Il Complesso museale di San Francesco è un prestigioso museo dell'Umbria, grazie alla qualità dei materiali che compongono la raccolta e alla veste monumentale del complesso. Importante testimonianza della pittura rinascimentale dei secoli XV-XVI, è composto da: Chiesa di San Francesco, Pinacoteca civica, sezione Archeologica, cantine dei frati e spazi espositivi per mostre temporanee.
Il primo insediamento dei frati francescani nel territorio di Montefalco risale alla prima metà del XIII secolo con la costruzione della Chiesa di Santa Maria della Selvetta, a Camiano, frazione poco lontana dal centro storico. Negli anni i frati cercarono di avvicinarsi alle mura cittadine, con la costruzione di una nuova chiesa dedicata ai Santi Filippo e Giacomo, nella zona del belvedere dell'attuale via Ringhiera Umbra. Solo nel 1335 ottennero un appezzamento di terreno all'interno della cerchia muraria, nel rione di Collemora e costruirono l'attuale chiesa dedicata al Santo fondatore dell'Ordine. L'edificio venne terminato in pochissimi anni (1335- 1338), realizzato grazie a cospicue offerte e lasciti testamentari, con i quali i frati poterono finanziare anche la ricca decorazione interna e un primo nucleo del convento. L'ampliamento del dormitorio risale alla fine del 1600 quando, per meglio ospitare la comunità dei frati che si era allargata, si sacrificò una buona parte del chiostro attiguo al lato sinistro della chiesa; una parte delle colonne è ancora visibile nel terzo ambiente delle antiche cantine. La comunità francescana rimase nel complesso fino al 1861, quando con la proclamazione del Regno d'Italia vennero confiscati i beni di proprietà del convento, i frati allontanati dalle attività liturgiche e dagli alloggi. Il convento venne adibito ad ospedale civile, mentre la chiesa già nel XIX secolo subì interventi di restauro e manutenzione, con lo scopo di conservarne l'ingente patrimonio artistico ed accolse i beni confiscati alle comunità religiose, confluito in un primo momento nella ex chiesa di San Filippo Neri.
Il progetto per la realizzazione di una nuova sistemazione museale più adatta alla conservazione e ad una migliore fruizione delle opere esposte, si realizza nel 1990, con l'acquisizione e il ripristino di alcuni locali ex conventuali, che determinano l'organizzazione della struttura museale su tre livelli espositivi: la chiesa al piano terra, la Pinacoteca al primo piano e la Cripta nei seminterrati. Lo spazio espositivo si è ampliato ulteriormente nel 2006. I lavori eseguiti nei sotterranei, finalizzati al ripristino dello spazio sottostante la navata (un tempo adibito ad ossario), hanno restituito tre corridoi voltati che oggi ospitano mostre di arte contemporanea. Gli scavi, inoltre, hanno portato alla luce le antiche cantine del convento, destinate alla produzione e alla conservazione del vino.
Il percorso espositivo del Complesso museale inizia con la Pinacoteca, dove sono conservate principalmente le opere mobili entrate a far parte del patrimonio comunale, in seguito alla soppressione delle corporazioni religiose del territorio.
Lo spazio è organizzato in quattro sale, dove sono esposte in ordine cronologico opere datate tra il XV e il XVII secolo.
La chiesa di San Francesco in Montefalco, venne costruita tra il 1335 e il 1338 in forme molto semplici che si inquadrano nel panorama dell'architettura francescana, confrontabili con la chiesa di San Francesco di Trevi e quella di Cortona. L'edificio presenta un'unica navata coperta a capriate di legno sostituite alla fine dell'Ottocento con quelle attualmente visibili; l'abside pentagonale di fondo, con volta a costoloni poggiati su peducci figurati è affiancato da due cappelle a pianta rettangolare e ancora a destra da un ambiente sempre di pianta rettangolare, adibito probabilmente a sacrestia. Sotto l'abside la cripta e un altro vano coincidente per dimensioni e forma con quello sovrastante, sono da ritenere coevi alla costruzione della chiesa, la pianta originaria tuttavia venne modificata ed ampliata nelle epoche successive. Sul finire del XIV secolo sulla parete destra si cominciarono ad aprire alcune cappelle che in poco tempo arrivarono ad allinearsi con la facciata; agli inizi del ‘500 sul lato sinistro della controfacciata, venne costruita l'edicola affrescata dal “Perugino”, mentre tra il 1580 e il 1585 si portò a compimento la “Cappella Bontadosi”, sul lato sinistro della navata. Al primo decennio del XVII secolo risale, la demolizione dei setti murari delle cappelle del lato destro, per ottenere una navata laterale ad imitazione della chiesa di Sant'Agostino sempre in Montefalco e l'apertura della porta d'ingresso laterale. La facciata della chiesa non venne mai portata a compimento, l'oculo circolare, ritratto da Benozzo Gozzoli in una delle scene affrescate nell'abside, venne sostituito nei primi anni del ‘600 da una grande finestra rettangolare. La decorazione pittorica conservata, eseguita ad affresco, documenta prevalentemente i secc. XV e XVI, e porta la firma di grandi artisti, quali Benozzo Gozzoli e Perugino tra i più importanti.
