La Basilica Santuario di Santa Maria Materdomini o Santuario dell'Assunta o ancora Santuario di Materdomini è una basilica pontificia minore, un santuario, un'ex abbazia benedettina e monumento nazionale italiano situata a Nocera Superiore, nella frazione di Materdomini, nella zona al confine con Roccapiemonte; fa parte della Diocesi di Nocera Inferiore-Sarno, retta dalla parrocchia di San Michele Arcangelo. Al suo interno viene venerato il quadro di Santa Maria Materdomini.
La costruzione di una prima piccola chiesa, dove venne miracolosamente rinvenuto il quadro della Madonna, è databile intorno al 1060, testimoniato nel 1834, da un libro: "Libretto che contiene l'istoria della miracolosa immagine di Santa Maria Materdomini che si venera nella sua chiesa sita nelli confini della città di Nocera-Pagani". Il primo maggio del 1061 papa Niccolò II consacrò la cappella ed emanò un'indulgenza plenaria. Dal 1075 circa Pietro Regina e successivamente dal 1091 i fratelli Stefano e Nicola Pagano sotto l'ordine dei Preti Bianchi iniziarono a prendersi cura dell'immagine e della primitiva cappella, dal 1632 i Basiliani che rimasero in quel luogo fino al 1809 quando furono soppressi dall'occupazione Militare Francese e da allora fino ad oggi i Frati Francescani.
Nel 1300 Carlo II D'Angiò donò il castello di Castel San Giorgio e l'annessa cappella al santuario (allora abbazia benedettina); nel 1631 i Padri Benedettini iniziarono ad accogliere alcuni frati e alcuni novizi e da allora fino al 1653, quando il monumento longobardo venne donato alla parrocchia di san Biagio in Lanzara, il castello divenne un piccolo convento.
Il 10 giugno del 1749 la Sacra immagine venne incoronata del Capitolo Vaticano.
La basilica nei secoli passati è stata visitata da molti personaggi, ossia: Enrico IV (il quale fu guarito dalla lebbra-non si sa con certezza quale Enrico fu, ma si presume quello di Franconia), Papa Niccolò II (il quale consacrò il Santuario allora solo una semplice cappella), Ruggero I di Sicilia, Guglielmo il Malo (colui che spogliò il Santuario delle proprie ricchezze) e Guglielmo il Buono (colui che risarcì il Santuario dai furti commessi dal padre), Tancredi, Giovanna I e Giovanna II di Napoli, Alfonso II di Napoli, Ferdinando I di Napoli, Carlo V d'Asburgo, Dante Alighieri e Francesco D'Assisi.
Nel maggio del 1923 papa Pio XI ha elevato il santuario al rango di basilica minore. Nel 1931 fu dichiarato monumento nazionale.
Nel 1947, dopo i lavori di restauro dell'intera struttura, il santuario accolse il Congresso Mariano Salernitano-Lucano dove parteciparono i più importanti studiosi e religiosi della Campania.
Nel corso dei secoli molte grazie sono state attribuite alla Materdomini e con esse anche molti voti, questi gioielli in gran parte trovavano posto sul quadro fino al 1842 (quando furono rubate le due corone donate dal Capitolo Vaticano e ritrovate da un nobile nocerino), poi fino al 1914 (quando furono ri-rubate le corono e i gioielli poi ritrovati dopo qualche giorno a Civitavecchia) e scomparse definitivamente nel 2006 (quando dopo l'ultimo restauro furono messe dentro delle teche nella Congrega del Santo Rosario).
Il santuario accoglie le spoglie di Roberto d'Angiò (1258-1265), figlio di Carlo I d'Angiò e di Beatrice di Provenza, morto prematuramente all'età di 7 anni. La stessa regina Beatrice, deceduta il 23 settembre 1267 nel castello del Parco a Nocera Inferiore, fu tumulata provvisoriamente accanto ai resti mortali del figlioletto. Le sue spoglie, nel 1277, furono traslate ad Aix-en-Provence, nella chiesa di San Giovanni di Malta.
Fino al 1800 circa, facevano parte del complesso anche i locali su via Federico Ricco, sino al confine con il comune di Roccapiemonte, che attualmente ospitano l'ASL SA1, nonché i locali su piazza Materdomini. Il complesso che oggi ospita il convento dei frati minori, si presentava fino al 1943 sotto forma di chiostro, con il convento che occupava 3 lati, e la chiesa situata nel lato est. In seguito ai bombardamenti della seconda guerra mondiale, due ali furono abbattute; permane solo l'ala nord, che fu in seguito ampliata del terzo piano.
Sul lato della basilica che affaccia su piazza Materdomini vi si trova un'osteria che un tempo erano il luogo di sepoltura dei frati (cripta), a testimonianza di ciò vi è un'edicola e un altare alla Madonna del Rosario con San Domenico.
