Il Museo di Santa Croce di Umbertide, inaugurato nel 1998, si trova in piazza San Francesco. È affiancato sul lato destro dalla chiesa di San Francesco, da cui prende il nome la piazza, chiesa di impianto gotico e con portale trecentesco. Proseguendo, oltrepassato il chiostro di quest'ultima, si trova la chiesa di San Bernardino, costruita nella prima metà del Quattrocento con la funzione di oratorio. Le tre chiese e il convento costituiscono ancora oggi un unico blocco edilizio, dalle eleganti e differenti tipologie architettoniche, che si affaccia sul lato orientale della piazza.
A partire dai primi anni del Trecento, quella che oggi è la chiesa di Santa Croce, era al tempo una piccola pieve, adiacente a quella di San Francesco nel Borgo Inferiore di Fratta, che serviva probabilmente come oratorio per la Confraternita dei Disciplinati di Santa Maria. La Confraternita, di matrice laica, viene ricordata per la prima volta nel 1360 con il nome di Santa Maria e Santa Croce e, nel 1556 prese il titolo di Confraternita di Santa Croce.
La Confraternita di Santa Croce è ancora presente ad Umbertide nella prima metà del Novecento. Non ci sono notizie certe riguardo alle sue origini, ma presumibilmente si può fare riferimento ai tempi di San Francesco (1182 -1226) o immediatamente dopo, nel 1260, all'epoca in cui il laico Raniero da Fasani predicava la necessità di fare penitenza flagellandosi a sangue, partecipando in tal modo alle sofferenze del Cristo sulla croce. In questa ottica non è inverosimile pensare che, nelle parrocchie del territorio di Fratta, si siano formate compagnie di penitenti e disciplinati, le quali, col passar del tempo, hanno dato origine a vere e proprie confraternite laiche. Sembra però essere certo che, sul finire del sec. XIII o all'inizio del XIV sec., era presente a Fratta la Compagnia dei Flagellanti, come attesta un privilegio (riguardo un'indulgenza di 40 giorni) concesso dal vescovo di Gubbio, Pietro di Rosso Gabrielli, recante la data del 1337.
La mancanza di una documentazione attendibile non permette di affermare con assoluta sicurezza che dalla Compagnia dei Flagellanti si è passati alla Confraternita di Santa Maria Nuova ed infine a quella di Santa Croce, ma gli Statuti del 1567 affermano che verso il 1360 alcuni Huomini da bene della Fratta contado di Perugia si risolverno unitamente a fondare una sancta fraternità et compagnia sotto il nome prima di Santa Maria nova e poi sotto il nome et invocazione della S.ma Croce di Cristo. A Fratta, così come in molti altri posti, le confraternite non possedevano sale dove riunirsi, né avevano un cappellano atto a celebrare i riti religiosi nella chiesa del convento, chiesero perciò aiuto ai francescani e ai domenicani. La Compagnia di Santa Croce era piuttosto ricca avendo sempre beneficiato di lasciti e donazioni; gli introiti derivavano tuttavia anche dalla vendita di terreni, prodotti agricoli, grano in particolare, e affitti. Era impegnata soprattutto in attività di beneficenza attraverso l'Ospedale che gestiva, detto di Santa Croce o Ospedale di Sotto per distinguerlo da quello di Sant'Erasmo, posto invece nel Borgo Superiore e detto invece Ospedale di Sopra. Entrambi gli Ospedali nel XVI e nel XVII secolo erano della Compagnia ed erano gli unici rimasti rispetto agli otto esistenti nel Quattrocento.
L'ingresso dell'Ospedale di Sotto è ancor oggi visibile in via Soli, dove un'epigrafe tuttora esistente ne attesta la nascita nel 1514. Era un ricovero non molto grande, costituito da una cucina al pianterreno e due camere al piano superiore. Proprio a causa delle modeste dimensioni, in occasione dell'epidemia di peste che colpì la zona durante la Guerra del Granduca del 1644, i pazienti furono trasferiti nel più ampio Ospedale di Sant'Erasmo, che peraltro venne ulteriormente ingrandito per far fronte alle esigenze del momento. “Quello dello Spedaliere è il principale ufficio di questa Compagnia e i poveri forestieri sani o infermi siano ricevuti con carità e trattati bene in tutte le cose a loro necessarie”. In secondo luogo veniva l'aiuto per i poveri, ai quali era dato tutto il necessario per vivere, come pane, medicine, denaro e quanto altro potesse servire loro. La Confraternita non solo gestiva l'Ospedale ma si occupava anche della scuola pubblica del paese, ospitata in locali attigui. Sopra la scuola vi era l'abitazione del maestro, un ecclesiastico retribuito sia dal Comune, con i contributi versati dai genitori degli alunni, che dalla stessa Confraternita. Inoltre, la Confraternita contribuiva con le sue ricchezze ad aiutare il Comune, qualora si trovava ad affrontare spese ingenti, come ad esempio quelle sostenute per riparare le mura castellane al bastione sud ovest nel 1635. Per questo non era considerata solo come centro di spiritualità, ma rivestiva grande importanza anche dal punto di vista economico e sociale.
