, nella sua Periegesi, definisce il Partenone un tempio, ma alcuni autori contemporanei hanno messo in dubbio quest'affermazione, in base ad alcune evidenze archeologiche. Tali autori moderni considerano il fatto che Pausania il Periegeta conobbe il Partenone circa sette secoli dopo la sua concreta erezione, epoca in cui l'aspetto di quello (e fors'anche la sua funzione) poteva essere stato mutato dai vistosi restauri romani in marmo proconnesio e ipotizzano che la semplice visione della statua d'Atena, al suo interno, abbia suggerito a Pausania l'immagine d'un "tempio". L'autore, d'altronde, eccettuate le scene figurate nei frontoni, non fornisce dettagli utili a poter determinare con totale certezza la sua reale funzione. Il Partenone servì come tesoreria della lega di Delo.
Il Partenone sopravvisse praticamente intatto nella sua struttura per un migliaio di anni, pur subendo alcuni adattamenti interni. Era sicuramente ancora in piedi nel IV secolo, e allora era già vecchio come la Cattedrale di Notre-Dame a Parigi oggi, e molto più vecchio della Basilica di San Pietro a Roma. Ma, a quel tempo, Atene era stata ridotta in una città provinciale dell'Impero romano, sebbene con un passato glorioso.
Nel V secolo fu convertito in chiesa cristiana e la grandiosa statua di Atena Promachos, che sorgeva tra il Partenone e i Propilei, fu asportata dall'imperatore Teodosio II e portata a Costantinopoli, dove fu in seguito distrutta, forse nel saccheggio della città durante la Quarta crociata (1204).
In epoca bizantina, il Partenone rimase in funzione come chiesa dedicata a Maria, sotto l'epiteto di Theotokos (Madre di Dio). All'epoca dell'Impero latino diventò brevemente una chiesa cattolica dedicata sempre alla Madonna. La conversione del tempio in chiesa implicò la rimozione delle colonne interne e di alcuni dei muri della cella, e la creazione di un'abside nella facciata orientale. Questo portò, inevitabilmente, alla rimozione e alla dispersione di alcune delle metope scolpite. Quelle raffigurazioni di dei furono reinterpretate in base al tema cristiano, o rimosse e distrutte. Queste modifiche fecero perdere la coscienza della vera natura del monumento.
Nel 1456, Atene cadde sotto gli Ottomani e il Partenone fu trasformato in moschea: fu aggiunto un minareto e la sua base e il suo scalone rimasero ancora funzionali.
Gli Ottomani generalmente rispettarono gli antichi monumenti sui propri territori, e non distrussero sistematicamente gli antichi monumenti di Atene, anche se, occasionalmente, non esitarono ad utilizzarli come cave di pietre al fine di procurarsi materiali per mura e fortificazioni. I visitatori europei nel XVII secolo dimostrano comunque che l'edificio era in gran parte intatto.
Il Partenone subì la maggiore distruzione nel 1687, durante la prima guerra di Morea tra la Repubblica di Venezia e l'Impero ottomano; le truppe veneziane erano al comando di Francesco Morosini e assediarono Atene. Gli Ottomani fortificarono l'Acropoli e usarono il Partenone come magazzino di polvere da sparo. Il 26 settembre, un colpo di bombarda veneziana, sparato dalla collina di Filopappo, fece esplodere il magazzino e la costruzione fu parzialmente distrutta. Ogni struttura all'interno del perimetro del tetto fu danneggiata, e alcune delle colonne, particolarmente sul lato sud, furono decapitate, le sculture subirono gravi danni, molte caddero a terra e ampi settori dell'edificio furono ridotti in macerie. Successivamente nell'edificio fu ricavata una moschea più piccola della precedente.
Durante il XVIII secolo molti europei visitavano Atene e le pittoresche rovine del Partenone furono spesso ritratte in disegni e dipinti, che aiutarono a suscitare simpatia nel Regno Unito e in Francia per l'indipendenza greca. Nel 1801, l'ambasciatore britannico a Costantinopoli, Lord Elgin, ottenne dal Sultano l'autorizzazione a fare stampi e disegni delle antiche opere d'arte presenti sull'Acropoli e anche demolire edifici più recenti se ciò fosse stato ritenuto necessario per portare alla luce importanti reperti. Egli assunse gente del luogo per staccare le metope dalla costruzione e prelevare quelle che giacevano a terra. Acquistò inoltre alcuni reperti di più piccole dimensioni dagli abitanti locali che se ne erano impossessati e il tutto prese la via della Gran Bretagna.
