La basilica di Santa Maria Assunta e San Pantaleone è il principale luogo di culto cattolico di Ravello, in provincia di Salerno; fino al 1818 sede vescovile della diocesi di Ravello, attualmente è sede dell'omonima parrocchia appartenente all'arcidiocesi di Amalfi-Cava de' Tirreni.
Il 10 luglio 1918 papa Benedetto XV ha elevato l'ex cattedrale al rango di basilica minore.
È stato fondato nel 1086-1087 sul modello dell'abbazia di Montecassino: a questo periodo risale la messa in opera degli architravi romani di reimpiego, visibili sulle tre porte nella facciata.
Notevole è il portale centrale, a formelle bronzee, opera di Barisano da Trani datata 1179, donate da Sergio Muscettola, marito di Sigilgaida Pironti.
Il campanile a due piani, con bifore e archi intrecciati, risale al XIII secolo.
Nel XVIII secolo fu demolito il portico antistante la facciata (ne rimangono quattro colonne). Nello stesso secolo, l'interno era stato ridecorato con stucchi barocchi, successivamente rimossi (sono stati conservati solo nel transetto e nell'abside).
Interno
Ambone del Vangelo
Nicola di Bartolomeo da Foggia, XIII secolo
Lato destro della navata
Ambone minore
Storia di Giona, XII secolo
lato sinistro della navata
All'interno due splendidi amboni a intarsi marmorei lo arricchiscono fronteggiandosi: a destra l'ambone del Vangelo, opera di Nicola di Bartolomeo da Foggia (1272), e a sinistra un altro di derivazione bizantina, con la raffigurazione dell'episodio biblico del profeta Giona e del mostro marino, donato dal secondo vescovo di Ravello (1130).
Nella cappella seicentesca a sinistra del presbiterio è custodita, secondo la tradizione, l'ampolla del sangue di san Pantaleone, reliquia presente in Ravello già nel 1112 e che, ogni anno, presenta il fenomeno della liquefazione.
Oggetto di restauri negli anni trenta del secolo scorso ad opera dell'architetto Gino Chierici che modificò la facciata barocca, successivamente negli anni settanta, anche gli interni furono spogliati della veste barocca , costituita da volte e pilastri inglobanti le colonne romaniche, realizzati per consolidare le strutture danneggiate da eventi sismici. Dopo diversi anni di fermo cantiere, finalmente nel 1996, il soprintendente della Soprintendenza BB.AA. SS. di Salerno e Avellino, arch. Ruggero Martines riuscì a reperire i fondi per ultimare i lavori di restauro. Sotto la sua guida con la collaborazione e la consulenza dell'arch. Alberto White il cantiere fu riaperto con il completamento dell'opera ed oggi l'insigne monumento sacro, in un contesto spaziale in cui dialogano l'aula a tre navate romanica ed il presbiterio barocco, può degnamente ospitare i pregevoli tesori artistici ,anch'essi restaurati.
L'organo a canne, che si articola in due corpi fonici (quello maggiore su cantoria in controfacciata, con consolle indipendente a trasmissione meccanica, quello corale nel braccio destro del transetto) è stato costruito da Ponziano Bevilacqua ed è stato inaugurato nel 2005. Esso dispone di 35 registri per un totale di 2436 canne; la consolle principale è mobile indipendente, è situata nei pressi del presbiterio e ha tre tastiere e pedaliera.
Il Museo dell'Opera è alloggiato negli ambienti della cripta. Ospita una raccolta di antichi materiali lapidei, urne cinerarie romane e reliquiari cristiani.
Di particolare interesse sono alcuni degli elementi scultorei superstiti del bestiario medievale che componevano il ciborio originale (1279) del duomo, opera di Matteo da Narni e dono di Matteo Rufolo (e che fu rimosso nel 1773 a causa delle sue cattive condizioni statiche): il ciborio s'innalzava su quattro colonne con capitelli corinzi che reggevano gli architravi decorati a mosaico e con i simboli dei quattro Evangelisti. Al di sopra si elevava una cupoletta a due ordini sovrapposti di colonnine: il primo da 24 e il secondo da 16 colonnine più piccole. Il tondo mosaicato dell'Agnus Dei coronava il fastigio. L'aquila, simbolo dell'evangelista Giovanni, fino al 1973 era stata collocata sulla lunetta del portale principale del Duomo. Un disegno a colori ripropone l'immagine del ciborio ricomposto sulla base delle ricerche di Don Giuseppe Imperato Senior e de rilievi e dei riscontri effettuati dall'arch. Alberto White.
Da notare poi il cosiddetto busto di Sigilgaida Rufolo (opera di Nicola di Bartolomeo da Foggia) che in passato era collocato sul portale di accesso all'ambone del Vangelo. Il viceré Pedro de Toledo, colpito dalla bellezza della scultura, nel 1540 ordinò di trasferirla a Napoli, da dove fu restituita poco tempo dopo per le rimostranze dei ravellesi.
Altra importante scultura medievale è Il falconiere (XIII secolo), opera legata al gusto antichizzante di Federico II di Svevia.
SI accede alla pinacoteca d'arte medioevale e moderna dalla navata sinistra del duomo.
Espone una quadreria dal XVI al XIX secolo, costituita da dipinti che provengono dalle cappelle del Duomo non più esistenti o da chiese vicine: tra questi figurano il polittico di Giovanni Filippo Criscuolo e opere di Giovanni Angelo e Giovanni Antonio D'Amato.
Dalla Pinacoteca si trova l'accesso all'antica Via Tecta che ospita la raccolta d'arte contemporanea.
fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Duomo_di_Ravello