Quando Atri fu fondata intorno al XII-XI secolo a.C., nella zona della concattedrale sorgevano delle mura ciclopiche, che cingevano la città.
I Romani conquistarono Atri nel 290 a.C., fecero la fortuna della città e la ingrandirono, quindi abbatterono le mura ciclopiche e sempre nell'area occupata oggi dalla concattedrale costruirono un tempio dedicato ad Ercole. Successivamente, vi fu costruita una domus e, tra il I e il II secolo d.C., le terme, sotto il quale furono costruite le cisterne ancora oggi visitabili (si trovano sotto la concattedrale e spesso vengono chiamate "cripta").
Il declino e la scomparsa dell'Impero Romano d'Occidente portarono ad una crisi generale ed anche Atri non ne scampò e a volte fu invasa dai barbari e tutto ciò portò all'abbandono della terme di Atri, che diventarono un rudere invaso dalle erbacce.
Intanto ad Atri si era diffuso il Cristianesimo e c'era bisogno di un luogo di culto, che fu costruito sulle rovine delle terme romane, utilizzando i materiali di questo per la costruzione: nacque così l'Ecclesia de Hatria.
Questa chiesa, eretta probabilmente nel IX secolo, era piuttosto piccola e se ne ha menzione per la prima volta in un documento di Ottone I (958), che però non precisa l'ubicazione: è abbastanza facile pensare che occupasse l'area dell'attuale duomo.
La comunità crebbe e nell'XI secolo, demolita quella precedente, fu costruita una chiesa grande come l'attuale duomo, ma più bassa e a cinque navate (i resti della suddetta chiesa si ammirano ancor'oggi all'interno della concattedrale) che si arricchì di opere d'arte, andate però perdute (tranne un frammento di ambone oggi al Museo Capitolare di Atri e l'altare).
La nuova chiesa fu consacrata a Sancta Maria de Atria (Santa Maria di Atri) e poi a Santa Maria Assunta, citata nella bolla di papa Innocenzo II e affidata ai monaci cistercensi che costruirono il convento.
Un'interessante notizia sull'edificio di culto dell'XI secolo è tramandata da Anton Ludovico Antinori nei suoi Annali: nel 1102 sarebbe stata fusa l'antica ed unica campana di quella chiesa, poi andata distrutta nel XVIII secolo[2].
Per un certo periodo nessuno più parla della chiesa: forse fu distrutta da Roberto di Loretello, che nel 1153 distrusse Teramo e forse anche Atri, ma nessun documento dell'epoca parla di una distruzione della città né da parte di Roberto di Loretello, né da parte di qualche altro condottiero o signore.
Tra il XII e il XIII secolo molti personaggi importanti citano la chiesa nei loro documenti o bolle: i papi Alessandro III (1177), Lucio III (1181), Clemente III (1189), Celestino III (1194), Innocenzo III (1198); gli imperatori Enrico VI (1195) e Federico II (1200 e 1221).
Nel 1223 la chiesa fu ricostruita seguendo le forme della chiesa precedente e fu consacrata lo stesso anno alla presenza di tutti i prelati abruzzesi.
Intanto, durante le guerre tra guelfi e ghibellini, Atri parteggiò all'inizio per i ghibellini, ma poi fino alla fine delle lotte si schierò dalla parte guelfa, che vinse.
Come premio per la sua fedeltà al papa, Innocenzo IV (su consiglio del cardinal Capoccio che fece diventare Atri anche libero comune) eresse la diocesi di Atri che si estendeva dal fiume Tronto fino al Fino, occupando quindi tutta l'attuale provincia di Teramo.
Le diocesi vicine però si ribellarono e l'anno dopo, il 1252, il Papa ridusse il territorio (stabilendo i confini tra il Vomano e il Piomba) e sempre nello stesso anno fu unita alla diocesi di Penne (diocesi di Atri-Penne), mantenendo la sua posizione di sede vescovile.
Intanto, ovviamente, la chiesa di Santa Maria era stata elevata a cattedrale e ai cistercensi subentrarono i canonici del capitolo della cattedrale. I canonici si accorsero subito che la chiesa minacciava di crollare perché le colonne progettate dall'architetto Leonardo di Cristoforo nella ricostruzione del 1223 erano troppo esili e reggevano archi troppo ampi. Si procedette quindi alla ricostruzione, che iniziò a tutti gli effetti intorno al 1260 e furono chiamati come architetti due artisti locali molto celebri in regione: Raimondo del Poggio e Rainaldo d'Atri, i fondatori della scuola atriana, una corrente artistica che continua ancor oggi. I due architetti finirono la ricostruzione nelle sue linee essenziali (facciata, fiancate, interno) nel 1284, realizzando una chiesa più alta rispetto alla precedente e a tre navate, sostituendo le esili colonne con pesanti pilastri ottagonali: la chiesa fu quindi consacrata e le venne date il titolo ufficiale di "Santa Maria Assunta".
