La basilica della Santissima Annunziata è il principale santuario mariano di Firenze, casa madre dell'ordine servita. La chiesa è collocata nell'omonima piazza nella parte nord-est del centro cittadino, vicino allo Spedale degli Innocenti ed è stata per secoli al centro della vita della città (per esempio il 25 marzo, in occasione del capodanno toscano).
Esisteva in questa zona, tradizionalmente dal 1081, un oratorio fondato ai tempi di Matilde di Canossa come ex-voto per la fine dell'assedio di Enrico IV e dedicato alla Madonna. Nel 1233 era pressoché abbandonato, e fu chiesto al vescovo Ardengo Trotti da sette giovani fiorentini che avevano avuto una doppia visione della Vergine piangente per le continue discordie cittadine, il 15 agosto e l'8 settembre di quell'anno. Con la dedica a Maria Addolorata, fondarono una compagnia, ritirandosi in penitenza e in preghiera su un monte ai limiti del Mugello detto "Asinario", oggi contratto in Montesenario, a 18 km a nord della città. La strada per tale romitorio passava proprio fuori dalla Porta di Balla che affacciava sull'attuale via de' Servi, e l'oratorio sul sito della futura basilica era particolarmente conveniente nei loro spostamenti.
Nel 1250 la compagnia, che intanto era stata rititolata popolarmente come dei Servi di Maria, pose la prima pietra per la costruzione di una più grande basilica. Questa prima chiesa, e il convento annesso, furono detti di Santa Maria dei Servi di Cafaggio, dai nomi dell'Ordine religioso e del luogo dove venne edificata, situato fuori delle mura di Firenze e della Porta di Balla. La prima notizia sicura sulla sua costruzione è un atto notarile del 17 marzo 1250 con il quale il vescovo di Siena Bonfiglio - la sede di Firenze era allora vacante - concesse ai frati di edificare una chiesa presso le mura, consegnando anche la prima pietra. La prima pietra fu evidentemente posta il 25 marzo 1250, festività dell'Annunciazione che in quell'anno cadeva il Venerdì Santo. L'anno dopo la chiesa era terminata almeno nelle strutture principali.
Nel 1252, secondo una leggenda, i Servi di Maria vollero far dipingere l'affresco della loro Vergine Gloriosa, l'Annunciazione, da un pittore chiamato Bartolomeo, che mise tutta la sua perizia per rappresentare degnamente la scena. Ma nonostante diversi tentativi, fu preso da sfiducia perché non riusciva a dipingere il volto della Vergine. Cadde così in una strana sonnolenza e al risveglio, per miracolo, il volto apparve già dipinto, completato da un angelo. L'affresco che nei tempi successivi darà il nome alla chiesa, tuttora conservato nella cappella dell'Annunziata, divenne presto oggetto di grande venerazione e di profonda devozione da parte dei fiorentini. Infatti nel 1255 il Comune di Firenze fece tracciare una strada, l'odierna via dei Servi, che dalla Porta di Balla conduceva a Santa Maria dei Servi, mentre i frati comperavano il terreno per creare la piazza (1299, grazie alla donazione da parte del Comune di 400 fiorini d'oro). Nel secolo successivo la chiesa e il convento vennero inclusi nella cinta muraria trecentesca.
Intorno al 1280 la chiesa doveva avere una pianta rettangolare, facciata a capanna volta a meridione e una piccola abside circolare. Verso la fine del secolo fu rifatto il pavimento e gli stalli del coro vennero intagliati dal maestro Guglielmo di Calabria. Altri maestri che lavorarono a Santa Maria dei Servi in questo periodo furono Datuccio dal Palagio, Daldo e il pittore Calandrino, che decorò l'occhio della chiesa. Nella prima metà del Trecento sono costruite varie cappelle e altari: S. Anna, San Biagio, San Martino della famiglia Guadagni, Sant'Iacopo, San Michele Arcangelo, Santa Maria del Purgatorio, Sant'Ansano e la SS. Annunziata. A metà del Trecento i maestri Neri di Fioravante e Giovanni di Fioravante ampliano la chiesa, creando una crociera e le cappelle di San Donnino dei Falconieri. Nel 1384 fra Andrea da Faenza, padre Generale dei Servi di Maria, affidò la direzione di altri lavori importanti all'architetto Antonio Pucci.