Benozzo di Lese di Sandro, meglio noto come Benozzo Gozzoli, venne chiamato dai frati del convento nel 1450 per affrescare l'abside centrale con “le Storie della vita di San Francesco”. Gozzoli realizzò un primo lavoro a Montefalco nella chiesa di San Fortunato, sede dei frati francescani osservanti e probabilmente questo spinse fra Jacopo Macthioli, priore della chiesa di San Francesco dove risiedeva invece la comunità dei frati conventuali, a commissionare gli affreschi dell'abside. Gli affreschi di Montefalco sono i primi lavori che il pittore esegue come maestro, dopo essere stato al seguito dell'Angelico (Fra Giovanni da Fiesole) tra il 1438 ed il 1443 e poi ancora nel 1447 per la decorazione della cappella di San Brizio nel Duomo d'Orvieto e la Cappella Niccolina nei Palazzi Vaticani in Roma, oltre ad aver collaborato con Lorenzo Ghiberti dal 1444 al 1447, per la decorazione delle formelle della Porta del Paradiso del Battistero di Firenze. Gli episodi della vita del Santo d'Assisi, sono rappresentati nelle cinque pareti dell'abside al di sopra del coro ligneo, entro dodici scene disposte su tre registri sovrapposti divisi da una fascia esplicativa; la narrazione procede da sinistra verso destra partendo dal basso.
La sezione archeologica è allestita nella cripta, posta sotto l'Abside della Chiesa di San Francesco. I materiali conservati, databili dal I secolo a.C. al XVI secolo d.C provengono dal territorio di Montefalco ed attestano l'occupazione dell'area già in epoca romana. Il territorio, compreso tra le giurisdizioni amministrative di Spoletium, Mevania, Tuder e Trebiae, era occupato da ville patrizie, come fanno pensare alcune delle iscrizioni conservate, tuttavia la mancanza di scavi sistematici permette solo una conoscenza parziale del territorio in quel periodo. La maggior parte dei materiali, è stata rinvenuta in contesti di recupero e di riutilizzo all'interno di edifici di epoca medievale, periodo al quale risale la fondazione della città (XI-XII secolo). I reperti di epoca romana sono databili tra il I secolo a.C. ed il IV d.C.; il più antico è un Coperchio di urna cineraria in arenaria, con iscrizione redatta in lingua latina ed alfabeto umbro, datato tra il II e il I secolo a.C. Al I secolo a.C. (o inizi del I secolo d.C.), si data la Statua di Ercole ritenuta una copia di un'opera greca del IV secolo a.C. Ercole, viene rappresentato nudo appoggiato con la mano destra alla clava nodosa; la leontè (pelle del leone di Nemea) sul braccio sinistro e i pomi delle Esperidi nella mano sinistra, ricordano due delle dodici fatiche compiute dall'eroe. La statua in marmo bianco, venne restaurata con parti di marmo di tipo italico, probabilmente nel XVIII sec. Di notevole pregio è una lastra di marmo bianco di tipo lunense decorata a rilievo, datata al I secolo d.C. La decorazione presenta un motivo molto diffuso soprattutto nell'arte corinza: un grande cespo di acanto con foglie e fiore centrale, da cui si dipartono simmetricamente, viticci arricciati in grandi volute. In età medievale la lastra divenne mensa d'altare, come mostra l'iscrizione posta sul lato superiore e successivamente venne intagliata e privata di parte della decorazione per adattarla a lavabo. Importanti, ai fini della conoscenza storica del territorio, sono le iscrizioni, per la maggior parte a carattere funerario. Tra le più interessanti: - Stele funeraria conformata ad altare del I secolo d.C., in marmo bianco di tipo lunense, dedicata da Publius Aelius Primitivus, un liberto, al figlio scomparso prematuramente. Il testo dell'iscrizione indica Mevania come luogo di nascita del defunto, a sottolineare probabilmente il raggiungimento dello stato giuridico e sociale e la possibilità, quindi, di ottenere la cittadinanza romana. L'altare è stato recuperato dalla chiesa San Bartolomeo a Montefalco, dove veniva utilizzato come acquasantiera.
Le antiche cantine del convento sono state scoperte durante i lavori di ampliamento dei sotterranei del museo, iniziati nel 2002 e terminati nel 2006. Dagli scavi sono emersi tre ambienti che conservano le antiche vasche in muratura per la raccolta e la pigiatura delle uve e per contenere i mosti. La costruzione delle cantine è databile tra il 1400 e il 1600; la produzione di vino da parte dei frati è ampiamente documentata dagli statuti comunali. I materiali esposti (torchi, attrezzi e utensili per la produzione e la conservazione del vino) sono databili in un periodo compreso tra il XVIII e il XIX secolo. L'allestimento permanente, messo a disposizione da un'associazione privata (“Associazione studio e ricerca delle Tradizioni Popolari Umbre - Marco Gambacurta”), ricalca quella che doveva essere la disposizione degli attrezzi antichi, di cui si ha notizia grazie ad un inventario (“Inventario dei beni mobili del Convento dei Frati Minori conventuali della Chiesa di San Francesco”) del 1798, conservato presso la sezione di Archivio di Stato di Spoleto, in cui vengono elencati i materiali presenti nelle cantine. Nel primo ambiente sono conservate due vasche, una destinata alla raccolta delle uve da pigiare, l'altra per l'alloggio del torchio a trave pressante, come testimonia la nicchia dove veniva ancorata la trave. Entrambe le vasche sono collegate attraverso una canaletta ad altre due vasche infossate, per la raccolta dei mosti. Nel secondo ambiente è presente un'unica grande vasca collegata ad un'altra ricavata dal pavimento. La decorazione ad affresco delle pareti fa pensare che la stanza inizialmente avesse una diversa destinazione d'uso. Un terzo ambiente, dove sono conservate altre due vasche, venne ricavato in uno dei locali ottenuti dall'ampliamento del convento del 1600.
fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Complesso_museale_di_San_Francesco_(Montefalco)