Dal Trecento fino agli inizi del Seicento la chiesa si dotò di preziosissime opere d'arte, grazie anche al mecenatismo degli Acquaviva (duchi di Atri) e dei vescovi, alcune famose, come per esempio il campanile (iniziato nel 1305 ma concluso solo nel 1502) e le Storie di Cristo e Maria nel presbiterio (coro dei canonici) realizzate tra il 1460 e il 1470 e gli Evangelisti (1481) sulla volta del presbiterio realizzate tutti e due dal celebre pittore Andrea De Litio, il massimo esponente del Rinascimento in Abruzzo.
Nel 1824 il vescovo Domenico Ricciardoni volle alcune piccole volte nella navata centrale; lo stesso vescovo fece fare importanti lavori al tetto, da dove entrava acqua, a tutta la chiesa e agli affreschi. Un avvenimento molto importante fu quando, il 19 febbraio 1899, la cattedrale di Atri fu dichiarata monumento nazionale.
Dal 1954 al 1964 furono realizzati imponenti lavori di restauro diretti dall'architetto Guglielmo Mathiae, che diedero alla chiesa l'aspetto attuale: venne rifatto tutto il pavimento; per rendere visibili le finestre romaniche dietro il coro e la facciata posteriore, vennero abbattuti la cappella dell'Assunta, la sagrestia e un altro locale annesso (tutte le opere d'arte contenute in questi due ultime stanze furono spostate al Museo Capitolare); l'altare di sant'Anna (la cappella Acquaviva) che si trovava accanto all'altare dell'Assunta non fu distrutto ma smontato e poi rimontato sulla controfacciata; vennero eliminati alcuni altari barocchi ormai divorati dalla tarme (tranne quello degli Arlini); fu distrutta la tomba del beato Nicola (il cui culto però non venne mai approvato dalla Chiesa) con la conseguente perdita del corpo; si demolirono le volte della navata centrale e sostituito con un tetto di cemento rivestito di legno; la cappella del Santissimo Sacramento fu spostata e al suo posto vi fu collocato l'altare dei Corvi che prima si trovava in un'altra zona della chiesa.
Inoltre, per rendere visibili i mosaici romani delle antiche terme fu rialzato il presbiterio e furono posate delle lastre di vetro; il baldacchino di Carlo Riccione, che si trovava sopra l'altare, fu smontato perché oscurava la vista degli affreschi e rimontato nell'annessa chiesa di santa Reparata. Durante questi restauri furono anche scoperti i resti dell'antica chiesa di Sancta Maria de Atria. I lavori interessarono anche il Museo Capitolare, con il riallestimento e il restauro di tutte le sale e la ricostruzione degli archi del lato nord che erano stati chiusi nel XIX secolo. I lavori si conclusero il 12 settembre 1964, quando la cattedrale fu elevata a basilica minore da papa Paolo VI e riaperta il 15 novembre dello stesso anno alla presenza del cardinal Cento.
Il 30 giugno 1985 ha avuto la visita di Papa Giovanni Paolo II, in visita alla diocesi, celebrando la messa alla presenza di migliaia di persone provenienti da tutto l'Abruzzo.
Il 30 settembre 1986 in seguito alla plena unione delle diocesi di Teramo e di Atri, la chiesa di Santa Maria Assunta cessò di essere cattedrale per divenire concattedrale.
Durante i restauri furono commessi due errori: fu distrutto l'organo antico sostituendolo con uno moderno e non furono posti dei giunti di dilatazione sul pavimento. Proprio quest'ultimo errore fece sì che quarant'anni dopo si verificassero gli scoppi del pavimento e così la chiesa fu chiusa di nuovo dal 2003 al 2008 per effettuare i lavori di restauro; la riapertura al culto avvenne il 21 dicembre 2008.