Il 18 ottobre 1444 fu posta la prima pietra della tribuna. Progettista e direttore dei lavori fu Michelozzo di Bartolommeo che costruì o restaurò anche la sagrestia, la cappella Villani, la cappella della Madonna, il Chiostrino dei Voti, l'oratorio di San Sebastiano e la parte sinistra della navata. I lavori durarono fino al 1453 e ripresero nel 1460 sotto la direzione di Antonio Manetti (sua è la parte centrale del porticato). A seguito di problemi finanziari, i frati offrirono il patronato della fabbrica a Ludovico III Gonzaga, marchese di Mantova e finalmente, nel 1477, dopo lievi modifiche al progetto precedente di Leon Battista Alberti, la tribuna fu inaugurata.
Nel 1481 furono terminati i lavori alla navata centrale. La chiesa si presentò così coperta con un tetto a capriate, con pilastri, archi e cornicioni in pietra serena.
Nel Cinquecento i lavori alla chiesa subirono un rallentamento. Tuttavia furono dipinti gli affreschi del Chiostrino dei Voti, in fretta e furia prima dell'arrivo solenne di Leone X in città nel 1513; in quell'occasione fu collocato anche lo stemma mediceo sulla piazza e gli affreschi di un giovanissimo Pontormo, oggi sostituiti da copie. Il 17 gennaio 1516, il cardinale Antonio del Monte, legato di Leone X, consacrò solennemente la chiesa.
Negli ultimi decenni del XVI secolo fu aggiunto il portico esterno su finanziamento della famiglia Pucci (dei quali è presente lo stemma con la "testa di moro" marmorea sia nel pavimento sia ai lati del portico sui pilasti angolari) nel 1601 dall'architetto Giovanni Battista Caccini, per raccordare la facciata alla decorazione della piazza. Rispetto alle analoghe arcate dello Spedale degli Innocenti e del Loggiato dei Serviti, le colonne furono impostate più alte, perché per accedere alla chiesa non esisteva la scalinata come negli altri edifici: in tal modo si poté mantenere l'altezza degli archi dei tre loggiati tutti allo stesso livello.
Nel 1664 Mattia de' Medici figlio di Cosimo II dette il suo aiuto a costruire il soffitto della chiesa. Fu disegnato da Baldassarre Franceschini detto il Volterrano che vi dipinse la Madonna Assunta. Il coro fu rivestito all'esterno di marmi e pietra serena e nel 1680 il Volterrano cominciò ad affrescare la cupola, terminandola tre anni dopo.
Nel 1687 i frati decisero di rivestire la parte inferiore della chiesa con marmi, stucchi e dipinti. Tra il 1783 e il 1795 fu ripavimentata e le molte e ricche lapidi tombali che erano nel pavimento andarono disperse.
Nel gennaio del 1806 papa Pio VII la elevò alla dignità di basilica minore[1].
Nel 1857 fu effettuato un ultimo grandioso restauro ad opera dell'architetto Giuseppe Poggi. La chiesa fu riaperta al pubblico il 20 agosto dello stesso anno alla presenza di papa Pio IX che celebrò all'altare della Madonna.
Per donare l'olio da ardere che doveva servire tutto l'anno per le lampade della cappella dell'Annunciazione miracolosa, si effettuava una peculiare cerimonia, alla mattina della domenica in Albis da parte di una compagnia laico-religiosa, con il parroco della parrocchia d'appartenenza che si muoveva dalla propria sede per raggiungere in processione l'altare della Santissima Annunziata. La pittoresca cerimonia vedeva alla testa del corteo un somarello che portava a bastina, cioè sulla groppa, coperta da una bella gualdrappa, due mezzi barili d'olio ed un bambino di tre o quattro anni vestito da angioletto. La gente era attratta dalla semplice ma particolare cerimonia, definita "dell'Angiolino".
Sopra l'arco centrale del portico esterno sono rimaste tracce di affreschi, eseguiti fra il 1513 e il 1514 dal Pontormo, mentre il portale centrale è sormontato da un'Annunciazione a mosaico di Davide Ghirlandaio (1509).
Dal portico si accede ad un piccolo atrio antistante la chiesa, detto "chiostro dei Voti", perché vi furono esposti nel corso dei secoli quadretti votivi e statue di legno o gesso decorate, tolti dalla sede e distrutti definitivamente nel 1785 sembra per suggerimento del granduca giansenista Pietro Leopoldo di Lorena.
A forma di quadrilatero, il chiostrino fu iniziato nel 1447 su disegno di Michelozzo ed è abbellito da svelte colonne di ordine corinzio che reggono gli archi.
