La cattedrale della Madonna del Ponte, o di Santa Maria del Ponte, è il principale luogo di culto di Lanciano, in provincia di Chieti, cattedrale dell'arcidiocesi di Lanciano-Ortona. Monumento nazionale dal 1902, nel febbraio del 1909 papa Pio X la elevò al rango di basilica minore.
La caratteristica che rende unica nel suo genere la chiesa consiste nel fatto di essere edificata su tre archi di un ponte romano, il ponte di Diocleziano.
La decisione di erigere un luogo di culto in onore alla Madonna si ebbe dai cittadini lancianesi nel 1389. Venne intitolata prima Oratorio di Maria Santissima del Ponte, poi Santa Maria delle Grazie. Un secolo più tardi verrà aggiunto presso la chiesa il piccolo tempio di Santa Maria Annunziata, oggi scomparso perché demolito nel 1819. Della struttura originale della chiesa, prima del rifacimento barocco, rimangono le fondamenta presso il parco archeologico del Ponte Diocleziano: contrafforti di matrice gotica assieme ad arcate a sesto acuto, per un ordine di tre navate, con l'altare sormontato da una cupola a calotta.
Nel 1088, durante dei lavori di ristrutturazione del ponte dopo un terremoto venne ritrovata una statua della Madonna col Bambino, che venne ribattezzata Madonna del Ponte. La statua risulta trattarsi di un'antica icona bizantina, nascosta nell'VIII secolo in un arco del ponte per sottrarla agli iconoclasti.
La statua fu temporaneamente sostituita nel 1785, per volere dell'arcivescovo Giacomo Leto, da una statua nuova in marmo, opera di Crescenzio Trinchese. Questa nuova icona verrà inglobata nel 1793 nel nuovo altare marmoreo di Felice di Cicco da Pescocostanzo.
La chiesa venne edificata nel XIV secolo. Divenne Collegiata e poi Cattedrale a partire dal XVII secolo, essendo prima la Chiesa di Santa Maria Maggiore il luogo sede della Cattedra. Nel Cinquecento si narra dello stato di semi-decadenza della chiesa, con il soffitto a capriate lignee da restaurare (testimonianza di integrità ancora nel 1645), e l'oratorio dell'Annunziata attraversato dai pastori transumanti con le pecore per giungere alla piana della Fiera, oggi viale delle Rose.
Dal 1588 al 1607, ogni 23 dicembre il vescovo Monsignor Paolo Tasso, organizzò un simbolico pellegrinaggio dal palazzo episcopale presso la collegiata fino alle porte della città, presso la chiesa campestre di Santa Maria dell'Iconicella, volendo inscenare il pellegrinaggio di Maria e Giuseppe da Nazareth a Betlemme, prima della nascita di Gesù. La cerimonia si chiamò la "Squilla" per il suono della campanella in mano al vescovo che suonava durante il percorso. Nel corso del Seicento fu costruito per la campanella la torre civica attuale, ospitando un concerto di sette campane, compresa la squillina (Squijje in dialetto locale) e due fisse per l'ora.
Agli inizi del XVII secolo, per opera di Tommaso Sotardo di Milano venne costruito il campanile. Nel 1785 alcuni lavori portarono all'arricchimento delle forme architettoniche interne. I primi lavori di ricostruzione totale furono affidati a Carlo Fantoni e Nicola Santoro, per la distruzione del soffitto ligneo e costruzione dell'impianto a volte ellittiche, con la quarta sopra il transetto, sostituita dalla cupola. Gli stucchi del 1772-84 furono di Alessandro Terzani. Nel 1794 fu arricchita da statue e affreschi di Giacinto Diano, che dipinse le volte e alcune tele, nonché assieme alle quattro statue dei santi, anche le cornici in pietra di ciascun quadro, decorato da fronzoli barocchi e putti.