La festività più importante per la Confraternita era il 3 maggio, giorno in cui si celebrava il Ritrovamento della Vera Croce. Successivamente si aggiunsero anche altre feste quali la Presentazione della Vergine(14 novembre) e l'Esaltazione della Santa Croce (14 settembre). I membri della Confraternita avevano una particolare venerazione per la Croce e la passione di Cristo, essendo la loro chiesa ad esse dedicata. Non è improbabile pertanto che quando a Luca Signorelli venne commissionata la pala della Deposizione sia stato suggerito dalla Compagnia stessa all'artista anche il soggetto da realizzare.
La chiesa di Santa Croce, oggi sede del Museo Civico, presenta esternamente linee tardo-barocche tipiche del primo Settecento ed è lunga 23 metri e larga 11. All'interno l'unica navata è impreziosita da tre altari presenti sia nella parete di destra che di sinistra ed un elegante altare maggiore nel Presbiterio. L'aspetto odierno della chiesa è il frutto di vari interventi di ampliamento succedutisi nel corso del tempo.
Agli inizi del XVII secolo la chiesa di Santa Croce manteneva ancora l'aspetto originario di piccola pieve, in posizione arretrata rispetto alla piazza San Francesco sulla quale era affacciata.
Vi erano probabilmente due sole cappelle lungo le pareti laterali. Una si fregiava di un quadro di San Vincenzo, come sembra essere confermato da un appunto allegato ad un atto notarile del 1605 che recita così: Giuseppe Laudati, pittore perugino, dipinse il quadro di San Vincenzo in Santa Croce.
Nell'altra cappella vi era un dipinto raffigurante la Presentazione al Tempiorealizzato dal frattigiano Marino Sponta attorno al 1618, anno in cui l'artista ricevette un anticipo di otto scudi. Altri cinque scudi vennero pagati il 21 dicembre del 1620 ed infine è del 19 gennaio 1621 il versamento del saldo di nove scudi.
Tra il 1614 e il 1615 le due cappelle vennero indorate ad opera di Muzio Flori e Berardino Sermigni, anche se tuttavia già nel 1620, non ci è dato sapere per quale motivo, lo stesso Sermigni “si obbliga a rifare le due cappelle……..per scudi sei”.
In seguito, la Confraternita di Santa Croce, una delle più solide dal punto di vista economico, pensò di avviare ulteriori lavori per far trasformare la chiesa, che già in passato aveva subito interventi di ampliamento e ornamento in un luogo di culto ben più maestoso. Tra il 1632 e il 1649 circa si ebbe quindi, ad opera dell'architetto locale Filippo Fracassini, l'ultimo e definitivo ampliamento di quella che un tempo era una piccola cappella officiata dai Padri Agostiniani e già prima del 1338 dedicata al culto della Sacra Croce. Un'annotazione della Confraternita del 1637 dice che essa spese 35 baiocchi per comprare quattro polli da regalare al Cavaliere Massimo per aver concesso di occupare un piede di strada (all'incirca 36centimetri) in occasione dei suddetti lavori di ampliamento. In questa occasione venne acquistato, sempre dai frati francescani, anche il terreno dove sorgono il campanile e la sagrestia.
Il progetto finito conferì alla chiesa il suo aspetto attuale, fatta eccezione per la facciata risalente al primo Settecento.
Nel 1677 due delle cappelle vennero ornate dal maestro stuccatore Giovanni Fontana di Foligno.
Il 12 dicembre 1786 Pio VI stabilì che la parrocchia di Sant’Erasmo fosse trasferita nella chiesa di Santa Croce poiché la chiesa di Sant'Erasmo in cui fino ad allora aveva avuto sede, nel Borgo Superiore di Fratta, versava in condizioni fatiscenti. Angelelli, vescovo della diocesi di Gubbio a cui Santa Croce apparteneva, il 27 giugno 1787 dette esecuzione alle disposizioni papali. Anche gli arredi, la suppellettile e le tele conservate in sant'Erasmo vennero trasferite nella nuova parrocchia. In quest'occasione il vescovo fece rimuovere da un altare l'opera di Tommaso di Villanova per sostituirla con una raffigurante il santo antico protettore della Fratta e a cui era intitolata la parrocchia. Poiché l'immagine di Sant'Erasmo conservata nell'omonima chiesa era rovinata, la diocesi ne commissionò un'altra a proprie spese. Ancora oggi, nel museo di civico Santa Croce, è visibile questa tela, realizzata da mani ignote presumibilmente attorno al 1787 e raffigurante il martirio di Sant'Erasmo.
Nel 1998 la chiesa, dopo interventi di restauro e manutenzione, è divenuta museo civico.
fonte: https://it.wikipedia.org/wiki/Chiesa_-_museo_di_Santa_Croce