Notissimi sono gli affreschi che ne decorano le pareti, eseguiti per narrare la vita della Madonna e la storia di Filippo Benizzi, fucina della "maniera" a Firenze in cui lavorarono Andrea del Sarto, Pontormo, Rosso Fiorentino.
otto il loggiato, la porta a destra dell'entrata centrale conduce nell'Oratorio di San Sebastiano, eretto dalla famiglia Pucci nel 1452 su progetto di Michelozzo. Il corpo della chiesetta e l'arco divisorio delle volte non hanno subito trasformazioni. Il presbiterio fu rifatto nel 1608 su disegno di Giovanni Caccini e terminato da Gherardo Silvani. La volta è affrescata dal Poccetti, le tele sono del Paggi e del Lomi, e le due statue, del Novelli. Sull'altare, la Natività di Maria è copiata dal Cigoli.
Per questo oratorio Piero del Pollaiolo nel 1475 dipinse il suo capolavoro, il Martirio di san Sebastiano, oggi alla National Gallery di Londra.
La chiesa presenta una bella decorazione barocca ben visibile nel soffitto del Volterrano e nella profusione di marmi, stucchi e dorature. I grandi quadri in alto, tra i finestroni, narrano i più famosi Miracoli della Madonna e furono dipinti quasi tutti da Cosimo Ulivelli (1671). Il primo a destra invece è di Giovanni Fiammingo, e l'ultimo a sinistra, di Ferdinando Folchi. I cori d'angeli sopra i due organi sono di Alessandro Nani a destra, e di Alessandro Rosi a sinistra.
Le pitture dei medaglioni (1693-1702) sono di Tommaso Redi, di Pietro Dandini, di Alessandro Gherardini, e gli stucchi di Vittorio Barbieri, Carlo Marcellini e Giovanni Battista Comasco. Da notare sopra il secondo medaglione a destra una finestra con grata dorata: la finestra dei Principi, dalla quale la famiglia del Granduca, venendo dal Palazzo della Crocetta (oggi Museo Archeologico), poteva assistere in privato alle funzioni liturgiche che si svolgevano nella Cappella della Madonna.
La Cappella della Santissima Annunziata è il nucleo più antico della chiesa. Qui si hanno notizie di un altare nella chiesa con l'immagine di Maria Santissima Annunziata fin dal 1341: i documenti non fanno che parlare di offerte, di lampade, di ex voto. Quivi - disse Michelangelo Buonarroti - non è arte di pennelli, onde sia stato fatto il volto della Vergine, ma cosa divina veramente.
Tanta devozione provocò nel corso dei secoli vari interventi di ammodernamento e restauro nella cappella, come dimostrano le diverse consacrazioni dell'altare, il 13 gennaio 1443 da parte di Eugenio IV; il 1º gennaio 1452 dal cardinale Guillaume d'Estouteville; il 14 ottobre 1628 dal cardinale Alessandro Ludovisi, arcivescovo di Bologna (poi Papa Gregorio XV).
Nel 1447 i frati Servi di Maria, con l'aiuto di Piero di Cosimo dei Medici, decisero di innalzare l'attuale tempietto che fu terminato nel 1448 su disegno di Michelozzo ed esecuzione di Pagno di Lapo Portigiani. L'edicola è composta di quattro colonne corinzie di marmo di Carrara, alte m. 5,25, che reggono la trabeazione intagliata, mentre nel fregio sono scolpiti festoni, nastri e simbolici medaglioni. Il soffitto della cappella, in marmo, con dorature e smalti proviene probabilmente dalla bottega di Luca della Robbia. Chiude l'edicola un reticolato di bronzo, opera di Maso di Bartolomeo (1447) e sopra il tempietto si innalza una specie di cuspide barocca, intagliata in legno da Luca Boncinelli su disegno del Volterrano (1674).
L'altare, fatto costruire in marmo da Piero de' Medici (oggi al Museo Bardini) aveva la forma di urna romana, sulla quale poggiava la mensa sorretta da quattro balaustre. Nel 1600 il granduca Ferdinando I de' Medici lo sostituì con quello attuale in argento e pietre dure, sbalzato da Egidio Leggi.
