Il campanile di Giotto è la torre campanaria di Santa Maria del Fiore, la cattedrale di Firenze, e si trova in piazza del Duomo.
Le sue fondamenta furono scavate attorno al 1298 all'inizio del cantiere della nuova cattedrale, quando capomastro era Arnolfo di Cambio. Nel 1334 Giotto di Bondone subentrò nell'incarico di capomastro. Vasari, nella “Vita di Giotto” riferisce del suo arrivo «l'anno 1334 a dì 9 di luglio, al campanile di S. Maria del Fiore» quando iniziò ad occuparsi subito della costruzione del primo piano del campanile disinteressandosi - secondo quanto sostiene una leggenda - del cantiere della basilica.
La posizione inusuale del campanile, allineato con la facciata, riflette la volontà di conferirgli una grande importanza come segno di forte verticalità al centro della Insula Episcopalis, oltre probabilmente alla necessità pratica di liberare la visuale della zona absidale per la grande cupola, prevista sin dal progetto arnolfiano. Giotto fornì un progetto originale del campanile, con una terminazione a cuspide piramidale alta 50 braccia fiorentine (circa 30 metri), secondo cui l'elevazione totale sarebbe dovuta essere di 110-115 metri circa. Un disegno conservato nel Museo dell'Opera del Duomo di Siena è considerato da alcuni studiosi ispirato a questo progetto.
Tuttora l'altezza del campanile visitabile al pubblico è di 82 metri e il numero degli scalini per salire sulla sommità è 414.
l campanile ospita 12 campane: 5 antiche dismesse più un concerto di sette per il servizio liturgico. Le 5 campane dismesse sono le più antiche del precedente concerto di 7 campane (di cui facevano parte anche le due maggiori odierne). Nel 1956 il capitolo della Cattedrale decise di rifare il castello ligneo ed in quell'occasione la fonderia Barigozzi realizzò le 5 campane minori del nuovo concerto. Le 5 campane antiche furono dismesse. La maggiore, detta l'Apostolica, realizzata nel 1405 da un fonditore di Cortona (AR), pesante libbre 5000, si è oggi sul pavimento della cella campanaria. Le 4 campane minori, ossia la "Beona" del peso di libbre 2760, la campana di terza "Maria Anna" di libbre 2152, la campana piccola, realizzata nel 1513, di 1400 libbre ed infine la campana più piccola che risale al 1514 di libbre 1000, con l'antica inceppatura lignea, sono state installate in alto nei finestroni.
L'impronta giottesca è soprattutto evidente nel pittoricismo del raffinatissimo rivestimento in marmi bianchi (provenienti dalle cave di Campiglia Marittima e Pietrasanta), verdi (serpentino di Prato) e rossi (Monsummano Terme, Siena, Stazzema), e soprattutto nel grandioso ciclo figurativo che adorna il basamento del campanile: una serie di raffigurazioni che accomunano il campanile ad altre grandi imprese della scultura figurativa come i portali delle cattedrali romaniche e gotiche (Arles, Fidenza, Chartres, Orvieto), ma i confronti più stringenti si possono fare con i rilievi della Fontana Maggiore a Perugia (1275-1278) opera di Nicola e Giovanni Pisano e quelli del Battistero di Parma col celebre zooforo di Benedetto Antelami (1216 circa).
Anche se la critica non ha riconosciuto con certezza la mano del maestro in alcuno dei rilievi, non si può mettere in dubbio la sua partecipazione alla stesura del programma iconografico.
Alla morte di Giotto nel 1337 solo il primo dado era compiuto, e già si erano evidenziate le carenze strutturali del progetto: l'anonimo autore di un Commentario alla Divina Commedia del XIV secolo riferisce la leggenda che Giotto fosse morto di dolore per avere dato al campanile poco ceppo da pie'... .
In effetti, i più recenti rilievi effettuati sul campanile proverebbero che il progetto iniziale prevedeva uno spessore murario alla base di 1,60 metri, che non avrebbe consentito alla torre di raggiungere l'altezza prevista. Al di sopra del primo livello, inoltre, Giotto aveva fatto eseguire una risega (arretramento della faccia esterna dei muri) di ben 24 centimetri che restringeva lo spessore dei muri di quasi mezzo metro. In più, la scala di accesso ai piani superiori non era prevista - come normalmente avviene - a sbalzo nel pozzo centrale della struttura, ma scavata al centro delle muraglie, soluzione che permetteva sì di ottenere una serie di locali di grande dimensione e ben sfruttabili, ma che indeboliva ulteriormente il basamento.
Giotto rimase a capo del cantiere fino alla sua morte, nel 1337. Giorgio Vasari menziona il pittore Taddeo Gaddi come suo immediato successore, che alcuni ritengono abbia diretto l'ispessimento delle mura all'interno del primo ripiano; tuttavia nei documenti dell'Opera del Duomo l'unico successore documentato è Andrea Pisano, che già aveva collaborato all'arredo decorativo del campanile.
Andrea Pisano proseguì i lavori, modificando il disegno all'esterno con l'aggiunta di due lesene per faccia, nell'intento di rimediare alla diminuzione di spessore dovuta alla risega. Tra le lesene avrebbe dovuto probabilmente aprirsi una monofora (come si vede nel disegno dell'Opera del Duomo di Siena), per dare luce alla sala di rappresentanza al primo piano.