Fu interamente completata nel XVIII secolo, su progetto dell'ingegnere Eugenio Micchitelli, demolendo la preesistente chiesa della Santissima Annunziata. La facciata, iniziata nel 1819, non fu mai terminata nella parte superiore.Fotografie del primo '900 mostrano ancora il lato scoperto, completato frettolosamente soltanto dopo il 1945. l'8 settembre 1833 la cattedrale tutta attese una intera notte il ritorno da Roma della statua della Madonna, portata dal pontefice per l'incoronazione simbolica. Al suo ritorno in città la folla dette in escandescenze di profonda venerazione, e dalle numerose contrade la popolazione portò il raccolto in segno di rispetto. Tale cerimonia fu chiamata "Il Dono". La chiesa subì alcuni lievi danni col terremoto della vicina Orsogna nel 1881. Tra il 1942 e il 1943 la chiesa fu oggetto di lavori di consolidamento. Infatti rimase miracolosamente salva da ingenti danni, che ci furono in alcune parti col bombardamento alleato della città nel 1943. A testimonianza dell'attacco c'è un bassorilievo presso il campanile con iscrizione latina, parzialmente danneggiato dalle schegge.
Negli anni '60 si decise di staccare degli affreschi dalla vecchia cupola, per costruirne una molto più grande e monumentale. Inoltre molte opere di pregio, come due dei quattro candelabri minimali in oro, furono trasferite nel Museo Diocesano della città. Chiusa nuovamente per restauro dopo il terremoto del 1984, che sebbene avvenuto in Lazio (Val di Comino) causò alcuni danni e necessari interventi, la cattedrale fu riaperta al pubblico con solenni cerimonie nel 1996.
L'interno, a navata unica, presenta paraste con capitelli corinzi che sostengono le volte lungo tutti i muri perimetrali. Queste paraste binate presentano nelle due pareti due coppie di nicchie con statue giganti di santi, opera di Giacinto Diano, che ritraggono San Girolamo, Sant'Agostino, Sant'Ambrogioe il profeta Abacuc. La partitura a stucchi è di Alessandro Terzani, che realizzò l'impaginato decorativo che mostra il passaggio dal tardo barocco settecentesco al proto-neoclassico.
Le tele principali sono di Giacinto Diano e Carlo Gigante.
Madonna col Bambino e Santi Andrea e Emidio (1794) del Diano oppure di Ignazio Gianni e Carlo Gigante, parete sinistra dall'ingresso, prima nicchia;
San Francesco di Paola (1793) di Nicola Monti, seconda nicchia di sinistra;
Martirio di Santo Stefano (1793) del Diano, terza nicchia di sinistra.
Queste nicchie con le tele sono a loro volta sormontate da cornici con lunette finemente lavorate, affiancata da putti verso la chiave di volta, nelle lunette ci sono altri dipinti ad affresco, quasi tutti di Giacinto Diano: nella prima nicchia ci sono Sant'Agostino e San Gerolamo (1790-91) in affresco, poi nella seconda le allegorie della Virtù dell'Umiltà e la Virtù della Prudenza, nella terza ci sono i profeti Aggeo e Abacuc (1790).
Il presbiterio è privo di transetto, ed è leggermente rialzato da una scalinata, con l'abside decorato da scanni in legno di noce, il maestoso altare in marmo policromo che ricorda le opere dei maestri di Pescocostanzo, e due tele laterali. L'altare consiste in un trono in motivi geometrici ondulati, con sequenze di angeli e putti che sorreggono fiaccole, cornucopie e candelabri, e con al centro una nicchia con la statua originale della Santa Vergine del Ponte, rinvenuta nell'XI secolo presso il sottostante Ponte di Diocleziano. Questo altare è stato ritenuto il simbolo dell'abbondanza e della ricchezza secolare della diocesi Frentana.
La tela laterale di maggior interesse è di Giuseppangelo Ronzi, del 1806: La regina di Saba e Re Salomone, mentre l'altra è del Diano del 1701: Profeti Isaia e Daniele. Il Ronzi eseguì anche un'altra tela: Davide e Abigail, ma andò distrutta nell'incendio del 1933, e venne sostituita da una più modesta di Francesco De Vincentiis di Chieti.
