L'Insigne Collegiata Abbazia Mitrata di Sant'Andrea Apostolo è il principale luogo di culto cattolico della città di Carrara, in provincia di Massa e Carrara, nel territorio della diocesi di Massa Carrara-Pontremoli.
L'Insigne Collegiata, dedicata a Sant'Andrea, (in alcuni testi si trova anche Santa Maria, come è il nome della vicina strada e anche quello dell'antica Cattedrale di Luni) risale al secolo XI. Dell'antica Ecclesia Sancti Andree de Carraria, menzionata già nel 1035, l'unica testimonianza rimastaci è un bassorilievo erratico. Il primo ampliamento, probabilmente connesso con l'elevazione a pieve battesimale nel 1093, è ben identificabile nell'edificio attuale.
Il primo ordine della facciata e il fianco fino a poco oltre il portale laterale di San Giovanni[Quale?], caratterizzati da paramento bicromo includente tarsie marmoree geometriche, sono infatti databili entro la prima metà del XII secolo per la presenza di numerosi richiami neo-antichi nei capitelli e nell'architrave che riconducono a stilemi pisani diffusi anche in Liguria e per la strettissima affinità del portale laterale con quello del duomo di Genova realizzato entro il 1142. La facciata, sia per quanto riguarda gli archetti rampanti sia per i particolari dell'ornato scultoreo, somiglia molto a quella della Chiesa di Santa Caterina d'Alessandria (Pisa) (terminata nel 1326), dove lavorarono gli scultori Andrea e Nino Pisano. Anche il riquadro che racchiude il rosone è coevo.
Le sculture del portale maggiore e dei capitelli delle prime tre campate dell'interno sono state riconosciute ad una maestranza parmense, in particolare al grande maestro contemporaneo di Wiligelmo che lavorò all'interno del duomo di Parma, A conferma della datazione precoce di questa prima fase costruttiva sono state segnalate le consonanze con le decorazioni di alcune chiese della Corsica edificate entro il secondo decennio del XII secolo, il che non stupisce se si considera che l'isola era dominata all'epoca dagli Obertenghi, marchesi della Liguria orientale e in particolare dal ramo Massa-Corsica della casata.
Nel 1151 la chiesa passò sotto la giurisdizione dei Canonici regolari di San Frediano di Lucca e nella seconda fase costruttiva, già molto avanzata nel 1235 quando è documentata l'esistenza dell'abside, sono riconoscibili forti tangenze con l'architettura lucchese coeva. Nella prosecuzione del fianco non più bicromo, nei capitelli corinzi e compositi dell'interno, nelle monofore archiacute decorate nello sguancio con motivi foliacei, figure umane e animali è infatti individuabile il recupero di forme e decorazioni classiche e paleocristiane evidentemente desunto da Lucca, anche se qui tradotto con accenti più marcatamente lombardo.
La Collegiata fu costruita utilizzando il marmo come cassaforma a perdere (contenente muratura informe di pietra) con superficie in vista lavorata a scalpello (seguendo la tecnica romana continuata poi nel romanico) e fu in seguito rimaneggiato ed ampliato con elementi di stile gotico. La primitiva chiesa romanica fu infatti allungata, in epoca tardo medievale, dal lato opposto dell'abside.
La pianta è rettangolare con tre navate e abside semicircolare. La facciata, realizzata nella seconda metà del Trecento, è caratterizzata da una bicromia (fasce di marmo bianco lunense e nero di Colonnata) tipica delle chiese pisane. Il portale principale della facciata è incorniciato da un archivolto decorato da raffigurazioni tratte dai bestiari, ed è sormontato da un grande ed elegante rosone gotico composto da colonnine radiali, una diversa dall'altra, che partono dal mozzo della ruota architettonica.
La torre campanaria, separata dalla chiesa, è alta 33 metri e fu realizzata, nel Trecento, sopra un preesistente torrione. Essa ha l'aspetto di altri coevi campanili che si trovano nell'Italia nord-occidentale ed in Liguria (a Genova se ne trovano più esempi) il più prossimo dei quali presso la Basilica dei Fieschi a Lavagna.
All'interno della cella campanaria si trova un concerto di 4 campane.
La prima per dimensioni, detta "Campanone" è la più grande per dimensioni e peso di tutta la diocesi; dal 1888 portava incisa questa iscrizione: “Abbattendo la tirannide questo bronzo squillante al popolo annunziò la libertà e delle vinte pugne la novella auspice Vittorio Emanuele e Garibaldi”.
Il 4 Novembre 1918, al termine della Prima Guerra Mondiale, suonata con irresistibile foga dal popolo, fu gravemente incrinata. Tolta, rifusa e collocata di nuovo nella sua sede nel 1923 ha la seguente dicitura, dettata dalla poetessa Cecilia Caro: “squillando pei cieli infiniti il Cantico dei Cantici, la Vittoria d’Italia, prigione contro il bronzo, si spezzo la mia voce. Or, nuova, nel bronzo rifuso, la Morte e la Vita e i Sacri Misteri e il Vincolo Santo fratelli, e la Pace vi canto”.
La seconda campana che per volume viene dopo il “Campanone”, porta ancora la data del 1888 e l’iscrizione: “Il popolo invitiamo – a feste ed a mestizie per glorificare – della Religione i Martiri e per quei che fur – onorare e commemorare – possa durare fin che il mondo dura”.
La terza campana, rifusa nel 1928 ha questa dicitura: “E nella gioia e nel dolore rappresenterò sempre il sentimento del nostro Popolo – 1928”.
La quarta campana, la più piccola, porta incisa l’iscrizione: Laudo – Voco – Nunc – Ploro- A.D. MDCCCXXV – Arceo – Festa – Decoro” .
Nel 1926 fu rifusa, ma conservò l’antica iscrizione.
Dalle feste natalizie del 1966 le campane del Duomo sono state azionate elettricamente, e dall'ottobre dell’anno 2003 l’impianto di automazione è stato revisionato e riammodernato.
In un vano subito sotto la cella campanaria, sulla sommità della torre del Duomo millenario di Carrara, chiuso da una porta a due battenti, è ancora racchiuso l’antico orologio meccanico con movimento a contrappesi. Fu Pellegrino Rossi a donare nel 1820 l’allora perfetto e complesso orologio alla cittadinanza. Il sistema, totalmente meccanico e basato sulla forza impressa dal peso di tre grandi contrappesi in marmo bianco è di origine svizzera.
Pellegrino Rossi portò sempre nel cuore la sua città e non dimenticò mai le proprie origini apuane al punto da donare alla sua Carrara un orologio per la torre del Duomo cittadino.
Il preciso e sofisticato complesso meccanico è costituito da una serie di ruote dentate di diverse dimensioni collegate a tre argani ai quali sono avvolti i cavi dei grandi pesi in marmo che garantivano il movimento continuo e armonico del notevole pendolo che scandiva il trascorrere del tempo.
I tre grandi contrappesi di diverse decine di chili venivano periodicamente riportati alla sommità della torre campanaria dal tecnico addetto alla manutenzione che, tramite una manovella, riavvolgeva i cavi facendo così risalire i pesi.
All’orologio, tramite un elaborato sistema meccanico, erano collegati i martelli percussori che battevano le ore e le mezzore sulle campane sovrastanti. Purtroppo questa parte dell’orologio è stata smontata per far posto ai motori e agli elettro-percussori necessari per l’automazione delle campane.
fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Duomo_di_Carrara