Oggi queste sculture si trovano al British Museum, dove sono conosciute come "marmi di Elgin" o come "marmi del Partenone". Altre sculture del Partenone sono al Museo del Louvre a Parigi e a Copenaghen. La maggior parte di quelle restanti è conservata ad Atene, al Museo dell'Acropoli, situato ai piedi della collina, a poca distanza a sud-est del Partenone. Alcune possono essere ancora viste sull'edificio stesso. Il governo greco ha insistito per molti anni sul fatto che le sculture al British Museum dovrebbero essere restituite alla Grecia. Il British Museum ha tenacemente rifiutato l'ipotesi e i governi britannici sono stati contrari a forzare il museo in questo senso.
Durante la guerra condotta contro i turchi, il Partenone subì ulteriori danni: i turchi asserragliati sull'Acropoli per continuare a combattere contro i greci che ormai si erano impadroniti dell'intera città iniziarono a demolire le colonne del tempio al fine di estrarne metallo per la fusione di proiettili; i greci che dal basso vedevano il Partenone andare in pezzi chiesero una tregua e arrivarono a offrire le munizioni ai turchi per continuare la resistenza, a patto che lasciassero integro il tempio. Con la definitiva conquista della città vennero abbattute tutte le costruzioni medievali e ottomane sull'Acropoli. L'area divenne zona archeologica di primaria importanza direttamente controllata dal governo greco e tra le più visitate al mondo. Il Ministero greco della cultura grazie ai finanziamenti per i Giochi olimpici del 2004 e ai finanziamenti giunti dall'UNESCO, sta attuando un imponente progetto di restauro.
Il nuovo Museo dell'Acropoli, che è stato aperto nel giugno 2009, situato ai piedi dell'Acropoli, raccoglie tutti i frammenti scultorei che fregiavano il Partenone rimasti in possesso del governo greco, assieme ad altri in corso di recupero, in uno spazio architettonico ricostruito con l'orientamento e le esatte dimensioni dell'antico tempio.
Il Partenone fu costruito per iniziativa di Pericle, il capo politico ateniese del V secolo a.C. Fu costruito dagli architetti Callicrate, Ictino, e Mnesicle a prosecuzione di un progetto già avviato con Callicrate sotto Cimone. La costruzione avvenne sotto la stretta supervisione dello scultore Fidia (nominato episkopos, supervisore), che inoltre realizzò le decorazioni scultoree e la statua di Athena Parthènos destinata al naòs, alta circa 12 metri, interamente ricoperta di oro e avorio. L'edificazione del tempio cominciò nel 445 a.C., e fu completata sostanzialmente attorno al 438 a.C., ma il lavoro sulle decorazioni continuò almeno fino al 432 a.C. Sappiamo che la spesa maggiore fu il trasporto della pietra (marmo pentelico) dal Monte Pentelico, a circa 16 chilometri da Atene, fino all'Acropoli. I fondi furono in parte ricavati dal tesoro della lega di Delo, che fu spostato dal santuario panellenico di Delo all'Acropoli nel 454 a.C.
Sebbene il vicino Hephaisteion sia l'esempio esistente più completo di edificio di ordine dorico, il Partenone, a suo tempo, fu considerato il migliore. L'edificio, scrisse John Norwich, "gode della reputazione di essere il più perfetto tempio dorico mai costruito. Persino nell'antichità i suoi miglioramenti architettonici erano leggendari, specialmente la sottile corrispondenza tra la curvatura dello stilobate, l'assottigliarsi dei muri del naos e l'entasis delle colonne". Lo stilobate, base sulla quale poggiano le colonne, presenta una lieve curvatura verso l'alto per compensare la visione data dall'occhio, che fa apparire le lunghe superfici piane come incurvate verso il basso. L'entasis è il leggero rigonfiamento posto sul fusto a 1/3 della sua altezza per dare l'idea dello sforzo di compressione che subiscono le colonne. L'effetto di queste leggere curvature è quello di far apparire l'edificio regolare nelle sue forme più di quanto realmente sia. Altra correzione è la diversa distanza delle colonne per risolvere il problema della soluzione d'angolo, o la diversa forma delle colonne d'angolo per correggere il diverso intercolumnio tra i lati del tempio. A differenza dei templi e delle tesorerie coevi, che presentano sei colonne sulla facciata e 13 sul lato lungo, il Partenone è ottastilo, ha cioè 8 colonne sul lato corto e 17 su quello lungo.
Misurate allo stilobate, le dimensioni della base del Partenone sono di 69,5 per 30,9 metri. Il pronao era lungo 29,8 metri e largo 19,2, con colonnati dorico-ionici interni in due anelli, strutturalmente necessari per sorreggere il tetto. All'esterno, le colonne doriche misurano 1,9 metri di diametro e sono alte 10,4 metri. Le colonne d'angolo sono leggermente più grandi di diametro. Lo stilobate ha una curvatura verso l'alto, in direzione del proprio centro, di 60 millimetri sulle estremità orientali e occidentali e di 110 millimetri sui lati. Alcune delle dimensioni seguono il canone del rettangolo aureo che esprime la sezione aurea, lodata da Pitagora nel secolo precedente la costruzione.
fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Partenone