Quasi tutta la decorazione della cappella e che incornicia l'affresco, ha subito nei secoli restauri e rifacimenti. La parte più antica consiste nel fregio con simboli riguardanti i privilegi della Madonna e la cortina che simula un tendaggio di stoffa finissima, ideata da Giulio Parigi ed eseguita da Cosimo Merlini (1629). I due angeli che in alto sorreggono la corona sono dello scultore Stefano Ricci e di Vincenzo Scheggi (1816); i due bracci alle colonne furono donati dal granduca Leopoldo II di Lorena nel 1839; i grandi candelieri ai lati dell'altare (disegno di Luigi Sabatelli) sono del 1820. La cateratta che serve a chiudere l'affresco fu donata da Leopoldo II e dalla consorte. Molte lampade sono appese dentro e intorno alla cappella. La prima a sinistra dell'Immagine fu posta dai fiorentini in ringraziamento per lo scampato pericolo del terremoto del 1895; la seconda (che pende dall'architrave a sinistra), è dello scultore De Angelis, e rappresenta il mistero dell'Annunciazione, offerta nel 1952 a chiusura delle feste centenarie dell'incoronazione dell'immagine da parte del Capitolo Vaticano (8 settembre 1852).
Piero de' Medici e i suoi successori non intesero mai di avere diritti di patronato sulla cappella della Santissima Annunziata. Infatti per sé e per la famiglia Medici, Piero di Cosimo fece adattare ad oratorio o coretto l'ambiente a destra dell'edicola. L'inizio dei lavori è del 1453, ma ebbero termine solo nel 1463. L'intaglio dei marmi dell'arco che unisce la cappella con il coretto, e le finestre e tutto il progetto dell'ambiente sono dovuti a Giovanni di Bettino. Alla decorazione della volta e delle pareti partecipò Alesso Baldovinetti.
Il grande Armadio degli Argenti, incassato nella parete principale, veniva chiuso a cateratta, da una tavola dipinta con storie della Vita di Cristo, ad opera del Beato Angelico (1453), del Baldovinetti, e della scuola dell'Angelico (le diverse parti di questa tavola sono ora al Museo Nazionale di San Marco). Piero dei Medici fece anche costruire adiacente al coretto un piccolo organo la cui mostra è visibile dalla chiesa. Lo strumento che era opera di Matteo di Paolo da Prato non esiste più; al suo posto è ora un organo costruito da Michelangelo Paoli nel 1842. Tutto il coretto è rivestito fino all'altezza delle finestre da marmi e intarsi in pietre dure, formanti cinque pannelli che esaltano la Madre di Dio, nei simboli della rosa, del giglio, della luna, del sole, della stella. Il disegno di quest'opera è di Giovan Battista Balatri, e l'esecuzione è dell'Opificio fiorentino delle pietre dure (1671). Nel vano dell'armadio degli argenti è ora collocata una mostranza di ex voto che incornicia il Salvatore di Andrea del Sarto (1515).
Si trova nel corridoio del Chiostro Grande, non nell'interno della chiesa, ma è ugualmente legata alla Cappella della Santissima Annunziata. Fu costruita nel 1635 da Alessandro e Antonio di Vitale dei Medici (esponenti di un ramo secondario della famiglia), e serviva a custodire paramenti, arredi, argenteria della cappella.
Il progetto fu di Matteo Nigetti che fornì il disegno dei grandi armadi di noce della porta intagliata con simboli che si riferiscono alla Vergine. Sulla parete superiore interna del muro dove fu praticata la porta è stata rimessa in luce una Madonna e Bambino, con decorazione di broccato rosso, gigli e fregi d'oro. Sull'altare è una tavola di Iacopo Vignali, l'Assunta con San Vitale, Sant'Alessandro e San Gregorio; sulla parete destra un affresco di Cecco Bravo.
LA Cappella di San Nicola da Bari è Appartenuta fin dal 1353 alla famiglia del Palagio. Taddeo Gaddi aveva affrescato le pareti con alcune scene della vita di San Nicola, ma nel 1623 Matteo Rosselli vi sostituiva i suoi affreschi. La tavola dell'altare è di Iacopo Chimenti detto l'Empoli, e rappresenta la Vergine con san Nicola e altri santi. Anche i Quattro Evangelisti della volta, e i due episodi della vita di San Nicola nelle lunette, sono del Rosselli.
La Cappella del Beato Giovacchino da Siena fu patronato, nel 1371 della famiglia Macinghi. Nel 1677, al posto della tavola della Natività di Nostro Signore, dipinta da Lorenzo di Credi (ora agli Uffizi), fu messa l'attuale, il Beato Giovacchino, di Pietro Dandini. Sulla parete sinistra è appeso il Crocifisso in legno, già appartenente all'altare maggiore e intagliato da Antonio e Giuliano da Sangallo nel 1483. Il monumento sepolcrale al marchese Luigi Tempi, fu scolpito da Ulisse Cambi (1849).