Le lunette di quest'ultima parte mostrano i profeti Ezechiele e Geremia, e le quattro Virtù cardinali, del Ronzi e del Diano. Nella parete destra dall'ingresso si trovano:
Natività di Maria (1792-3) di Diano, nella terza cappella, e nelle lunette i profeti Michea e Abdia;
Ultima Cena di Antonio Solaro (1601);
Natività di San Giovanni Battista di Donato Teodoro da Chieti, proveniente dalla chiesa di Santa Lucia, e nelle lunette di sono gli affreschi di San Gregorio I e un Dottore della Chiesa, di Diano (1790-91).
Nella chiesa vi è una cappella principale di destra, con raffigurata l'Ultima Cena di Antonio Solaro (1601), dedicata al Santissimo Sacramento. Il dipinto è una delle poche testimonianze dell'arte sacra d'impronta manierista a Lanciano, e la paternità è discussa, perché alcuni l'attribuiscono a Tommaso Alessandrino di Ortona. Non mancano nella raffigurazione della tavola con Cristo tra gli Apostoli elementi di prospettiva e di gusto del naturale. Seguendo lo stesso schema delle altre cappelle-nicchie, questa è sormontata dalle lunette della Virtù della Fortezza e dalla Virtù della Purezza di Giacinto Diano.
Le volte della chiesa hanno quattro dipinti principali e dei pennacchi dipinti con figure di profeti. I dipinti delle lunette sono di Giacinto Diano, datati intorno al 1788.
Di sua mano era anche un monumentale affresco circolare della cupola storica, quella sostituita negli anni '60 dall'attuale, e rappresentava il Trionfo della Madonna Assunta del Ponte e Regina del popolo Frentano. Fortunatamente un cartone preparatorio si è conservato, si trova nel Museo diocesano, assieme ad alcuni tondi staccati appositamente di alcuni volti, come quello della Vergine e di Dio Padre.
L'interno della cattedrale prima del 2002 era ornato anche da molte altre opere, come statue, tele, candelabri monumentali in legno dorato, e lampadari di cristallo. I lampadari sono andati perduti nel 1943, mentre le altre opere di grande interesse sono state traslate nella collezione del Museo diocesano. Tra queste opere c'è anche il "tesoro della Vergine del Ponte" che occupa un'intera sala del museo, consistente nel vestiario in trapunta dorata della Madonna, degli abiti talari vescovili da cerimonia, degli oggetti sacri e delle offerte in oro e diamanti delle nobili famiglie lancianesi, dei paramenti liturgici finemente lavorati in metallo, e delle tele ex voto del XIX secolo realizzate di lancianesi miracolati dalla Madonna.
In una nicchia in fondo al presbiterio è situata la statua in terracotta policroma della Madonna del Ponte, del XVIII secolo. La statua mostra la Vergine incoronata, in posizione solenne, reggente il Bambino anche lui incoronato. La Madonna del Ponte a Lanciano iniziò a soppiantare il culto primario di San Maurizio già nel XIV secolo. Nel 1833 si provvide all'incoronazione simbolica della statua della Vergine, con un pellegrinaggio a Roma la notte del 13 settembre, per volere del parroco don Francesco Saverio Mariani. Vennero elargiti doni e offerte sia dei contadini che dei ricchi alla statua della Vergine, vennero cuciti nuovi abiti, e la statua tornò da Roma incoronata la mattina del 14 settembre, con grandi celebrazioni in città, divenendo immediatamente festa patronale civica.
Dal 2017 la statua è stata traslata in un percorso moderno realizzato lungo il fianco destro della basilica, accessibile dal recinto marmoreo presbiteriale o dalla cappella del Sacramento: si tratta di una mostra della Divina Misericordia, dove si trovano targhe storiche e moderne che ricordano le vicende della basilica e dei vari vescovi che ressero la diocesi dei Frentani. Al termine del percorso si trova l'ufficio privato del vescovo e dei parroci con il soffitto a calotta riccamente affrescato.