Durante questi ultimi restauri fu rifatta la pavimentazione con lastre in cotto e travertino che imitano i colori delle colonne; sotto il pavimento è stato inserito un sistema di riscaldamento per i mesi freddi; sono state sostituite le lastre di vetro, rifatti gli intonaci, restaurate tutte le opere d'arte presenti. Il campanile subì un importante restauro tra il 1996 e il 1999: durante un temporale un fulmine colpì la "palla" con la croce che si trova in cima alla torre, squarciandola e facendola pendere pericolosamente; anche la parte terminale del campanile presentava danni. I lavori di restauro interessarono tutta la parte superiore del campanile; la palla fu sostituita con una uguale ma che funge anche da parafulmine: quella antica si trova oggi nel chiostro della concattedrale (incluso nella visita al Museo Capitolare) e si nota subito lo squarcio provocato dal fulmine. Nel terremoto dell'Aquila del 2009 la chiesa è stata chiusa per due giorni per effettuare controlli: si sono riscontrate delle piccole cadute di intonaco nella navata sinistra, in prossimità del campanile, ma la stabilità di tutta la struttura non è stata compromessa, quindi la concattedrale è stata riaperta ma per precauzione è stata transennata la navata sinistra che rimase chiusa al pubblico fino agli inizi di giugno del 2009.
In seguito al terremoto dell'agosto 2016 la basilica è stata chiusa per effettuare dei lavori di restauro. È stata riaperta il 14 agosto 2018, in occasione e permettendo nuovamente il tradizionale rito dell’apertura della Porta Santa[3].
La facciata, maestosa ed imponente, si affaccia su piazza Duomo. Anticamente aveva una cuspide, che crollò durante un terremoto il 17 settembre 1563, alle ore 16.00; la cuspide non venne mai più ricostruita. Realizzata in pietra d'Istria come tutto l'esterno della chiesa, la facciata presenta al centro lo splendido portale realizzato da Raimondo del Poggio e Rainaldo d'Atri tra il 1288 e il 1305. Ricco di colonne, capitelli e con la raffigurazione di due fiere, il portale è un importante esempio di gotico in Abruzzo: soprattutto dopo il restauro effettuato tra il 2003 e il 2008 si può ammirare in tutta la sua bellezza. La lunetta fu dipinta nel XVI secolo con un affresco raffigurante L'Assunzione di Maria , un tempo attribuito erroneamente ad Andrea De Litio. Alla destra del portale si ammirano quei pochissimi resti di un affresco gigantesco raffigurante san Cristoforo (XIII secolo): nel Medioevo in molte chiese era uso apporre immagini gigantesche di questo santo, patrono dei viaggiatori e dei pellegrini. si credeva che vedere una sua immagine anche da lontano assicurasse protezione durante il viaggio o pellegrinaggio.
Sopra il portale si trova un magnifico rosone a ruota di 12 raggi, uno dei più pregiati d'Abruzzo: l'autore è ignoto. Sopra il rosone, ancora, una nicchia contiene una statua della Madonna con Bambino in trono realizzata in marmo alla fine del Duecento: l'autore è ignoto, forse un artista della Scuola atriana, ma la scultura presenta alcuni riferimenti alla scultura gotica dell'epoca, soprattutto ad Arnolfo di Cambio. Alla sommità della facciata sorgeva la cuspide: crollata nel 1563, non venne più ricostruita ma sostituita con una decorazione che consiste in una serie di archetti, in stile rinascimentale.
Il lato destro, affacciato su via Andrea De Litio e preceduto da un ampio marciapiede con alcune panchine e piccoli alberi, fronteggia il palazzo vescovile e il seminario; in fondo al lato destro sorge la chiesa di Santa Reparata (Atri), che è annessa alla concattedrale ma è una chiesa a sé stante. Vi si trovano tre portali; il primo fu realizzato da Rainaldo d'Atri nel 1305 ed è in stile gotico con una ricca ornamentazione a traforo, a terminazione cuspidale. L'affresco, raffigurante L'Incoronazione di Maria fu eseguito tra il 1200 e il 1300 da un ignoto artista legato ai modi di Cimabue che è anche l'autore degli affreschi che si trovano negli altri due portali: questo pittore è stato chiamato Maestro delle lunette di Atri. Il primo portale gode del privilegio di essere una Porta Santa. La concattedrale di Atri è una delle sette chiese al mondo ad avere una Porta Santa e la correlata indulgenza plenaria. Nel 1295 si ha menzione della Porta Santa di Atri, che era stata istituita in quel periodo: si pensa quindi che in origine vi dovesse essere un piccolo portale poi sostituito con l'attuale nel 1305. Non sappiamo con sicurezza quale papa concesse questo privilegio, forse Celestino V (la cui madre era di Atri) o Bonifacio VIII (che nel 1295 era già salito al soglio pontificio); ancora oggi la Porta Santa viene solennemente aperta alla presenza di migliaia di persone il 14 agosto e chiusa 8 giorni dopo, il 22 agosto, sempre alla presenza del vescovo.
