Il Museo archeologico nazionale di Parma è situato in piazza della Pilotta a Parma. Occupa l'ala sud-occidentale del Palazzo della Pilotta, l'imponente complesso dei servizi di corte formatosi per successive addizioni attorno al "Corridore", progettato verso il 1580 da Giovanni Boscoli per il duca Ottavio Farnese.
Fu fondato nel 1760 nella capitale del Ducato da Filippo di Borbone, in concomitanza con l'avvio delle esplorazioni del sito archeologico di Velleia, col nome di Ducale museo d'antichità. Rimase per molto tempo l'unico esempio nell'Italia settentrionale di un museo nato in seguito ad una scoperta archeologica.
Ospitato in origine in un modesto edificio addossato alla Pilotta, già sede delle raccolte numismatiche farnesiane, il museo ha accolto dapprima alcuni reperti provenienti dal sito di Velleia: la tavola brondea della Tabula alimentaria traianea, i frammenti della Lex Rubria de Gallia Cisalpina, bronzi figurati e iscrizioni su bronzo, suppellettili e monete. Le sculture rinvenute a Velleia, dodici statue marmoree del ciclo giulio-claudio e le relative iscrizioni furono invece destinate alla Galleria da poco costituita presso l'Accademia di Belle Arti.
Verso la fine del Settecento acquisì i materiali dell'esplorazione promossa da una società di nobili parmigiani nel sito dell'antica Luceria, nei pressi di Ciano d'Enza. A partire dal 1803, dopo la costituzione del Dipartimento del Taro da parte dei francesi, venne spogliato dei pezzi più prestigiosi, che furono portati a Parigi. Ne tornò in possesso solo dopo il Congresso di Vienna. Nel frattempo aveva accolto le sculture del Palatino, già nelle collezioni dei Farnese di Roma, e altre sculture provenienti da Roma, in precedenza di proprietà dei Gonzaga di Guastalla.
Nella prima metà dell'Ottocento la duchessa Maria Luigia gli assegnò la sede attuale e lo arricchì con l'acquisto di collezioni numismatiche, di ceramica greca, italiota, etrusca e di oggetti egizi. Il processo di rinnovamento edilizio avviato da Maria Luigia portò alla scoperta del teatro romano, dell'anfiteatro e di altre frazioni del tessuto antico della città, con ulteriore aumento delle collezioni. Nel 1866 furono finalmente cedute dall'Accademia le statue della basilica di Velleia. Dopo l'unità d'Italia vi si costituisce, grazie soprattutto alle ricerche di Luigi Pigorini e di Pellegrino Strobel, una delle più importanti raccolte di reperti preistorici dell'Italia settentrionale.
Durante la seconda guerra mondiale alcune sue parti, tra cui l'edificio della Cavallerizza, furono gravemente danneggiate dai bombardamenti aerei degli anglo-americani.
L'allestimento attuale risale al 1965. Al primo piano, oltre ai materiali provenienti da Velleia e alle collezioni acquistate nell'Ottocento, sono esposti i marmi dalla raccolta Gonzaga e da quella dei Farnese. Tra questi ultimi da segnalare una testa colossale di Zeus proveniente, come i colossi in basanite esposti in Pinacoteca, dagli scavi di Francesco Farnese sul colle Palatino, nonché una splendida replica dell'Eros di Prassitele.
Tra i pezzi della collezione egizia è notevole il rilievo del dignitario Amenemone (epoca di Amenophis III, (1405-1370 a.C.); numerosi i vasi greci, tra cui una kylix di Oltos (520-510 a.C.).
Il piano terra ospita la sezione pre e protostorica, con reperti provenienti da insediamenti dell'età del bronzo (terramare) del Parmense e il complesso funerario della seconda età del ferro rinvenuto a Fraore. Una sezione è dedicata a Parma e al suo territorio in età romana, con le sculture dal foro e dal teatro, i marmi architettonici, le iscrizioni e i monumenti funerari, i bronzi, i mosaici e le oreficerie tardoantiche trovate nel ripostiglio scoperto durante i lavori di costruzione del Teatro Regio.
fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Museo_archeologico_nazionale_di_Parma
fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Museo_archeologico_nazionale_di_Parma