La chiesa odierna è frutto di una sostanziale ricostruzione, del progetto di Carlo Fantoni del 1771-78. In un disegno dell'abate Giovan Battista Pacichelli, la chiesa quattrocentesca era abbastanza simile a quella attuale, senza fondamenta, ma direttamente poggiante sopra la costruzione del Ponte romano di Diocleziano, priva di un transetto e di una cupola, e quasi sovrastata dalla grande torre campanaria del 1610. Oggi la parte destra è oscurata dal Palazzo De Simone, realizzato presso il corso Trento e Trieste negli anni '20, durante il piano di riqualificazione urbana civica di Filippo Sargiacomo. Per l'occasione, quella di creare il nuovo struscio cittadino, il piano stradale venne notevolmente rialzato rispetto al livello originario, dato che in fotografie storiche è possibile ancora vedere come la cattedrale poggiasse direttamente sopra il ponte romano, con i bastioni contraffortati sporgenti, e in vista del fosso un grande arco a doppio fornice, uno dei quali visibile dal Parco del Diocleziano, nel lato opposto, sotto cui passava il fiumiciattolo della Fonte del Borgo. La differenza del livello stradale di calpestio è ben visibile anche dall'accesso al ponte dal retro della basilica, dall'arco dell'antica Porta Santa Maria del Ponte, le cui fondamenta sono visibili nell'auditorium sotterraneo del ponte stesso.
La chiesa dunque si presenta a pianta rettangolare senza transetto, e con abside posteriore irregolare, minore rispetto all'area della struttura, e con cupola cilindrica a calotta all'altezza del presbiterio. La facciata volge su Piazza Plebiscito, affiancata dalla torre campanaria, e da un piccolo portico collegato all'ex edificio della Santa Casa del Ponte, che in origina aveva anche ospedaletto per i pellegrini e gli infermi, e gli uffici vescovili. Sul retro accanto la cupola sorge un piccolo campanile a vela in laterizio.
La facciata possiede un avancorpo formato dal portico, sormontato dalla balaustra. Quattro colonne a cilindro precedono l'accesso, ossia un pronao tetrastilo d'ispirazione greco-classica. Le colonne hanno forma dorica ma i capitelli sono di ordine composito a cavallo tra il gotico e l'ornanento vegetale corinzio. I muri sono costituiti in mattoni faccia vista. I capitelli delle colonne, assieme alla balaustra, sono decorati alla maniera corinzia, con altri elementi floreali nel contorno, come cornucopie e festoni a carattere vegetale e fruttifero.
Prima del restauro del dopoguerra, la facciata mostrava chiaramente la sua incompiutezza. Al livello della balaustra del balcone, la porzione del timpano triangolare mostrava la muratura grezza a vista preparatoria per lo strato di laterizi e mattoni. Nel restauro, non seguendo il progetto monumentale di Michitelli, la muratura venne semplicemente rivestita di bianco, e in cima venne eretta una statua della Vergine del Ponte benedicente.
Dalle carte preparatorie di Michitelli il progetto della facciata era davvero sfarzoso, e prevedeva la realizzazione di varie statue di santi e della Madonna col Bambino, insieme a bassorilievi da collocare nei riquadri ciechi della parte bassa della facciata, con scene dei Vangeli.
Il campanile si trova separato dal resto della struttura, articolato su tre livelli.Costruito come torre civica nel XVII secolo, è poi diventato il campanile. Torre rettangolare suddivisa in tre livelli, con pilastri laterali che terminano a capitello ionico. Vi sono anche simboli dello stemma di Lanciano. Il secondo settore ha quattro arcate laterali al centro di ciascun lato, e così è anche per l'ultimo. Il concerto è di quattro campane. La maggiore suona con il martelletto, mentre le altre si muovono alla veronese. Sul lato che volge alla piazza, e quello a sinistra ci sono due orologi identici, sotto le arcate delle campane. Hanno cornice gialla e verde. Il tetto ha una piccola campana, la tradizionale Squillina, e altre due fisse, per battere l'ora.
I recenti restauri, seguiti al sisma del 1985, verificatosi nella Valle di Comino in Lazio, hanno consentito di adeguare il presbiterio alle norme previste dal Concilio Vaticano II, con il nuovo altare consacrato nel 1996 e la costruzione dell'ambone (con aquila in marmo dello scultore lancianese Vito Pancella del 1997) e del fonte battesimale (1999) in prossimità del presbiterio.
fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Cattedrale_della_Madonna_del_Ponte