La certosa di Trisulti è un monastero che si trova nel comune di Collepardo, in provincia di Frosinone, collocata tra boschi di querce, nella cosiddetta Selva d'Ecio, alle falde del monte Rotonaria (Monti Ernici), a 825 m di altitudine e a 6 km a nord-est del centro abitato. Fu riconosciuta monumento nazionale con Decreto ministeriale del 17 luglio 1879.
Dal dicembre 2014 il Ministero per i beni e le attività culturali la gestisce tramite il Polo museale del Lazio, nel dicembre 2019 divenuto Direzione regionale Musei.
Una prima abbazia benedettina fu fondata nel 996 da san Domenico di Sora: di essa restano alcuni ruderi a poca distanza dall'odierno complesso. L'abbazia attuale fu costruita nel 1204 nei pressi della precedente, ma in un sito più accessibile, per volere di papa Innocenzo III dei conti di Segni e fu assegnata ai Certosini. La chiesa abbaziale di San Bartolomeo fu consacrata nel 1211.
Il nome Trisulti deriva dal latino tres saltibus che è il nome con cui veniva chiamato un castello del XII secolo gestito dai Colonna e che dominava i tre valichi (i "salti") che immettevano rispettivamente verso l'Abruzzo, verso Roma e verso l'area meridionale dello Stato della Chiesa. Tale castello è andato distrutto, ne rimangono alcune rovine. In seguito il nome si estese a tutta la zona situata su tre appendici (tres saltibus) del monte Rotonaria.
Il complesso nel corso dei secoli è stato ampliato e modificato più volte, e si presenta attualmente con forme essenzialmente barocche. Nel 1947 è passato alla Congregazione dei Cistercensi di Casamari.
Per entrare nella certosa, racchiusa da mura, bisogna varcare il grande portale sormontato da un busto di San Bartolomeo, opera di Jacopo Lo Duca, allievo di Michelangelo Buonarroti. Sopra di esso si apre una caditoia che rievoca lotte di altri tempi.
Nel piazzale principale si trovano l'antica foresteria romanico-gotica detta "palazzo di Innocenzo III", che si caratterizza per il portico e la terrazza e che ospita un'antica biblioteca (36.000 volumi), e la chiesa di San Bartolomeo.
La chiesa è dedicata alla Vergine Assunta, a san Bartolomeo e al fondatore dei certosini san Bruno ed è stata più volte rimaneggiata, cosicché all'originaria struttura gotica si è sovrapposto un impianto decorativo barocco; la facciata è del 1798 ed è stata realizzata dall'architetto Paolo Posi.
L'interno è suddiviso da un'iconostasi in due parti: quella dei conversi e quella dei padri, conformemente alla tradizione certosina. Alla base dell'iconostasi trovano posto i resti di due martiri cristiani, in seguito vestiti da cavalieri. Notevoli i due cori lignei: uno, del 1564, è opera del certosino Mastro Iacobo, mentre l'altro è stato realizzato nel 1688 per opera del certosino fratello Stefano. Nella chiesa sono conservate pregevoli opere pittoriche di Filippo Balbi, tra cui un dipinto sulla strage degli innocenti.
Gli affreschi della volta, raffiguranti una Gloria del Paradiso, sono stati realizzati da Giuseppe Caci nel 1683; sua è anche la pala d'altare che raffigura una Madonna in trono con il Bambino e i santi Bartolomeo e Bruno.
L'antica farmacia del monastero, del XVIII secolo, è costituita da vari ambienti su due livelli; è decorata con realistici trompe-l'œil di ispirazione pompeiana e presenta arredi settecenteschi. Segue lo stile pompeiano in voga sul finire del Settecento anche la decorazione della volta a crociera della sala principale, realizzata da Giacomo Manco. Il salotto d'attesa è detto salottino del Balbi: anch'esso è stato decorato — in maniera molto originale — dal pittore napoletano; il dipinto che ritrae il monaco Benedetto Ricciardi, all'epoca direttore della farmacia, si distingue per l'elevato realismo e la complessa costruzione prospettica.
Nella farmacia si possono vedere i vasi in cui erano conservate le erbe medicamentose e i veleni estratti dai serpenti.
Interessante il giardino antistante la farmacia in cui le siepi di bosso ripropongono forme animali: un tempo era l'orto botanico.
fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Certosa_di_Trisulti