La Cappella dei Sette Santi Fondatori, già detta di Santa Lucia, dal 1387, vi ebbe sepoltura la famiglia Cresci. Nel 1643 Matteo Nigetti disegnò la presente architettura, e la cupoletta fu affrescata dal Volterrano, che raffigurò Santa Lucia davanti alla Trinità . Il quadro dei Sette Santi Fondatori fu qui collocato nel 1888 ed è del pittore Niccolò Nannetti. Il monumento marmoreo a Fabrizio Colloredo è opera di Orazio Mochi.
La Cappella di San Pellegrino Laziosi, fu fondata verso il 1425 e intitolata alla Pietà. Nel 1456 la cappella, che presentava nell'ancona l'affresco di un Calvario di Dello Delli (oggi nascosto dalla pala attuale), passò in patronato di Andrea di Gherardo Cortigiani. Nel 1675 Cosimo Ulivelli dipinse la tela dell'altare: il Crocifisso che risana da cancrena san Pellegrino.
Il monumento di marmo della parete di destra, in memoria del medico Angelo Nespoli, è opera di Lorenzo Bartolini (1840); quello a sinistra, di Lorenzo Nencini ricorda l'incisore Luigi Garavaglia da Pavia (1835).
La Cappella dell'Addolorata, fu edificata da Michelozzo intorno al 1450 per Orlando di Guccio de' Medici (di un ramo secondario della famiglia), di cui si vede sulla parete di sinistra il monumento marmoreo attribuito a Bernardo Rossellino. Nel 1455 Andrea del Castagno dipinse nell'ancona dell'altare una Santa Maria Maddalena piangente ai piedi della croce (oggi distrutta). Al presente in una nicchia è collocata la statua della Madonna Addolorata.
Prima dell'alluvione era ricoperta da una tela di Raffaello Sorbi, rappresentante San Filippo Benizi, al quale era stata dedicata la cappella nel 1885. Sulla parete destra un monumento marmoreo della fine del secolo XVI, raccoglie le ceneri di Tommaso de' Medici, condottiero della flotta del granducato operante nel Tirreno. Gli affreschi delle pareti sono di Cosimo Ulivelli (I Sette Fondatori dell‘Ordine dei Servi di Maria; e, nelle lunette: i Beati Martiri di Praga, il Martirio del Beato Benincasa e del Beato Piriteo Malvezzi).
La Cappella del Salvatore, si trova sotto l'organo di destra e risale almeno al 1486. Fu adornata di marmi nel 1520 e sull'altare venne posta una tavola di Fra Bartolomeo della Porta: Il Salvatore, i quattro Evangelisti (oggi al Museo di Palazzo Pitti), e ai lati: due quadri, con Isaia e Giobbe, dello stesso autore. Queste tavole furono tolte dal cardinale Carlo de' Medici (1556) e al loro posto furono messe delle copie eseguite dall'Empoli. Una copia dell'Empoli si può vedere oggi nella chiesa di San Jacopo tra i Fossi.
Fino alla piena del 1966 era sull'altare una tavola di Maso da San Friano, con l'Ascensione di Gesù al cielo. Al suo posto oggi è presente un mosaico di Anna Brigida, rappresentante Sant'Antonio Pucci dei Servi di Maria, canonizzato nel 1962. I due angeli oranti sui lati, sono attribuiti all'Empoli. La coppia di piccole colonne di marmo a sostegno della mensa apparteneva all'altare della cappella dell'Annunziata.
La Cappella di Santa Barbara, si trova a destra della crociera. Nel 1448 fu affidata alla Compagnia dei Tedeschi e dei Fiamminghi che vivevano e lavoravano a Firenze. Fino a poco tempo era chiamata Cappella degli Sposi. Qui la Compagnia dei Tedeschi e dei Fiamminghi ebbe il proprio luogo sepoltura ed ancora ne rimane la lapide sul pavimento. Un'altra lapide in graffito ricorda Arrigo Brunick, l'artista tedesco che sbalzò in argento il paliotto dell'altare maggiore. Sul pilastro di sinistra, in alto, è il ritratto in marmo del pittore fiammingo Giovanni Stradano. Sull'altare, il quadro di Santa Barbara fu dipinto da Giuseppe Grisoni.
La Cappella del Santissimo Sacramento, detta anche di Santa Giuliana Falconieri, era già esistente nel 1350 e chiamata di San Donnino; ospitò la sepoltura della famiglia Falconieri. La cappella venne poi detta della Concezione, per una tavola di Matteo Rosselli, posta sull'altare (1605), e rappresentante la Vergine Immacolata.
