Il santuario di San Francesco o eremo francescano è situato a Monteluco, a 7 chilometri da Spoleto, a 800 metri di altitudine, nei pressi di un antico bosco sacro e di alcune grotte naturali, dislocate nella boscaglia, frequentate da eremiti già in età paleocristiana.
Dopo il movimento eremitico sviluppatosi sull'esempio di Isacco, monaco siriano giunto a Spoleto sul finire del V secolo, anche i francescani trovano sul monte il luogo ideale per fondarvi una loro comunità.
Nonostante le antiche Fonti francescane e le biografie di San Francesco non riportino mai il toponimo Monteluco, secondo una tradizione ormai secolare, ripresa anche dalla moderna storiografia, Francesco di Bernardone, di passaggio a Monteluco nel 1218, ottiene in dono dai benedettini di San Giuliano una piccola cappella dedicata a santa Caterina d'Alessandria; attorno vi costruisce alcune piccole e povere cellette e le abita spesso con i suoi seguaci; fabbricate con rami di lecci, vimini, fango e calcina, costituiscono il primo nucleo del futuro ritiro francescano.
In assenza di fonti narrative e di tracce archivistiche, l'insediamento della comunità francescana all'eremo del Monteluco nel XIII secolo sembra più sostenuto dalla verosimiglianza delle vicende narrate dalla devota tradizione, che da fatti conosciuti: sicuramente l'eremitismo faceva parte integrante dell'esperienza personale di Francesco, che alternava un'intensa attività apostolica a fasi di raccoglimento in solitudine o con pochi compagni; sicuramente altri insediamenti accertati come La Verna, Greccio, Rivotorto, Le Carceri, si trovano in zone simili, zone di passaggio, al confine tra collina e montagna, tra boschi e pascoli, luoghi dove la scelta eremitica non comportava la rinuncia totale all'apostolato. Sembra inoltre che negli anni 1220/1221 Francesco, per gli occupanti dei romitori, abbia messo a punto una regola in aggiunta a quella valida per tutto l'Ordine.
1350, anno in cui Clemente VI concede a fra' Gentile da Spoleto di condurre in quattro eremi, tra cui Monteluco, la regolare osservanza francescana; ognuno di questi conventi può avere dodici Minori. Ma la congregazione finisce presto e male: giudicato poco incline alla normale disciplina ecclesiastica e troppo disponibile verso gli eretici, frate Gentile viene incarcerato nel 1355 dal cardinale Albornoz e papa Innocenzo VI revoca a tutta la comunità ogni privilegio concesso dal suo predecessore. Scarcerato e riconciliato con l'Ordine, il frate morirà qualche mese dopo a Brogliano, nel 1362.
Ci riprova Paoluccio Trinci: nel 1368 riesce ad ottenere dal Ministro provinciale dell'Umbria di vivere in regime di stretta e rigorosa osservanza della regola francescana nel convento di Brogliano, insieme ad alcuni compagni. Solo due anni dopo la concessione comprende anche il convento di Monteluco e altri nove conventi umbri, concessione approvata poi anche da Gregorio XI nel 1373.
Il cenobio di Monteluco in breve guadagna fama di devozione e santità, e diventa il prediletto fra i ventidue conventi che intanto erano cresciuti nella regola minoritica; in cerca di un devoto raccoglimento, sono frequenti e non brevi le visite di compagni e discepoli. Lo stesso Paoluccio Trinci vi trascorre lunghi periodi; qui morirà nel 1391 e il suo corpo, dopo lunghe vicissitudini, verrà solennemente consegnato al convento di Monteluco dall'arcivescovo Riccardo Fontana, in occasione del Giubileo del 2000.
Importanti ampliamenti del convento si devono a san Bernardino Albizzeschi da Siena che arriva a Monteluco nel 1430 a cercare pace e riposo. Fa costruire la chiesetta tuttora annessa, ingrandisce il convento attiguo alle primitive celle, individua e adatta altre celle nel bosco, modesti tempietti addossati agli scogli e nascosti dagli elci, ideali per il raccoglimento in preghiera.
Nel settecento anche i "padri della Riforma" provvedono ad ingrandire il convento integrando l'opera già precedentemente compiuta da san Bernardino. Con il consenso del comune vengono recintati di mura gli orti e viene ampliata la cinta del convento, fino ad inglobare un tratto di selva contigua. Nel 1853, per ospitare chierici e novizi, viene aumentata la superficie dedicata al dormitorio.
Il beato Leopoldo da Gaiche, nel 1788, sceglie il convento di Monteluco in quanto luogo modesto e solitario. Il frate intende trasformarlo in ritiro, un luogo dove, grazie all'isolamento e all'assenza di vita mondana, sia possibile ai predicatori riposare e rinnovare le proprie energie. Leopoldo scrive le regole per il ritiro, simili a quelle di altre sedi francescane, ma con attenzione particolare alla disciplina conventuale; tenta di ripristinare l'antica austerità del monte e chiede che siano eliminate le troppo frequenti visite di allegre brigate cittadine, in quanto sconvenienti tentazioni.
La popolazione spoletina, che ama frequentare l'amenissimo luogo, insorge contro questo suo proposito, ma nonostante i gravi contrasti, Leopoldo riesce nel suo intento: il giorno 2 novembre 1788 il vescovo Francesco Maria Locatelli inaugura il nuovo regime del convento e Leopoldo ne diviene il primo superiore.
Per alcuni anni la vita scorre tranquilla e serena, ma per effetto della legge 22 fiorile dell'anno VI repubblicano (1798), sulla soppressione dei conventi, il ritiro viene chiuso diventando proprietà comunale, complici le leggi napoleoniche. Il beato Leopoldo tenta di opporsi agli invasori francesi, ma è costretto ad abbandonare il convento e a dismettere l'abito. Solo nel 1814, dopo la restaurazione, potrà tornare al convento, dove morirà l'anno dopo a 83 anni. Dopo la beatificazione, avvenuta nel 1893, viene deposto nella chiesetta conventuale, sotto l'altare della cappella a lui dedicata.
Con l'occupazione napoleonica finisce l'isolamento del santuario e l'accesso torna ad essere aperto a tutti.
Nel 1866 per effetto delle leggi eversive, si scatena un'altra bufera: i frati devono di nuovo abbandonare il convento. Il Comune di Spoleto riesce a contrastare questo provvedimento, ottiene la gestione del convento e lo concede a uso gratuito a quattro padri francescani, con l'obbligo della manutenzione e soprattutto con l'obbligo di impartire l'istruzione elementare ai bambini delle frazioni vicine.
Il santuario è tuttora proprietà del comune. Fino al 1946 è stato sede di noviziato. Dal 1954 è aperto al pubblico per ritiri e incontri di spiritualità. Oltre all'attività pastorale, svolge funzione di Casa di probandato, accogliendo ogni anno circa 20 giovani che intendono mettere alla prova la loro vocazione, diventare francescani, e poi svolgere l'anno di noviziato ad Assisi.
fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Santuario_di_San_Francesco_(Monteluco)