La facciata si compone di tre grandi archi, ciascuno sormontato da un finestrone; in corrispondenza dell'arco centrale vi è la loggia. Si accede quindi all'atrio, al quale si affacciano i 3 portali d'ingresso. Il portale maggiore, in una cornice marmorea, racchiude un portone ligneo istoriato : in 12 formelle sono rappresentati 6 momenti del ritrovamento dell'icona (a sinistra) e i primi 6 miracoli che furono registrati dalle cronache del tempo (a destra). Il portone, fatto costruire dai frati francescani, risale al 1833. Poco più in alto si trovano le insegne pontificie. Sul retro distaccato dal complesso si trova in campanile e una cisterna, sul tetto campeggia una statua della Madonna Assunta.
All'interno, la basilica si presenta a navata unica, alla metà della quale, sulla destra, vi è il tempietto che custodisce l'immagine della Madonna. Quest'ultimo, a base quadrata, è sormontato da una cupoletta di marmo che termina con una lanterna. Il quadro di Maria Materdomini è conservato in una cornice marmorea che sovrasta il tabernacolo e l'altare, circondati da pregevoli stucchi colorati. Il tempietto, opera di un artista napoletano, venne edificato in data ignota in legno e nel 1641 su commissione dell'abate basiliano p. Cirillo Balducci venne rivestito in marmi policromi. Essendo una "chiesa dentro la chiesa", molti fedeli lo soprannominano "la piccola porziuncola". Il tempietto venne edificato a seguito di alcuni eventi miracolosi: una volta costruita la basilica come si presenta oggi si decise di spostare il quadro sull'altare maggiore ma nel primo tentativo ci fu un terremoto e dei lampi nella chiesa nel secondo si riuscì a posizionare la cona sull'altare maggiore ma il giorno dopo venne ritrovata al posto dove era stata per circa sei secoli.
Nel 1660 circa, il soffitto fu sostituito con un cassettonato ligneo, nel quale l'artista Angelo Solimena inserì 21 sue opere: una tela raffigurante l'episodio del ritrovamento del quadro, una tela raffigurante l'Assunzione di Maria, ed episodi della vita dei santi Basiliani. Per il dipinto del ritrovamento, l'artista usò come modelli per la madonna e il bambino sua moglie e suo figlio, Francesco Solimena, in seguito artista di spicco del panorama campano.
Nel 1775 il soffitto era marcito a causa di infiltrazioni d'acqua. Il cassettonato fu sostituito da stucchi, mentre l'artista Giacinto Diano rifece le tele del ritrovamento e dell'Assunzione. Sempre a causa di infiltrazioni, la tela dell'assunta fu traslata nell'abside, e ancora oggi funge da pala d'altare. A seguito dei bombardamenti del 1943, il soffitto crollò, distruggendo le restanti opere del Diano. L'attuale soffitto fu realizzato nel 1947. I 3 dipinti che tutt'ora vi sono collocati sono opera del prof. Giuseppe Canali e dei suoi aiuti. La prima tela rappresenta il reliquiario di argento e pietre preziose che contiene la reliquia del latte della madonna. Esso è attualmente conservato presso i locali del convento, e più non si espone alla pubblica venerazione a seguito di disposizioni da parte della curia vescovile.
La tela centrale, la più grande, rappresenta il momento del ritrovamento dell'icona di Maria. I personaggi e i dettagli raccontano fedelmente la tradizione tramandata nel tempo dai cronisti. Per i soggetti, l'autore prese come modelli gli abitanti del luogo, alcuni tutt'ora viventi.
La terza ed ultima tela raffigura il cartiglio dorato che secondo la tradizione, durante la cerimonia di consacrazione del 1º Maggio 1061, si posò sull'altare maggiore. Il testo latino recitava : "Quicumque venerit a primo Galli cantu usque per totum diem Assumptionis Augusti, fit mundus de omni peccato per os Domini Nostri Iesu Christi dictum est". Tradotto: "Chiunque dal primo cantare del Gallo per tutto il giorno dell’Assunta di Agosto verrà [ in questo santuario], sia mondo da ogni peccato; questa è parola del Nostro Signore Gesù Cristo".
Sulla parete sinistra ci sono quattro altari dedicati rispettivamente: al Sacro Cuore di Gesù, a Sant'Antonio di Padova, a San Giuseppe e a San Francesco d'Assisi; di fianco all'altare di San Giuseppe vi è una piccola nicchia con una statuetta di Sant'Anna. Ogni altare ospita una tela di p.Aurelio Balzani, frate minore. Le tele andarono a sostituire le statue lignee che erano collocate nelle rispettive nicchie, per preservarle dalla forte umidità. Le statue di S. Francesco e S. Antonio sono ora collocate nella cappella della Riconciliazione; la statua del sacro Cuore di Gesù è conservata nei locali del convento; invece non si riviene più la statua di San Giuseppe. Alcune cronache raccontano di due altari dedicati a Santa Maria Maddalena e a Santa Macrina.