Nel 1676 fu trasportato sotto l'altare il corpo di Santa Giuliana Falconieri, fondatrice delle Suore Mantellate Serve di Maria. Dopo la sua canonizzazione (1737), i Falconieri arricchirono con marmi rari la cappella secondo un progetto di Ferdinando Fuga, adattato da Filippo Cioceri; nel 1767 i lavori erano terminati.
La cupoletta e la tela dell'altare sono di Vincenzo Meucci, e i due quadri laterali, Morte di Santa Giuliana e Morte di Sant'Alessio Falconieri sono di Giuseppe Grisoni. Nel 1937 fu progettata una nuova urna in bronzo per racchiudere le reliquie della Santa, su disegno di Giuseppe Cassioli. Nel 1957, oltre all'urna in bronzo (realizzata dalla ditta Bearzi di Firenze su disegno del Cassioli) veniva applicata al teschio della Santa una maschera di plastica, opera dello scultore E. Bava. Sempre nello stesso anno si restauravano i marmi dellaltare e di tutta la cappella, ad opera della ditta Tosetti di Firenze. Recentemente è stato collocato sopra il ciborio dell'altare il Crocifisso delle Misericordie, attribuito ad Alesso Baldovinetti e datato intorno al 1456.
La Cappella della Pietà, appartenne dal 1340 alla famiglia Pazzi, ma nel 1559 passò allo scultore Baccio Bandinelli e ai suoi discendenti. Il gruppo della Pietà è dello stesso Bandinelli, che qui è sepolto accanto alla moglie.
Cappella di San Giuliano o di San Giuseppe, detta anche cappella Feroni, fu eretta nel 1451 e Andrea del Castagno vi affrescò, tra il 1455-56, il San Giuliano e il Redentore (opera oggi nascosta in una nicchietta dietro la pala d'altare attuale). Nel restauro, ricco di marmi e stucchi, eseguito da Giovanni Battista Foggini (1693), fu messa sull'altare la tela del Transito di san Giuseppe, del bavarese Johann Carl Loth.
Sui due monumenti sepolcrali, della famiglia Feroni, patrona della cappella, la statua di San Francesco è del fiorentino Camillo Cateni, quella di San Domenico, di Carlo Marcellini. Le altre sono di Francesco Andreozzi, Isidoro Franchi, Giuseppe Piamontini; i medaglioni di bronzo dorato sono di Massimiliano Soldani Benzi. Una lampada d'argento (1694) pende dall'arco della cappella.
La Cappella di San Girolamo, nel 1451 il convento cedeva alla famiglia Corboli questa cappella. Fino a poco tempo fa essa era chiamata del Giudizio Universale, per la tavola di Alessandro Allori, posta sull'altare, ma rimesso in luce (1933) l'affresco della Trinità e santi di Andrea del Castagno (1454 circa), la cappella ha ripreso il suo antico nome. Gli affreschi delle pareti, i Profanatori scacciati dal Tempio, Gesù tra i dottori e quelli della volta, il Paradiso terrestre, Profeti e Sibille, Annunciazione, Natività, Presentazione di Gesù al Tempio, Fuga in Egitto sono di Alessandro Allori.
La Cappella della Crocifissione, fu patronato dal 1450, della famiglia Galli. Sull'altare Giovanni Stradano dipinse la tavola della Crocifissione. I due affreschi dei profeti Isaia e Abacuc sono di ignoto, la Resurrezione di Lazzaro, nella parete destra è di Niccola Monti (1837). Nella parete di sinistra, il Giudizio Universale, copia di un particolare del Giudizio di Michelangelo, è di Alessandro Allori, il quale aggiunse tra i personggi un ritratto di Michalangelo in suo omaggio.
La Cappella dell'Assunta, venne restaurata nel 1667. L'Assunzione di Maria del Perugino, fu qui trasportata dall'altare maggiore. In origine la pala aveva due facciate, ma venne divisa ed oggi un lato si trova nella Galleria dell'Accademia a Firenze. Sulle pareti, il David e Golia e l'Arca Santa sono di Luigi Ademollo (1828). In questa cappella si vedono ancora bene i resti dei pilastri originali che separavano la navata centrale da quelle laterali, prima che queste ultime venissero trasformate in cappelle.
Tratta da Wikipedia
fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Basilica_della_Santissima_Annunziata