Inoltre le due sale sovrapposte a quella al piano terra furono eseguite in falso, cioè non appoggiando sulle murature ma sulle volte della sala sottostante, permettendo di guadagnare preziosi centimetri di spessore murario dall'interno. La modifica strutturale funzionò egregiamente, in quanto il campanile poté raggiungere i previsti 85 metri senza ulteriori problemi. Unici inconvenienti rimasero l'angustia del vano alla base del campanile e l'irregolarità delle finestre. Andrea Pisano diresse il cantiere dal 1337 al 1348. Nella parte costruita sotto la sua direzione, il campanile presenta una serie di nicchie ogivali per un ciclo di sculture a tutto tondo, meglio visibili dal basso rispetto ai bassorilievi.
Un accenno oscuro di Antonio Pucci, rimatore del '300, riferisce che Andrea Pisano perse l'incarico di capomastro a causa degli errori da lui commessi nel secondo livello del campanile. Non è molto chiaro quanto questo accenno sia credibile, né vi è accordo su quali sarebbero stati gli errori imputatigli; probabilmente, durante la conduzione dei lavori da parte di Andrea Pisano, si rese necessario ricorrere a dei compromessi per continuare la costruzione nonostante i difetti del piano originale.
Il problema proveniva dalla necessità di due diverse scale. Mentre una scala serviva a raggiungere la cella campanaria e la cima del campanile, la seconda scala era riservata all'accesso alle tre grandi sale, di cui quella a terreno e quella del primo piano dovevano servire ad usi di rappresentanza, sale che vantano rifiniture di alto livello, volte a costoloni impostati su colonnine angolari e chiavi di volta decorate (a piano terra coll'Agnus Dei, stemma dell'Opera del Duomo, al primo piano col Giglio araldico di Firenze).
Inevitabilmente, le due scale avrebbero dovuto evitare di incrociarsi e dovevano quindi seguire percorsi complicati: inoltre, preoccupava lo svuotamento delle muraglie, che poteva indebolire le pareti.
Il punto di maggior complessità si trova proprio all'altezza del secondo dado del campanile: Andrea riuscì a condurre entrambe le scalinate, ma per farlo dovette sacrificare le finestre che avrebbero fornito luce alla sala del primo piano. Infatti invece della progettata monofora, dovette accontentarsi di due prese di luce ridotte e irregolari. All'esterno le aperture non sarebbero apparse simmetriche e così Andrea dovette ricorrere a un artificio, riducendo la progettata monofora nello spazio tra le lesene a una sottile striscia (coperta con una grata traforata in marmo), e riempiendo lo spazio non usato con altre due nicchie ogivali lievemente (particolare rivelatore) più strette delle altre.
Il campanile, dopo l'interruzione dei lavori dovuti alla Peste nera, fu terminato nel 1359 da Francesco Talenti, che poté portare più agevolmente a termine l'opera non avendo più da risolvere complessi problemi di statica, risolti bene o male dal suo predecessore. Francesco però diede prova di grande abilità, organizzando la costruzione come quattro massicci pilastri angolari collegati da diaframmi murari relativamente sottili in cui si aprono le grandi finestre.
Ora era necessario un solo vano scale, e si poté usare un solo pilastro alla volta, scavandovi una scala ad elica per scavalcare i finestroni (l'elica è doppia nell'ultimo piano per passare sopra all'altissima trifora). A lui si devono tre piani: i due più bassi con un caratteristico motivo di bifore accoppiate, forse di origine senese; l'ultimo con la cella campanaria aperta da enormi trifore con timpano.
Al di sopra della cella fu eseguita una piattaforma aggettante con una ricca balaustra in luogo della cuspide prevista nel progetto giottesco: Vasari crede che questa scelta fu dettata da una precoce reazione contro il gusto gotico.
Particolare curioso, nel rivestimento marmoreo dell'ultimo piano furono impiegate lastre di marmo bianco con motivi a tarsia di sapore romanico, forse pezzi di reimpiego provenienti dal cantiere del Battistero. Francesco inoltre si sposò più avanti con la figlia di Giotto proprio nella chiesa di fianco al campanile.
Peculiare del campanile è la ricchissima decorazione scultorea, un complesso programma iconografico a cui parteciparono alcuni tra i migliori scultori presenti a Firenze. Tutte queste opere che insieme costituiscono uno dei più completi cicli figurativi del Medioevo sono oggi stati sostituite con copie (gli originali si conservano nel Museo dell'Opera del Duomo).
L'attribuzione dei bassorilievi è tuttora oggetto di discussione, tuttavia si considera come ampiamente condivisa l'opinione che i disegni possono essere scaturiti da un'idea programmatica di Giotto, mentre l'esecuzione (1337-1341) fu affidata ad Andrea Pisano e alla sua bottega: tra i collaboratori emergono le figure del figlio Nino Pisano, di Gino Micheli da Castello, Alberto Arnoldi, Maso di Banco e dei cosiddetti Maestro dell'Armatura e Maestro di Saturno; cinque formelle sono da attribuirsi all'intervento più tardo di Luca della Robbia (1437-39).
Audioguida Campanile di Giotto - tratta da Wikipedia