Sul lato destro vi è l'altare della Deposizione, la Cappella del Santo Rosario o della Riconciliazione, la cappella di San Basilio, la sacrestia, e infine la sala capitolare o la Cappella della Congrega del Santo Rosario.
L'altare della Deposizione prende il nome dal dipinto della Deposizione di Cristo dalla croce che vi è stato collocato come pala d'altare.
La cappella del Santo Rosario o della Riconciliazione ospita diverse tele e statue. Sulla parete destra troviamo due tele (entrambe del 1700 circa): la prima rappresenta la Madonna del Carmine con le anime purganti, la seconda tre sante martiri, Santa Lucia, Sant'Apollonia di Alessandria e Santa Barbara. Sull'altare, come pala, vi è la tela della Madonna del Rosario. La Vergine, con in braccio il Cristo, è rappresentata nell'atto di offrire il rosario a San Domenico; partecipano alla scena s.Pio V, s.Pietro Martire, s.Tommaso d'Aquino, s.Caterina da Siena, s.Rosa da Lima (c'è chi dice che Bartolo Longo fece pensiero di portare questa tela a Pompei, prima di andarla a prendere a Napoli e porre quella della Madonna del Rosario poi chiamata di Pompei, ma non gli fu consentito) . Sempre in questa Cappella sono ospitate anche una statuetta del Santissimo Salvatore sotto forma di Bambinello su un globo (rubata nel 2015 e rifatta in occasione dell'Epifania 2020), una di San Domenico di Guzmán, una di Francesco d'Assisi e una di Antonio di Padova; sulla parete di fondo è collocato uno splendido Crocifisso in stile moderno e in legno, precedentemente posizionato in luogo dell'attuale portone d'ingresso al convento.
Successivamente troviamo la Cappella di San Basilio con all'interno la tela del santo, circondata dagli affreschi di S. Nilo, S. Giosafat, San Gregorio e quelli dei santi apostoli Pietro e Bartolomeo. Sul soffitto troviamo un affresco raffigurante Dio Padre con la colomba dello Spirito Santo. Ai lati della cappella ci sono due tele di Angelo Solimena. La prima ricorda la venuta del pontefice Niccolò II, la seconda ricorda il miracolo all’imperatore Enrico IV.
All'ingresso della Sagrestia vi è un piccolo quadro di San Michele Arcangelo. Al suo interno troviamo una statua della Materdomini, un busto ligneo dell'Ecce Homo e un lavabo marmoreo, sormontato da un affresco della Madonna con angeli. La vetrata policroma è opera del frate minore Tarcisio Manta.
Infine c'è la sala capitolare o la Cappella della Congregazione del Santo Rosario. Quest'ultima custodisce una pittura su tavola del '500 raffigurante la Pentecoste, opera dell'artista Lorenzo Grimaldi. La sala oggi è adibita a museo: in alcune teche di vetro sono custoditi gli ex-voto donati dai fedeli alla Madonna, gli oggetti più preziosi del santuario e alcune foto di inizio e della prima metà del '900.
L'attuale presbiterio, con l'altare maggiore, fu realizzato nel '700 con marmi policromi. Per consentire la celebrazione versus populum, nel presbiterio è stato aggiunto un altare in stile moderno, oltre alla sede e all'ambone. Ai lati dell'altare vi sono due altorilievi che raffigurano Sant'Agostino e san Basilio che stanno a significare la Chiesa d'oriente e la Chiesa d'occidente.
Alle spalle dell'altare vi è un meraviglioso coro ligneo realizzato nel 1832. L'opera fu finanziata dal Re Ferdinando II di Borbone, come ricorda l'incisione ancora visibile in corrispondenza dello scranno centrale. Nel coro è presente anche il badalone, un leggio ligneo rotabile che faceva da supporto ai il libri corali. Al di sopra della tela dell'Assunzione inizialmente trovava posto un quadro con il monogramma della B. V., oggi sostituito da una vetrata policroma che rappresenta la discesa dello Spirito Santo, realizzata da p. Tarcisio Manta.
Addossato ad un pilastro della parete sinistra, troviamo un notevole pulpito in legno.
Sulla cantoria è posto l'organo che si presume essere il più grande della Campania (esiste qualche voce che dice che sia il più grande del Sud Italia).
fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Materdomini_(Nocera_Superiore)