La chiesa di Sant' Antonio abate è un edificio religioso di cui si ha testionianza già nel XII secolo è ubicato a Perugia nell'omonimo borgo in Corso Bersaglieri, nel rione di Port Sole.
La chiesa risulta documentata già dal 1163 nel diploma di Federico II come altre antiche chiese perugine fu dipendente dalla Cattedrale. Divenne chiesa parrocchiale nel 1285. Nel sec. XV vi si stabilirono i monaci dell’Ordine ospedaliero di Sant’Antonio (Canonici regolari di Sant'Antonio di Vienne nato come confraternita laica in Francia a Bour-Antoine di Vienne). Nel 1624 subentrarono i monaci olivetanai provenienti dal monastero di San Secondo dell’isola Polvese del lago Trasimeno. Il monastero fu ampliato nel 1785., a testimonianza del loro stanziamento si può ancora notare sopra il portale d'ingresso lungo il Corso Bersaglieri lo stemma degli Olivetani con i tre monti e l’ulivo.
Ingresso della chiesa Sant Antonio Abate
Nel 1831 Gli Olivetani si tasferirono nella nuova e grande sede di Montemorcino nuovo e la chiesa fu ceduta ai Monaci Camaldolesi ed infine tornò al Clero secolare. Il monastero, dopo l’abbandono dei monaci, fu adibito ad abitazioni civili.
Il complesso architettonico ha subito varie trasformazioni nel corso dei secoli, riscontrabili nelle tessiture murarie. Del primo intervento del XV sec. resta il portico tamponato, antistante la facciata, con colonne quattrocentesche. Il loggiato addossato alla facciata è invece settecentesco. La forma attuale della chiesa risale alla ristrutturazione voluta dai Padri Olivetani nel XVII sec. In occasione del rifacimento del pavimento nel 1634, fu ritrovata la cripta interrata, dove nel secolo XVIII vi furono traslati centinaia di morti deceduti per una epidemia nel 1766, che provvisoriamente erano stati sepolti fuori le mura.
L’interno è ad una unica navata scandita in cinque campate da lesene. È coperta con volte a botte lunettate dipinte con un cielo stellato. Nella parete in fondo al presbiterio, è un affresco del pittore futurista perugino Gerardo Dottori (1930 circa), con angeli che si librano in volo sopra ad un paesaggio lacustre. Al centro è l’altare intagliato e dorato con sopra un Crocefisso ligneo
Nell'altare sinistro della navata, è una tela con l’immagine di S. Antonio Abbate del pittore perugino Paolo Gismondi del XVII. Nell’altare destro è una tela di Benedetto Bandiera (XVII) interpretabile come Santa Francesca romana, o la Vergine bambina e S. Anna. Nella zona presbiteriale sono quattro piccole tele con i Quattro Evangelisti (XVII). Nella sacrestia era una lunetta di scuola peruginesca raffigurante “L’Eterno benedicente”, forse appartenuto alla tavola Madonna e Santi, dipinta per l’altare della chiesa di S. Secondo all’ lsola Polvese, firmata da Sinibaldo Ibi (1524). La tavola fu inviata a Roma, insieme a molte altre opere, in occasione del loro trasferimento al Monastero di Santa Francesca Romana nel XVIII secolo. La lunetta è stata recentemente restaurata e ricollocata.
Nella controfacciata l’antico organo, restaurato dal maestro Eugenio Becchetti, presenta una bella mostra (1665) intagliata dal pisano Michele Buti.
All'ingresso della chiesa è la statua lignea processionale di S. Antonio, recentemente restaurata a cua dell'Associazione Rivivi il borgo, Un tempo era posta nel loggiato esterono, rappresenta il Santo titolare barbuto con mantello nero e la gruccia a forma di T, divenuta emblema degli Antoniti per le capacità taumaturgiche e terapeutiche del Santo.
All’esterno, nella piazzetta lungo il fianco sinistro della chiesa, su un rocchio di colonna antica, è posta la scultura in pietra di un porcellino (sec. XV), simbolo importante nell’iconografia tradizionale di S. Antonio. Infatti il porcello, insieme al tau, è riconducibile alla funzione terapeutica del lardo di maiale, usato come base di unguenti insieme ad altre erbe, per la cura dell’ergotismo (intossicazione alimentare prodotta dagli alcaloidi di segale cornuta o di altri cereali,in francese ergot Claviceps purpurea#Ergotismo). detto volgarmente “Fuoco sacro o di S. Antonio”. I maiali, assegnati ai monaci anche per il loro sostentamento, erano lasciati pascolare nel terreno comune e contrassegnati dal simbolo T, lo stesso che i monaci portavano cucito nell’abito.
Il giorno della festa del Santo 17 gennaio, i borgaroli tramandano che una “sfregatina” alla pietra sia di buon auspicio per tutto l’anno.
fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_di_Sant_Antonio_Abate