Uno dei principali festeggiamenti della tradizione popolare folignate è la "Giostra della Quintana", un torneo cavalleresco ed una manifestazione storica in costume che si svolge a Foligno. I 10 binomi cavallo-cavaliere, in rappresentanza dei rispettivi rioni, si sfidano 2 volte l'anno: la sera del secondo o terzo sabato di giugno si svolge la giostra della sfida mentre nel pomeriggio della seconda o terza domenica di settembre si svolge la giostra della rivincita.
La denominazione di Quintana deriva dal nome di una via dell'accampamento romano nella quale aveva luogo l'addestramento dei soldati che, armati di lancia, si lanciavano contro un fantoccio cercando di infilare l'anello sospeso ad una mano dello stesso. La prima testimonianza documentata dello svolgimento della Quintana nel folignate risale al 1448.
Palco della sfilata della Giostra della Quintana
Nel 1613 i Priori cittadini inserirono la Quintana nell'ambito dei festeggiamenti carnevaleschi, modificandone lo svolgimento e lo spirito con i criteri che sussistono quasi del tutto ancora oggi. I cavalieri giostranti oggi sono 10, rappresentanti di altrettanti rioni della città. Lanciati al galoppo su un destriero, devono infilare con una lancia una serie di anelli che, via via, diventano più piccoli (diametro 8 cm in prima tornata, 6 cm in seconda, 5 cm in terza). Gli anelli vengono appesi alla mano destra di una statua rotante in noce massiccio (del XVII secolo) che sulla sinistra tiene uno scudo e raffigura il dio Marte. Vince chi percorre col miglior tempo e a "percorso netto" (senza incappare in nessun tipo di penalità) le tre tornate. Al minimo errore vi è l'eliminazione diretta.
Questa gara aveva, in altri tempi, il ruolo di attribuire titoli onorifici vari cavalieri mentre oggi viene ricompensata alla contrada vincitrice con un Palio, generalmente dipinto da artisti di rinomata caratura nazionale ed internazionale. La spettacolarità della Giostra della Quintana è contornata da numerose manifestazioni collaterali e dalla sfilata del Corteo Storico con il quale oltre 600 figuranti in ricchi abiti seicenteschi, la sera precedente la tenzone, passano per le vie di Foligno.
Foligno viene definita, per antica tradizione, (con una definizione amplificata da Eugenio Scalfari quando era direttore de La Repubblica, seppur male interpretava il senso storico della tradizione) il "centro del mondo" o, in fulginate, "lu centru de lu munnu". Foligno si trova infatti, secondo la tradizione, al centro della penisola italiana, a sua volta al centro dell'Europa e del Mediterraneo, che anticamente era considerato il centro del mondo. In particolare tale punto si identificava, nei decenni passati, con il birillo centrale del biliardo centrale dello storico "Caffè Sassovivo" in Corso Cavour, al civico 60, ed è segnalato solamente da un cristallo incastonato nel pavimento di una banca che si trova al posto dello scomparso caffè. Scalfari usò la locuzione in numerosi suoi articoli per diversi anni e divenne quasi un tormentone nel linguaggio politico di quegli anni.
Il consiglio comunale di Foligno, con propria delibera del 29 maggio 2008, ha stabilito che debba essere considerato "Centro del Mondo", il "Trivio", che è il punto più centrale del centro storico della città, all'incrocio tra gli antichi cardo e decumano dell'impianto urbanistico romano della città, poi corso Cavour e via Mazzini.
A Foligno si venera una statua lignea del XVII secolo che rappresenta la Madonna del Pianto; di questa statua si hanno notizie a partire dal 1647. È conservata presso l'attuale Santuario, nella chiesa di Sant'Agostino, dopo che l'originale Santuario della Madonna del Pianto è andato distrutto durante i disastrosi bombardamenti alleati del 1944 sulla città.
Fin dal Seicento è grande la devozione dei cittadini per la immagine della Madonna; si celebra la festività nella domenica precedente alla festa di sant'Antonio abate nel mese di gennaio.
La sera del 14 gennaio 1703 durante le celebrazioni della Festa della Madonna del Pianto, la città fu colpita da un terremoto violentissimo che interessò tutto il centro Italia; i folignati, scampati al violento sisma, spontaneamente portarono la statua in processione per la prima volta il 28 gennaio di quell'anno, in segno di ringraziamento e devozione.
La crescente devozione portò nel 1713 alla decisione da parte del Capitolo di incoronare la sacra immagine con una corona d'oro. Da quel momento in poi tutte le volte che qualche grave sciagura minacciasse la città, la statua veniva esposta al culto o trasferita in Cattedrale.
Si ricorda tra i fedeli devoti più illustri anche l'arcivescovo di Spoleto Giovanni Maria Mastai Ferretti, divenuto poi papa Pio IX, che volle far decorare la nicchia del precedente santuario dove la Madonna era conservata.
La statua è nascosta durante tutto l'anno da un dipinto su tela, opera dell'artista folignate Matilde Galligari Mattoli riconducibile al periodo fine anni cinquanta / inizio sessanta del XX secolo, riproducente l'immagine della Madonna stessa. Questo quadro copre la nicchia sovrastante l'altare maggiore del santuario dove è collocata la statua. Il giorno della festa della Madonna del Pianto viene calato in basso durante la prima messa mattutina per permettere la visione della sacra statua, per poi essere fatto risalire al suo posto alla fine dell'ultima messa pomeridiana celebrata dal Vescovo, a ricoprire la venerata immagine fino all'anno successivo.
Gli abitanti di Foligno vengono definiti, da secoli, cuccugnai. La parola cuccugnau in fulginate significa civetta ed esistono tre differenti leggende sull'origine dell'accostamento dei fulginati alla civetta. Secondo la prima deriverebbe dal fatto che i ducati d'oro coniati dalla zecca di Foligno venissero chiamati "occhi di civetta". Secondo un'altra tradizione, l'accostamento deriverebbe dal fatto che fino al XV secolo durante la festa di Pentecoste, venisse fatta scendere una colomba di cartapesta (simbolo dello Spirito Santo) dal campanile della cattedrale, ma pare che, per le sue fattezze, somigliasse più ad una civetta che ad una colomba e per questo il nome del rapace sarebbe stato accostato a quello dei folignati dagli abitanti delle città vicine. La terza leggenda dice che i folignati sarebbero stati esperti nella caccia con la civetta, tanto che un vecchio proverbio dice: "guai a quell'uccello, che passa tra Foligno e Spello".
Dal 1762 si pubblica annualmente a Foligno il lunario-almanacco Barbanera, guida del tempo civile e religioso, vademecum per l'orto, il giardino, la caaa e il benessere personale annoverato tra i più famosi lunari italiani, tanto da divenire sinonimo di lunario-almanacco. Per la sua popolarità e la funzione storicamente svolta di diffusione del sapere, il Barbanera, e con esso la collezione di almanacchi e lunari conservata a Spello presso la Fondazione Barbanera 1762, è stato selezionato dall'UNESCO tra i beni documentari dell'umanità tutelati e censiti nel Memory of the world Register.
fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Tradizioni__folclore