Il santuario di Santa Rosalia è un santuario di Palermo costruito intorno al XVII secolo sulla base di precedenti edifici religiosi in onore della nuova santa patrona della città.
Storia
Il santuario si trova all'interno di un anfratto di roccia, quasi sulla cima del monte Pellegrino, all'interno è presente una grossa quantità d'acqua che viene canalizzata verso l'esterno attraverso un curioso quanto elaborato sistema di raccolta.
Il santuario custodisce la memoria del prodigioso ritrovamento delle ossa di santa Rosalia.
Epoca normanna
Nel 1180, Il Senato Palermitano edificò un tempio sotto il titolo di Santa Rosalia presso l'antro e la preesistente chiesa bizantina retta da monaci dell'Ordine benedettino, religiosi che avevano assistito spiritualmente la vergine durante gli anni dell'eremitaggio. L'area in epoca fenicia era nota come sede pagana di un piccolo santuario rupestre.
Sebbene non elevata canonicamente agli onori degli altari, Rosalia rappresentava in quegli anni, la figura celeste di riferimento per le popolazioni locali. Gualtiero Offamilio, trascinato dal sentimento popolare effettuò solo una "canonizzazione vescovile" limitata e riconosciuta territorialmente. Il potere di inserirla nel martirologio romano spetterà solo a Papa Urbano VIII il 26 gennaio 1630 dopo le ben note fasi del ritrovamento e del trasferimento delle reliquie in cattedrale, vicende subordinate al riconoscimento dell'autenticità delle stesse e del miracolo riconosciuto come cessazione della peste da parte dell'arcivescovo e cardinale Giannettino Doria.
Il canonico Antonino Mongitore nelle sue opere elenca svariati luoghi di culto cittadini dedicati alla figura di Rosalia, spesso legati alle vicende del suo passaggio terreno. Il suo nome è doppiamente menzionato nelle acclamazioni e invocazioni della liturgia.
Epoca svevo - aragonese
Atti notarili del 18 aprile 1257 sono le prime fonti scritte, documenti conservati presso gli archivi del monastero dell'Ordine benedettino della chiesa di Santa Maria dell'Ammiraglio detta la «Martorana».
L'attaccamento, la devozione, la venerazione, il culto subiscono un lento affievolimento, per riaffiorare timidamente nei momenti di maggior scoramento. L'eremo di monte Pellegrino, unico tempio celebrativo superstite durante la peste del 1474, fu restaurato.
Epoca spagnola
Le spoglie furono scoperte il 15 luglio 1624 grazie all'indicazione di una donna, Girolama La Gattuta, che, salita sul Monte Pellegrino per sciogliere un voto il 26 maggio 1624, ebbe la duplice visione della Madonna e di santa Rosalia, durante la quale le fu indicato dove trovarle. Il 13 febbraio 1624 mentre la peste flagellava la città, il giovane Vincenzo Bonelli, disperato per la morte della moglie, sale sul monte per suicidarsi. Fermato nell'insano intento dalla visione della santa, riceve indicazioni per fare una processione. Fu così che il 9 giugno 1625, durante il corteo religioso con le reliquie della santa, al canto del Te Deum Laudamus, la peste cessò e Palermo fu salva. Il senato palermitano, come segno di ringraziamento per la peste sconfitta, le dedicò il santuario.
Architettura
Varcato l'atrio scoperto si entra all'interno della cavità della grotta, dove sulla sinistra sotto un baldacchino di forme barocche è custodita la sacra immagine della Santa, scolpita da Gregorio Tedeschi un artista fiorentino, intorno al 1630. Santa Rosalia è rappresentata nell'estasi del suo trapasso. Circa un secolo dopo, Carlo III di Borbone in occasione delle sue nozze palermitane, dono' alla patrona di Palermo la sontuosa veste dorata che la ricopre. Davanti a questa immagine Johann Wolfgang von Goethe, attratto dalle forme elette del simulacro, durante la sua visita vespertina, scrisse un ispirato elogio sul suo "viaggio in Italia".
«Sembrava come rapita in estasi, gli occhi semichiusi, il capo appoggiato negligentemente alla mano destra carica d'anelli. Non mi saziavo di contemplare quell'immagine; mi sembrava che ne emanasse uno straordinario fascino. Il manto che la riveste è di lamiera dorata e imita benissimo una stoffa riccamente tessuta d'oro. La testa e le mani sono di marmo bianco, non oso dire di stile elevalo, tuttavia rese con tanta naturalezza e grazia da far credere che la figura respiri e si muova.
Un angioletto le sta accanto e sembra ventilarla con lo stelo d'un giglio.»
(Johann Wolfgang von Goethe, Viaggio in Italia, 6 aprile 1787)
Nel santuario sono presenti molti ex voto depositati dai fedeli.
fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Santuario_di_Santa_Rosalia