Segue, dopo la Porta Santa, il secondo portale, che generalmente è sempre aperto negli orari di visita della concattedrale per permettere la visita (il portone centrale viene aperto in occasione delle messe e delle processione che da qui escono). Questo portale fu realizzato nel 1288 da Raimondo del Poggio e si trova inserito tra due lesene. Ai lati due sculture raffiguranti leoni di stile ancora romanico; vi sono anche l'Agnello crucifero (simbolo di Gesù) e lo stemma degli Angioini, la casa regnante all'epoca nel Regno di Napoli. L'affresco della lunetta, abbastanza sbiadito e rovinato, raffigura la Madonna con Bambino tra due santi ed è opera del Maestro delle lunette di Atri.
Il terzo e ultimo portale, in prossimità della chiesa di santa Reparata, è aperto solo in casi eccezionali. Fu realizzato da Raimondo del Poggio nel 1302 in stile gotico e presenta ricchissime decorazioni, esempio della maestria di Rainaldo e Raimondo e soprattutto di quest'ultimo: interessanti le due sculture ai lati del portale, raffiguranti due leoni: uno ghermisce la preda, pacifica, l'altra è strepitante e sta per partire all'attacco; la lunetta presenta un affresco (che fra quelli dei portali sul lato destro, è il meglio conservato) raffigurante La Madonna con Bambino tra i santi Giacomo e Giovanni del Maestro delle lunette di Atri. Tutti e tre i portali sono stati splendidamente restaurati.
Sul lato destro si affacciano molte finestre con le vetrate del Duecento: queste finestre si differenziano da quelle dell'epoca perché sono molto semplici, infatti il vetro non presenta nessuna decorazione.
La facciata posteriore del duomo si affaccia sul chiostro. La facciata posteriore presenta un impianto più romanico che gotico, infatti è a saliente e inoltre vi sono alcune finestre romaniche dell'XI-XII secolo. Davanti alla facciata posteriore si trova un largo vuoto con tanto di balconata: questo largo era un tempo occupato dalla sagrestia e dall'altro locale annesso, demoliti nei restauri del 1954-1964 per lasciar vedere le finestre romaniche. In alto, in cima alla facciata posteriore, si trova una finestra tonda che dà luce al presbiterio all'interno, oltre alle altre due piccole finestre.
Rispetto al lato destro, che si affaccia su un'ampia via e che è quindi visibile in tutta la sua lunghezza, il lato sinistro affaccia sui vicoli di Atri e su largo dei Faugni ed è "soffocato" anche dai locali della sagrestia dei canonici e dell'antisagrestia che gli sorgono accanto e perciò sembra che sia molto più corto del lato destro. Sul lato sinistro ci sono due recenti vetrate decorate con santi che danno luce all'antisagrestia e uno dei 3 ingressi del Museo Capitolare; ma il lato sinistro sarebbe anonimo se non vi fosse la presenza del campanile, che è visibile nella sua interezza solo dal lato sinistro. Il campanile, con i suoi quasi 64 metri d'altezza, svetta sui tetti e sugli altri campanili della città e non solo, essendo visibile anche di notte (grazie a sofisticate illuminazioni) fino alle valle circostanti. Inoltre, raggiungendo i quasi 64 metri d'altezza, è il campanile e anche la torre più alta dell'Abruzzo.
Il campanile, a pianta quadrata, fu iniziato forse nel 1264 in sostituzione di uno a vela; nel 1305 Rainaldo d'Atri concluse la costruzione fino alla cella con le campane. Nel 1502 Antonio da Lodi, un architetto lombardo che riscosse un gran successo in regione (realizzando campanili simili, per non dire uguali, a quello di Atri), terminò l'opera aggiungendo la parte superiore con l'ottagono cuspidato e la palla (di cui si è già parlato). Interessante la decorazione della parte superiore, fatta soprattutto di formelle di ceramica dipinta provenienti dalle prime botteghe ceramiche di Castelli. È abbastanza facile riconoscere la parte eseguita da Rainaldo da quella aggiunta poi da Antonio da Lodi: la prima è più chiara, la seconda presenta toni più scuri. La cella campanaria ha ben 7 campane, ognuna con nome diverso e con un'iscrizione che le contraddistinguono: il campanone, la mare, la sole, la vure, le cincipà (due campane chiamate precisamente la cima e la cinciarella), la parrocchiale. Si può salire sul campanile dall'interno della chiesa (previa autorizzazione) tramite una serie di 147 gradini all'interno della costruzione e affacciarsi anche sulle varie aperture e finestre: durante giornate limpide e con un buon cannocchiale, si possono arrivare a vedere le Alpi Dinariche.
fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Basilica_di_Santa_Maria_Assunta_(Atri)_-_esterno