L’Abbazia di Vallombrosa si trova nell'omonima località del comune di Reggello, in provincia di Firenze e diocesi di Fiesole. Nel novembre del 1950 papa Pio XII elevò la chiesa abbaziale alla dignità di basilica minore.
La congregazione dei Vallombrosani sorse per impulso di San Giovanni Gualberto, nato da un'illustre famiglia fiorentina, che nel 1036 si ritirò con pochi seguaci in un luogo chiamato allora Acquabella. La riforma monastica che era alla base della nuova comunità era destinata a svolgere un ruolo di primo piano nelle vicende religiose, civili e sociali del suo tempo e oltre: nella sua lotta contro la simonia che lo indusse ad inserirsi nella contesa per le investiture tra papato e impero, San Giovanni Gualberto promosse la riforma del clero convinto che la vita in comune e il ritorno a una povertà evangelica avrebbero condotto al rinnovamento della Chiesa.
Dopo un primo oratorio costruito in legno, la comunità vallombrosana poté passare a una chiesa in pietra (1058), sostituita da un edificio più ampio negli anni 1224 – 1230, mentre anche il monastero prendeva corpo e volume. Dopo una fase di grandi lavori nel corso del secolo XV, - cui si devono il chiostro grande, la sacrestia, la torre, il refettorio con la cucina - e dopo una lunga serie di incendi e ricostruzioni, è nel Seicento, con ulteriori perfezionamenti nel primo Settecento, che la chiesa assume l'aspetto omogeneo e sontuoso che possiede ancora oggi.
Nel 1713, su richiesta dei Vallombrosani, il monastero fu elevato ad Abbazia e il suo primo abate fu Giovanni Francesco Luci. Tuttavia, l'imponente patrimonio artistico accumulato nel corso dei secoli ha subito un notevole depauperamento a seguito della soppressione napoleonica dei conventi (1808) e alla demanializzazione della proprietà in epoca sabauda (1867); solo dal 1949, infatti, i Vallombrosani sono tornati a prendere possesso del monastero.
All'esterno il grande complesso mantiene ancor oggi, col suo campanile del XII secolo e la torre del XV secolo, un carattere austero di contenuta eleganza, fin dal grande piazzale antistante tenuto a giardino e circondato da alte mura cui si accede attraverso un bel cancello del 1773. La facciata del monastero si deve a Gherardo Silvani (1637) che intervenne proseguendo l'opera di Alfonso Parigi; allo stesso Silvani si deve anche la facciata della chiesa (1644) preceduta da un portico nel quale si trova una statua del santo fondatore, del primo Seicento. Gli stemmi sono quelli dei Medici e di Vallombrosa, quest'ultimo raffigurante un bastone a forma di tau.
L'interno della chiesa abbaziale
L'interno conserva la croce latina, tipica delle chiese vallombrosane, ma si presenta oggi con un'omogenea connotazione barocca che nella navata può dirsi settecentesca, a partire dalle opere che esaltano i santi vallombrosani dovute ad Agostino Veracini, Antonio Puglieschi, Niccolò Nannetti e Niccolò Lapi, per concludersi con la ricca decorazione ad affresco delle volte realizzata da Giuseppe Antonio Fabbrini nel 1779 – 1781. La "modernizzazione" dell'antica basilica abbaziale era però iniziata dalla Cappella dei Conversi, oggi Battistero, la prima a sinistra entrando, con la notevole Conversione di Saulo di Cesare Dandini (1646 - 47), per poi continuare con la Trinità di Lorenzo Lippi del 1665, sua ultima opera e con il Martirio di San Sebastiano di Alessandro Rosi dello stesso anno oggi rispettivamente agli altari del transetto sinistro e destro. All'altare maggiore infine è l’Assunta del Volterrano.
A sinistra del coro è la splendida cappella dedicata a San Giovanni Gualberto. Sul soffitto è l'affresco di Alessandro Gherardini, contornato dalla bellissima decorazione scultorea di Carlo Marcellini, e in fondo è l'altare in scagliola di Enrico Hugford sul quale è la tela di Antonio Franchi con San Giovanni Gualberto in preghiera (1699-1700). Ai lati, a destra la tela con San Giovanni Gualberto che libera un Monaco dalle fiamme del Purgatorio di Francesco Botti (1701) e a destra un'altra tela di Alessandro Gherardini con San Giovanni Gualberto e la strage di San Salvi. Davanti all'altar maggiore arde una lampada votiva il cui olio è offerto annualmente, regione dopo regione, dai Forestali italiani di cui san Giovanni Gualberto è patrono e che viene consegnato all'Abbazia con una suggestiva cerimonia il 12 luglio, anniversario della sua morte.
Pregevole è anche il coro ligneo dietro l'altar maggiore, opera di Francesco da Poggibonsi (1444 – 1446); tra i reliquiari va ricordato quello dedicato al braccio del santo fondatore, opera dell'orafo fiorentino Paolo Sogliano (1500). Altre zone di interesse particolare sono la sagrestia rinascimentale, nella quale sono esposte una tavola di Raffaellino del Garbo con San Giovanni Gualberto e altri santi (1508), e una grande pala di terracotta invetriata della bottega di Andrea della Robbia; il refettorio, con una serie di tele eseguite da Ignazio Hugford (1745); nell'antirefettorio si trovano un'altra grande pala robbiana, attribuita a Santi Buglioni, e un ciclo pittorico di Mario Francesconi, realizzato nel 1998, composto da tre trittici dedicati ai temi del Mistero, della Vita e della Morte; attraverso l'antirefettorio si passa nell'ampia cucina ornata da un camino in pietra serena del 1786.
fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Abbazia_di_Vallombrosa