La basilica di Sant'Apollinare in Classe è una basilica situata a Classe, a circa 5 chilometri dal centro di Ravenna.
Nell'ottobre del 1960 papa Giovanni XXIII la elevò alla dignità di basilica minore.
La basilica è inserita, dal 1996, nella lista dei siti italiani patrimonio dell'umanità dall'UNESCO, all'interno del sito seriale "Monumenti paleocristiani di Ravenna". È di proprietà statale, in gestione al Polo museale dell'Emilia-Romagna.
Nel 2015 è stato il monumento più visitato in Emilia-Romagna con 157.736 visitatori.
Fu costruita e finanziata nella prima metà del VI secolo dal banchiere Giuliano Argentario per il volere dell'arcivescovo Ursicino; fu consacrata il 9 maggio 549 dal primo arcivescovo Massimiano ed è stata dedicata a sant'Apollinare, il primo vescovo di Ravenna, sul luogo del martirio e dove sono i resti di alcune parti delle sue spoglie.
La facciata, in parte rifatta come altre parti della chiesa, è preceduta da un nartece (o più comunemente detto, proprio per gli edifici paleocristiani ravennati, 'ardica'), sotto cui ci sono marmi ed iscrizioni. Originariamente era un quadriportico, ed è alleggerita dall'apertura di una trifora. Gli stipiti e l'architrave del portale sono in marmo greco.
A sinistra della chiesa c'è il campanile del IX secolo che si alza con la sua forma cilindrica, le cui aperture: dal basso verso l'alto, sono monofore, poi bifore e infine trifore. Quest'accorgimento rende il campanile più stabile e leggero, in modo che possa reggersi senza crollare.
La basilica è a tre navate con copertura in capriate scoperte, con corpo mediano rialzato e abside poligonale affiancata da due cappelle absidate.
Le navate sono separate da due file di dodici colonne con fusti di marmo striato del Proconneso, capitelli a foglie "mosse dal vento" e pulvini con una croce scolpita sul lato della navata; le colonne sono collegate da arcate.
Al centro della basilica, sul luogo del martirio del santo, è collocato un altare antico.
Lungo i muri della basilica sono sistemati numerosi sarcofagi databili dal V all'VIII secolo. Essi danno la possibilità di valutare i cambiamenti di stile che ci sono stati nel corso dei secoli. Dai rilievi, di straordinaria plasticità, con figure umane, dei sarcofagi romani, si passa alle simbologie bizantine, quindi alla sempre maggiore astrazione e semplificazione di tali simbologie.
Le pareti sono spoglie, eccetto la zona absidale, ricoperta da mosaici, risalenti a epoche diverse.
Tutta la decorazione del catino absidale risale circa alla metà del VI secolo e si può dividere in due zone:
Nella parte superiore un grande disco racchiude un cielo stellato nel quale campeggia una croce gemmata, che reca all'incrocio dei bracci il volto di Cristo dentro un medaglione circolare. Sopra la croce si vede una mano che esce dalle nuvole, la mano di Dio. Ai lati del disco, le figure di Elia e Mosè. I tre agnelli, che si trovano spostati un po' verso il basso, proprio all'inizio della zona verde, con il muso rivolto verso la croce gemmata, simboleggiano gli apostoli Pietro, Giacomo e Giovanni: siamo probabilmente di fronte alla rappresentazione della Trasfigurazione sul Monte Tabor.
La scelta del tema è strettamente legata alla lotta all'arianesimo, poiché ribadisce la natura divina di Gesù Cristo, negata dalla dottrina ariana.
Nella zona inferiore si allarga una verde valle fiorita, con rocce, cespugli, piante e uccelli. Al centro si erge solenne la figura di Santo Apollinare, primo vescovo di Ravenna, con le braccia aperte in atteggiamento orante, cioè ritratto nel momento di innalzare le sue preghiere a Dio perché conceda la grazia ai fedeli affidati alla sua cura, qui rappresentati da dodici agnelli bianchi, ovvero i dodici apostoli.
Nell'arco absidale al centro troviamo un clipeo con il Cristo benedicente, ai lati del quale, stanno i simboli alati degli evangelisti: Uomo (Matteo), Leone (Marco), Aquila (Giovanni), Toro (Luca).
Nei rinfianchi dell'arco vi sono due palme, che nella letteratura biblica sono emblema del giusto. Sotto a queste si trovano le figure degli arcangeli Michele e Gabriele, con il busto di San Matteo e di un altro santo non chiaramente identificato, di esecuzione più tarda (primo XII secolo).
Negli spazi tra le finestre sono rappresentati quattro vescovi, fondatori delle principali basiliche ravennati: Ursicino, Orso, Severo ed Ecclesio, vestiti in abito sacerdotale e recanti un libro in mano.
Ai lati dell'abside si trovano due pannelli del VII secolo: quello di sinistra, molto rimaneggiato, riproduce l'imperatore bizantino, Costantino IV (668-685), mentre conferisce i privilegi per l'autocefalia della Chiesa ravennate a Reparato, inviato dell'arcivescovo Mauro.
Nel pannello di destra sono rappresentati Abramo, Abele e Melchisedec attorno ad un altare mentre offrono un sacrificio al Signore.
La rappresentazione di Apollinare tra gli apostoli figurati è una legittimazione per Massimiano, primo arcivescovo di una diocesi direttamente collegata ai primi seguaci di Cristo, essendo Apollinare, originario di Antiochia, secondo la Tradizione della Chiesa, discepolo di San Pietro.
Restauri hanno permesso di scoprire una sinopia al di sotto dei mosaici del catino, scoprendo come il tema decorativo, già con fiori, frutta e coppe con uccelli, venne cambiato proprio in occasione della necessità di celebrare il raggiunto rango di arcidiocesi.
I ritratti degli arcivescovi ravennati, dipinti nei muri della navata centrale, in gran parte furono eseguiti durante il XVIII secolo.
fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Basilica_di_Sant'Apollinare_in_Classe
fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Basilica_di_Sant_Apollinare_in_Classe